Papa Francesco e il perdono agli omosessuali
Un volo di ritorno movimentato quello che ha accompagnato il Santo Padre in Vaticano. Incalzato dalle domande dei giornalisti, il Pontefice si è intrattenuto per circa un’ora, rispondendo a tematiche legate alla fuoriuscita dell’Inghilterra dall’Europa, a Lutero, al diaconato femminile e agli omosessuali.
Non c’è da stupirsi se proprio in riferimento ai ‘gay’, le dichiarazioni di Papa Francesco saranno oggetto di strumentalizzazioni o fraintendimenti mediatici. Dichiara il Successore di Pietro: “L’ho detto nel mio primo viaggio e lo ripeto, anzi ripeto il Catechismo della Chiesa cattolica: i gay non vanno discriminati, devono essere rispettati, accompagnati pastoralmente.
Si può condannare qualche manifestazione offensiva per gli altri. Ma il problema è che con una persona di quella condizione, che ha buona volontà, che cerca Dio, chi siamo noi per giudicare?”.
Come per le precedenti affermazioni, anche quest’ultime saranno destinate a scaldare gli animi, in un clima già arroventato a seguito della recente normativa che interessa le unioni civili. Il Vicario di Cristo, però, non entra nel merito politico e civile della questione; prende atto delle individualità degli omosessuali, del loro travaglio interiore, se coinciso con una sincera fede in Cristo e nella Chiesa.
In merito a quanto detto dal Card. Reinhard Marx che in un convegno internazionale a Dublino ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa alla comunità gay, aggiunge il Primate: “Io credo che la Chiesa non solo deve chiedere scusa ai gay, ma deve chiedere perdono anche ai poveri, alle donne stuprate, ai bambini sfruttati nel lavoro, deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi. I cristiani devono chiedere perdono per aver accompagnato tante scelte sbagliate”.
Una presa di posizione netta e chiara, che pone Papa Bergoglio sulla scia di suoi illustri predecessori, san Giovanni Paolo II su tutti, capaci di fare un ‘mea culpa’ in quanto a vertice della struttura ecclesiale, invitando il gregge a fare di conseguenza. La presa di coscienza per gli errori del passato è una pratica di riconciliazione con il presente. Se anche i più intransigenti di altre confessioni religiose, seguissero l’esempio del Vicario di Cristo, invitando alle scuse, esortando al perdono senza fomentare il ‘negazionismo storico’, i rapporti di pace e integrazione sarebbero più longevi e duraturi.