Fondazione Migrantes: aumentano gli italiani all’estero

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Nelle scorse settimane a Roma è stata presentata l’XI edizione del ‘Rapporto Italiani nel Mondo’, realizzato dalla Fondazione Migrantes, a cui hanno collaborato 60 autori, dall’Italia e dall’estero, per un totale di 51 diversi saggi, come si legge nella copertina di presentazione:

“L’idea da maturare è il passaggio a una nuova civilizzazione in cui il meticciato non significa tradire la propria origine, ma arricchirsi delle opportunità date dal mondo e dalle innumerevoli culture che lo abitano. Con questo pensiero è possibile sia vivere ovunque re-stando se stessi e mantenendo la propria identità, sia partecipare alla cittadinanza del mondo, al cosmopolitismo. Una partecipazione che coinvolge e non discrimina, guidata dalla solidarietà e dal rispetto reciproco, dove il dialogo e la interrelazione tra le persone diventa l’unico codice di comprensione al fine di un interesse comune”.

Dal rapporto emerge che in dieci anni, dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9% passando da poco più di 3.000.000 di iscritti all’AIRE ad oltre 4.800.000. Infatti al 1° gennaio 2016 sono 4.811.163 i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). L’aumento, in valore assoluto, rispetto al 2015 è di 174.516 iscrizioni (+3,8% di crescita); la maggior parte delle iscrizioni sono per espatrio (oltre 2.500.000) e per nascita (1.888.223).

Il rapporto sottolinea che pur restando primaria l’origine meridionale dei flussi, si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord dell’Italia: “Ciò consegue dal fatto che, negli ultimi anni, pur restando la Sicilia con 730.189 residenti la prima regione di origine degli italiani residenti all’estero seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Calabria, il confronto tra i dati degli ultimi anni, pone in evidenza una marcata dinamicità delle regioni settentrionali, in particolare della Lombardia e del Veneto”.

Secondo il rapporto nel 2015 hanno trasferito la loro residenza all’estero per espatrio 107.529; rispetto al 2014 si registrano 6.232 partenze in più (+6,2% di crescita). Il 69,2% (quasi 75.000 italiani) si è trasferito in Europa, che si conferma essere l’area continentale maggiormente presa in considerazione dai trasferimenti degli italiani che vanno oltre confine: la Lombardia, con 20.088 partenze, è la prima regione in valore assoluto seguita dal Veneto (10.374), dalla Sicilia (9.823), dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna (7.644).

Invece la Germania (16.568) è stata la meta preferita dagli italiani andati oltre-confine: a seguire, con una minima differenza, il Regno Unito (16.503) e poi, più distaccate la Svizzera (11.441) e la Francia (10.728). Infine su 107.529 espatriati nello scorso anno, i maschi sono oltre 60.000 (56,1%); quindi l’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni è la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%); i minori sono il 20,7% (di cui 13.807 hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni).

Analizzando i dati del rapporto il presidente della fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, ha sottolineato un dato allarmante ma molto significativo: “L’Europa tutta, e quella Unita in particolare, costruita con passione e intelligenza politica e per la quale tanto si è lavorato, si sta frantumando sulla solidarietà e dimostra che il cammino di Unione realizzato in questi anni aveva a fondamento prioritariamente l’economia e non la giustizia sociale.

Ritornano gli individualismi, i nazionalismi; ritorna la paura dell’incontro: dimostrazioni di un’Europa che non riesce a fare un passo in avanti in termini di umanità e civiltà. E i poveri, i migranti rischiano di essere le prime vittime di queste nuove chiusure, più che le cause… Dal Rapporto Italiani nel Mondo ogni anno nascono studi puntuali.

Da quello dello scorso anno è nata una ricerca che ha avuto un seguito inaspettato. Giovani italiani in Australia… Il caso australiano ha permesso alla stessa Australia di leggere meglio gli arrivi degli italiani di oggi e la riflessione con i ricercatori italiani ha avviato un dialogo operativo per trovare modalità di vita e di lavoro più utili e più sostenibili sia per lo Stato italiano che per i migranti italiani, soprattutto per i giovani, ci dice la ricerca, che non si riconoscono per nulla migranti, ma viaggiatori”.

Il segretario generale del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), Michele Schiavone, ha sottolineato: “L’emigrazione è sempre stata un tratto caratterizzante della struttura sociale, economica e culturale del nostro Paese, che ha costruito la propria storia sui percorsi di vita di milioni di cittadini, che hanno popolato e colorato di italianità il mondo intero e che oggi è confrontato con l’aspetto contrario del fenomeno, ovvero l’immigrazione di milioni di cittadini in fuga dai paesi d’origine.

La recente commemorazione della giornata della memoria, che ha riacceso i riflettori su Lampedusa diventata una meta simbolo dei viaggi della speranza, richiama i governi del vecchio continente a trovare soluzioni adeguate per rispondere ai tristi scenari dell’indifferenza e degli egoismi che spingono i paesi più avanzati a erigere i vergognosi muri dei ‘prima noi’ contro i frontalieri italiani, come è successo alcune settimane fa in Svizzera, la settimana scorsa in Ungheria e in primavera nel Regno Unito con il voto della Brexit”.

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