Il presidente Mattarella: De Gasperi e la forza di sperare politicamente

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La figura del grande statista, Alcide De Gasperi, che ha speso tutte le sue energie per la ‘buona’ politica è stata ricordata dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in occasione della ‘Lectio Degasperiana’, organizzata dalla Fondazione trentina ‘Alcide De Gasperi’.

Secondo il Presidente della Repubblica è stato grazie a De Gasperi che l’Italia si è risollevata dopo il periodo del Fascismo: egli volle che la voce del popolo fosse ascoltata con il Referendum del 2 giugno 1946: “Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1946, ad annuncio avvenuto della Cassazione sui risultati del Referendum istituzionale, il leader trentino convocò il Consiglio dei Ministri e, sostenuto anche dalle sinistre, ruppe gli indugi, assumendo, secondo la legge, la responsabilità delle funzioni di Capo dello Stato così come previsto dal decreto luogotenenziale del marzo precedente, che faceva parte della cosiddetta Costituzione provvisoria. Iniziava così la ‘Presidenza breve’ di De Gasperi”.

De Gasperi spese tutte le energie per ridare un assetto politico ed istituzionale all’Italia, soprattutto lavorando sul piano internazionale. Seppe affrontare con diplomazia, fermezza e coraggio le giuste misure per una politica di progresso che avviò le grandi riforme. Lavorò anche sulle autonomie che sono preziose per il Paese:

“Furono i cittadini a scegliere la forma di Stato con il referendum, ad eleggere i membri dell’Assemblea costituente, a determinare la formazione dei governi. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la visione da statista di Alcide De Gasperi che, più delle difficoltà materiali, temeva quelle morali e spirituali di un popolo oppresso, economicamente e socialmente prostrato, dalla sofferta esperienza democratica.

Sotto la guida dello statista trentino è stata garantita la continuità dello Stato italiano, sancendo contemporaneamente la discontinuità rispetto alla monarchia e al regime fascista e poggiando la nuova costruzione democratica su basi diverse da quelle incerte ereditate dallo Stato liberale. Abbiamo resistito, in Italia allora, a difesa dell’unità di un Paese che era uscito sconfitto dalla guerra. Si pensi che le popolazioni di Trieste e Bolzano non poterono prendere parte al referendum”.

Il presidente Mattarella ha sottolineato la sua ‘passione’ politica come servizio alla comunità, cosa rara anche per quei tempi: “La politica non era per lui una passione solitaria, ma un’alta e generosa professione di servizio alla comunità. Qualsiasi fosse la sua dimensione e la sua consistenza, (la minoranza italiana ai confini dell’Impero, le vaste popolazioni del Regno d’Italia o il popolo di cittadini di una nuova Repubblica europea) De Gasperi sapeva come rappresentare l’autentico spirito del popolo.

Aveva consapevole timore della meschinità umana, ma un più grande convincimento della forza che poteva svilupparsi dalla solidarietà tra cittadini liberi. La lotta alla miseria non gli appariva la conclusione di un ragionamento ideologico, ma la premessa per vivere una vita dignitosa, condizione per una vera cittadinanza”. De Gasperi amava la libertà, come diceva lui stesso: ‘gli esseri umani agiscono come liberi e non come schiavi. Su tale principio si basava il suo impegno politico:

“La libertà era la cifra del suo impegno politico. Il primo elemento di una coscienza democratica diffusa è dunque ‘il senso della dignità della persona umana’, il cui frutto maturo è ‘l’uguaglianza di fronte alla legge e nell’organizzazione politica’. Come è noto, dava grande importanza alla politica estera e se ne occupò direttamente, riconoscendo alla diplomazia una funzione essenziale per la tutela dei diversi popoli, ma, prima di ogni accordo tra governi, metteva la concretezza dei bisogni umani.

