La Chiesa europea annuncia la gioia del Vangelo
Nella Chiesa cattolica, fedeli di rito latino e fedeli delle chiese orientali cattoliche, sono sempre a casa ovunque si trovino sul continente Europeo. Sono tutti figli di un’unica Chiesa e insieme annunciano la gioia del vangelo di Cristo.
E’ con questa forte consapevolezza di appartenere a un’unica Chiesa Universale e di condividere la medesima missione evangelizzatrice, che si è concluso l’incontro dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche in Europa riuniti nell’anno della misericordia a Fatima insieme a rappresentanti di alcune Conferenze episcopali di Paesi occidentali (Francia, Germania, Italia e Portogallo) sul tema de La cura pastorale dei fedeli delle chiese orientali cattoliche nei Paesi dell’Europa occidentale.
Nel messaggio conclusivo i vescovi hanno sottolineato che le migrazioni obbligano l’Europa ad un pensiero aperto: “L’odierno fenomeno migratorio, quindi, rappresenta un’opportunità per la Chiesa, perché apre al dono dell’accoglienza, come ci ricorda Papa Francesco. E così viviamo ciò in cui crediamo, cioè, che la Chiesa non è una realtà ripiegata su se stessa bensì permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunciare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce: a raccogliere tutto e tutti in Cristo; a essere per tutti ‘sacramento inseparabile di unità’.
Infatti, la mobilità dei nostri fedeli favorisce la cultura dell’incontro e testimonia un’unità spirituale vissuta in Europa… Siamo particolarmente attenti alle famiglie che sono divise a causa delle migrazioni per ribadire la bellezza della famiglia e quanto essa sia fondamentale per l´umanità. Siamo vicini alle persone più vulnerabili e isolate perché non diventino preda di reti di traffico di esseri umani.
Ci impegniamo a promuovere con entusiasmo la trasmissione della fede ai giovani e ai bambini, certi che essa è una dono indispensabile per la pienezza della vita”. Ed hanno ribadito l’impegno delle chiese europee alla causa della pace, soprattutto in Ucraina e nel Medio Oriente: “In questo momento storico siamo vicini a quanti soffrono gravemente a causa della violenza e della guerra che continua a turbare tanti popoli, in particolare l’Ucraina e il Medio Oriente. Il Santo Padre Francesco ci insegna che le parole della pace sono perdono, dialogo, riconciliazione, perché senza la conversione del cuore non c’è la pace.
Perciò vogliamo essere operatori di riconciliazione e di pace, impegnandoci a ricostruire l’armonia là dove si è spezzata. Seguendo l’eroico esempio dei pastorelli di Fatima, vogliamo continuare a pregare e a far penitenza per invocare da Cristo il dono della sua pace, senza mai stancarci, auspicando una pace non disgiunta dai doveri della giustizia, alimentata dal sacrificio, dalla carità, dalla misericordia”.
Infatti, in apertura dell’incontro, il patriarca di Lisbona, card. Manuel Clemente, ha voluto ricordare le Chiese perseguitate: “Oggi, se le vostre chiese possono godere i frutti della libertà ritrovata, abbiamo anche il dovere di ricordare le Chiese che ancora oggi sono perseguitate, specialmente nel Medio Oriente. Mi sia quindi permesso di testimoniare la vicinanza di tutto l’episcopato portoghese alle Chiesa nel Medio Oriente: non vi dimentichiamo. Il vostro martirio incombe su noi! Possa il Consolatore farvi sentire la Sua presenza”.
Soffermandosi poi sul tema dell’incontro ‘La cura pastorale dei migranti cattolici orientali nei Paesi occidentali’, il Patriarca lusitano ha ricordato come il fenomeno migratorio di migliaia di fedeli cristiani che ha accompagnato il crollo della cortina di ferro, ha contribuito non solo a una migliore conoscenza della ‘cattolicità’ della Chiesa ma anche a rinnovarla. Dal canto suo, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha voluto ricordare il motivo e il significato che assume l’incontro a due passi del Mosteiro dos Jerónimos, in cui nel 2007 con il Trattato di Lisbona ‘l’Europa di oggi è stata fondata’:
“Siamo qui come Chiese Orientali Cattoliche in Europa perché anche noi abbiamo a cuore il futuro e l’identità di questo continente, e vogliamo camminare insieme ai Vescovi della Chiesa Latina per manifestare la comunione e la bellezza dell’essere tutti parte della Chiesa Universale, che accoglie in sé una varietà di espressioni e tradizioni”.
La sessione di apertura si è conclusa con i saluti di Sua Beatitudine il Patriarca Gregorios III Laham di Antiochia dei Greco Melchiti e di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halych. Il primo ha ricordato come i cristiani in Siria stanno vivendo una lunga via crucis che ha portato a uno ‘tsunami di emigrati’ con la conseguente drastica diminuzione dei cristiani nel Paese.
Ma accanto alle tante sofferenze che i siriani stanno vivendo, il Patriarca greco-melchita ha mostrato come questo tempo di prova sia anche connotato da una grande diaconia (servizio caritatevole) tra gli stessi cristiani, da un migliore e più intenso rapporto tra popolo e gerarchia ecclesiale, e da un ecumenismo di vita che supera le divisioni ecclesiali. Dal canto suo, l’arcivescovo ucraino, mons. Sviatoslav Shevchuk, ha detto di vedere in questo ‘pellegrinaggio’ un’occasione per riflettere su “come essere padri e pastori per i nostri immigrati che vivono in altri paesi d’Europa”.