Papa Francesco ai neo cardinali: Gesù ama i crocicchi

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Sabato 19 novembre papa Francesco ha creato 19 nuovi cardinali ad andare nella pianure della vita, dove ci sono le divisioni, le inimicizie, l’indifferenza, la violenza. Per essere misericordiosi come il Padre, che non ha nemici ma solo figli perché ci ama di un amore paterno-materno, viscerale, predicando il passo evangelico di san Luca:

“La chiamata degli Apostoli è accompagnata da questo ‘mettersi in cammino’ verso la pianura, verso l’incontro con una moltitudine che, come dice il testo del Vangelo, era ‘tormentata’. L’elezione, invece di mantenerli in alto sulla montagna, sulla cima, li conduce al cuore della folla, li pone in mezzo ai suoi tormenti, sul piano della loro vita.

In questo modo il Signore rivela a loro e a noi che la vera vetta si raggiunge nella pianura, e la pianura ci ricorda che la vetta si trova in uno sguardo e specialmente in una chiamata: ‘Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso’”. Quindi ha indicato alcune esortazioni per vivere la propria vocazione nella concretezza:

“Un invito accompagnato da quattro imperativi, potremmo dire da quattro esortazioni che il Signore rivolge loro per plasmare la loro vocazione nella concretezza, nella quotidianità dell’esistenza. Sono quattro azioni che daranno forma, daranno carne e renderanno tangibile il cammino del discepolo. Potremmo dire che sono quattro tappe della mistagogia della misericordia: amate, fate il bene, benedite e pregate.

Penso che su questi aspetti tutti possiamo concordare e che ci risultino anche ragionevoli. Sono quattro azioni che facilmente realizziamo con i nostri amici, con le persone più o meno vicine, vicine nell’affetto, nei gusti, nelle abitudini”. Le quattro azioni sottolineate da Gesù per gli apostoli sono l’essenza del Vangelo:

“Ci troviamo di fronte a una delle caratteristiche più proprie del messaggio di Gesù, lì dove si nasconde la sua forza e il suo segreto; da lì proviene la sorgente della nostra gioia, la potenza della nostra missione e l’annuncio della Buona Notizia. Il nemico è qualcuno che devo amare. Nel cuore di Dio non ci sono nemici, Dio ha solo figli.

Noi innalziamo muri, costruiamo barriere e classifichiamo le persone. Dio ha figli e non precisamente per toglierseli di torno. L’amore di Dio ha il sapore della fedeltà verso le persone, perché è un amore viscerale, un amore materno/paterno che non le lascia nell’abbandono, anche quando hanno sbagliato. Il Nostro Padre non aspetta ad amare il mondo quando saremo buoni, non aspetta ad amarci quando saremo meno ingiusti o perfetti; ci ama perché ha scelto di amarci, ci ama perché ci ha dato lo statuto di figli”.

Poi ha detto che i cardinali devono essere nel mondo e superare l’ottica della categoria del ‘nemico’: “Ci capita di attraversare un tempo in cui risorgono epidemicamente, nelle nostre società, la polarizzazione e l’esclusione come unico modo possibile per risolvere i conflitti.

Vediamo, ad esempio, come rapidamente chi sta accanto a noi non solo possiede lo status di sconosciuto o di immigrante o di rifugiato, ma diventa una minaccia, acquista lo status di nemico. Nemico perché viene da una terra lontana o perché ha altre usanze. Nemico per il colore della sua pelle, per la sua lingua o la sua condizione sociale, nemico perché pensa in maniera diversa e anche perché ha un’altra fede.

Nemico per… E, senza che ce ne rendiamo conto, questa logica si installa nel nostro modo di vivere, di agire e di procedere. Quindi, tutto e tutti cominciano ad avere sapore di inimicizia. Poco a poco le differenze si trasformano in sintomi di ostilità, minaccia e violenza”. Infine ha ribadito che Gesù ama i ‘crocicchi’ della vita: “Gesù continua a chiamarci e ad inviarci nella ‘pianura’ dei nostri popoli, continua a invitarci a spendere la nostra vita sostenendo la speranza della nostra gente, come segni di riconciliazione.

Come Chiesa, continuiamo ad essere invitati ad aprire i nostri occhi per guardare le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità, privati nella loro dignità. Caro fratello neo Cardinale, il cammino verso il cielo inizia nella pianura, nella quotidianità della vita spezzata e condivisa, di una vita spesa e donata.

Nel dono quotidiano e silenzioso di ciò che siamo. La nostra vetta è questa qualità dell’amore; la nostra meta e aspirazione è cercare nella pianura della vita, insieme al Popolo di Dio, di trasformarci in persone capaci di perdono e di riconciliazione”. Mons. Mario Zenari, in qualità di primo cardinale creato, ha rivolto un saluto al papa:

“La Chiesa si è sentita più volte invitata dalla Santità Vostra a essere ‘Chiesa in uscita’, ad andare nelle più disparate periferie esistenziali, a portare con coraggio in tutti gli angoli della terra la luce della Fede (Lumen Fidei), il lieto annuncio del Vangelo (Evangelii gaudium); a proclamare e testimoniare la gioia dell’amore famigliare, unitamente al balsamo della misericordia (Amoris laetitia), a far risuonare il cantico delle creature (Laudato si) e a camminare sulla strada del dialogo ecumenico e interreligioso…

E’ Ia Chiesa ‘Buon Samaritano’, ricorda ancora Vostra Santità, che si china sull’uomo d’oggi, spesso ‘malcapitato’ e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada, ferito nel corpo e nello spirito, chiamata a curare e a versare sulle sue ferite l’ ‘olio e vino’ della divina compassione”.

Don Ernest Simoni è stato l’ultimo a salire all’altare per ricevere lo zucchetto, l’anello e la berretta cardinalizia, che ha cercato di non farsi baciare la mano dal papa. Al termine della celebrazione papa Francesco ha invitato i neo cardinali al monastero ‘Mater Ecclesiae’, nei Giardini vaticani, per incontrare il Papa emerito, Benedetto XVI, che ha guidato la preghiera e impartito la benedizione.

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