Tutti gli studiosi riconoscono oggi l’importanza delle riforme realizzate o anche soltanto impostate dai governi degasperiani. Si sono riconosciute le aspirazioni all’autonomia di singole Regioni”. E’, quindi, grazie alla visione ed al coraggio di Alcide De Gasperi che l’Italia ha assunto l’identità attuale e si può riconoscere Padre della Repubblica Italiana e Fondatore, insieme a Schuman ed Adenauer, dell’Unione Europea:

“Il suo non fu soltanto l’europeismo di chi cercava una sponda politica e commerciale internazionale, non fu un universalismo da vecchia Società delle Nazioni: esso aveva invece radici culturali e politiche molto profonde, che divennero la preoccupazione centrale degli ultimi anni della sua vita, tra il 1950 e il 1954, anni talvolta anche ingrati, quando affrontò momenti difficili. De Gasperi aveva vissuto la crisi dei grandi imperi.

Come altri grandi leader del Novecento aveva avvertito la stagione dei totalitarismi, non soltanto come una sconfitta politica, ma anche come una crisi di civiltà. Conosceva perfettamente il gioco politico tra le nazioni e, sull’esperienza del dopo primo dopoguerra, non si illudeva che, senza un impegno stringente, sarebbe automaticamente prevalsa la logica della pace e della cooperazione tra i popoli…

De Gasperi intuiva che l’Europa non era una prospettiva da tempi ordinari, ma per tempi straordinari, e per leader autentici, e che, se si fosse lasciato passare troppo tempo, l’assestarsi del quadro economico internazionale e lo stesso venir meno della fase più dura della guerra tra i blocchi, avrebbe potuto sospingere le nazioni europee nelle braccia di politiche nazionaliste ed egoiste.

Guerra e violenza dovevano, nella sua visione, essere bandite dall’Europa, ferma restando la rigorosa, incondizionata e ferma opposizione ad ogni totalitarismo nemico del genere umano”. Quindi secondo il presidente Mattarella: “Le preoccupazioni e le esortazioni del grande statista restano valide anche oggi, particolarmente riguardo all’Europa. L’unità europea, in un certo senso, è sempre un’impresa in salita, dove alle difficoltà e alle visioni anguste si devono contrapporre fattori ideali e politici.

Senza una memoria condivisa sulla storia dell’Europa moderna, continente straordinario per innovazioni di ogni genere, ma anche in preda a forti tensioni, non sarà possibile cogliere il valore politico di una unione che va molto al di là delle convenienze minute e particolari. La matrice umanistica dell’Europa non è soltanto di tipo estetico e letterario, ma civile: l’Europa moderna ha nel cuore un’idea fattiva e attiva del bene e del progresso economico e sociale e premia l’accordo tra la concretezza dei bisogni e il riconoscimento di sempre nuovi diritti”.

De Gasperi poté realizzare questa nuova visione politica,perché le sue idee affondavano nell’ ‘umanesimo integrale’ del filosofo francese Maritain: “Le sue radici affondavano nel movimento cattolico e aveva compreso che soltanto nella libertà e nella democrazia l’ispirazione cristiana avrebbe potuto esprimere fino in fondo il proprio potenziale, ma conosceva anche l’impreparazione dei cattolici e talune resistenze nella Chiesa.

Alla figlia Lucia, religiosa dell’Assunzione, che gli chiedeva un parere su un filosofo reazionario del XIX secolo, Donoso Cortès, che prospettava la ‘catastrofe apocalittica della civiltà moderna’, il 21 settembre 1948 rispose ‘che egli era apocalittico e pessimista e dava troppo poca importanza alla democrazia come metodo politico-parlamentare mentre per spingere i cattolici alla battaglia bisogna(va) avere fede nel sistema (democratico) ed essere ottimisti’.

Queste parole di De Gasperi contribuiscono a spiegare anche come il suo rifiuto del proposito di bandire dalla politica la dimensione spirituale costituisse la base della sua autentica laicità, del suo senso della laicità della politica, manifestata in tanti passaggi significativi della sua esperienza”.

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