Banco Farmaceutico: in Italia aumenta la povertà sanitaria
Aumenta in Italia il numero di persone e famiglie interessate dal fenomeno della ‘povertà sanitaria’, ovvero la condizione in cui non si dispone di risorse sufficienti per acquistare quando necessario farmaci da banco come antinfiammatori, antipiretici, prodotti contro tosse o il raffreddore o per pagare il ticket, quando previsto. Per tacere, ovviamente, dell’impossibilità ad accedere a visite mediche o agli esami per accertamenti diagnostici.
Un problema, che non riguarda soltanto i poveri (in Italia, secondo i dati più recenti, sono 4.600.000, mezzo milione in più che nel 2015) ma coinvolge un numero crescente di italiani (il numero è ormai stimato in 12.000.000, ovvero il 20% del totale della popolazione), costretti a limitare o rimandare l’accesso a queste prestazioni per motivazioni di tipo economico.
Questo è il quadro della situazione sanitaria in Italia del Rapporto ‘Donare per curare: Povertà sanitaria e Donazione farmaci’, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato dall’Osservatorio Donazione farmaci di Banco Farmaceutico con il sostegno di Ibsa. Dai dati del report emergono segnali significativi, come il forte aumento (+8,3% rispetto al 2015) della richiesta di medicinali da parte dei 1.663 enti assistenziali (+1,3% rispetto allo scorso anno) sostenuti da Banco Farmaceutico, per un totale di 557.000 persone assistite, il 37% in più del 2015, con una prevalenza al Nord Ovest (33%).
Le confezioni richieste in occasione della Giornata di Raccolta del Farmaco del 13 febbraio scorso sono state pari a 944.000 unità, un risultato che ha consentito di coprire il 37,5% del fabbisogno espresso e al quale vanno in ogni caso aggiunte 1.200.000 di confezioni raccolte nei primi 8 mesi dell’anno attraverso il sistema delle donazioni aziendali. I numeri del Rapporto indicano che, dopo il calo registrato nell’anno precedente, la povertà assoluta torna a crescere, passando dal 5,7% al 6,1% delle famiglie italiane.
E la mancanza di risorse penalizza soprattutto la salute: in Italia si spendono in media € 682 annui a persona per curarsi, ma per le persone indigenti questa spesa scende ad € 123 euro. Rispetto al totale della spesa media mensile, nelle famiglie non povere si destina il 4,4% del budget domestico per curarsi, in quelle povere si scende al 2,6%. All’interno di questa spesa, le persone povere destinano € 72,60 all’anno pro capite per comprare farmaci (in media se ne spendono € 268,80).
Dunque tra gli indigenti quasi 6 euro di spesa su 10 finiscono in farmaci, contro i meno di 4 medi. Ed in tre anni la richiesta di farmaci è salita del 16%, a fronte del costante aumento degli indigenti assistiti. Gli aumenti maggiori si evidenziano al Nord Ovest (+90%) e al Centro (+84%). La crescita più significativa è tra gli stranieri (+46,7%), i maschi (+49%) e le persone sopra i 65 anni di età (+43,6%). Inoltre, per la prima volta, è presentato uno studio sulla dispensazione dei farmaci ad un campione di oltre 9.000 migranti (tra cui quasi 1.000 bambini), per comprenderne le principali patologie.
In particolare nei bambini under 11 figli di migranti le affezioni respiratorie sono le patologie più frequenti: si conferma il ruolo chiave delle condizioni sociali, economiche e abitative disagiate con l’incidenza di tali affezioni. Seguono le malattie cutanee e oculari e i disturbi gastroenterici (questi ultimi sono i più diffusi tra i 12 e i 14 anni). Il 60% delle prescrizioni di medicinali per gli immigrati adulti è costituito dai farmaci utilizzati nella terapia delle malattie croniche.
Le malattie cardiovascolari croniche e quelle endocrino metaboliche sono i principali problemi di salute degli immigrati. Dunque le condizioni di salute della popolazione migrante sembrano assomigliare a quelle della popolazione italiana. Ci sono però differenze tra i vari gruppi etnici: gli asiatici necessitano maggiormente di antidiabetici, tra gli est europei invece prevalgono gli antitrombotici.
Per quanto riguarda la raccolta del farmaco dello scorso febbraio ad essa hanno aderito 3.681 farmacie, con una crescita del 10% in tre anni, anche se nell’ultimo anno se ne sono aggiunte soltanto 16. Resta prevalente la presenza di farmacie del Nord Italia, che da sole coprono circa i 2/3 del totale degli aderenti.
Complessivamente nelle farmacie sono state raccolte circa 354.000 confezioni, in crescita nel triennio (+1,4%) ma in sostanziale pareggio rispetto allo scorso anno. Campione di raccolta è stata la Lombardia con quasi 103.000 confezioni. Come già accaduto negli scorsi anni, anche nella Giornata della raccolta del farmaco le tre categorie di farmaci più donate sono stati gli analgesici e antipiretici (33,2%), gli antinfiammatori orali (12,3%) e i preparati per tosse e raffreddore (6,8%).
Il raccolto generato dalla raccolta permette di coprire il 37,5% del fabbisogno degli enti convenzionati, in leggera diminuzione rispetto al 40% dello scorso anno. Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus, ha ribadito: “La povertà sanitaria, in Italia, pare nella sua fase più drammatica. E avere conoscenza della portata precisa del fenomeno ci aiuta a svolgere il nostro compito adeguatamente. Qualsiasi gesto di carità, per essere davvero tale, deve partire dalla conoscenza del bisogno specifico. L’alternativa è un buonismo che induce anche allo spreco appunto”.