Approfondendo ‘Amoris laetitia’ (4). Il discernimento
Papa Francesco, attraverso una lunga citazione tratta dalla ‘Summa Teologica’ di Tommaso d’Aquino, motiva la volontà di non ricorrere ad una nuova disciplina canonica, per coloro che si trovano in situazioni irregolari, perché “è meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno ad una legge o ad una norma generale” (n. 304).
La corrispondenza o meno ad una norma canonica non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano. Ecco perché, nel caso di “coppie irregolari”, il pontefice, più che privilegiare la via canonica, ha preferito la via pastorale.
Detto in altri termini, Francesco invita la Chiesa a fare discernimento. Non è Vangelo giudicare se la vita di una persona corrisponda a ciò che una legge esige, ma è Vangelo valutare la vita di una persona per comprendere “quali sono le stradi possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti” (n. 305).
Per il Papa, “ credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio. Ricordiamo che un piccolo passo, in mezzo a tanti limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà” (n. 305).
Discernere situazioni difficili, complesse, irregolari, non significa che la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale del matrimonio, ma significa “una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alle fragilità” (n. 308). La Chiesa, in nome di una norma, non può e non deve permettersi di rinunciare a discernere. Occorre imparare ad avere lo sguardo di Dio che ha uno sguardo diverso dagli uomini.
Questo, d’altronde, è il discernimento: avere lo stesso sguardo di Dio su ogni persona. Dio, anche quando una persona oggettivamente sbaglia, vede un suo figlio, una sua figlia. Egli che è Padre non riesce – e non può – ad andare oltre il suo sguardo di Padre. Dio che è amore non riesce e non può andare oltre l’amore.
Il discernimento che la Chiesa è chiamata ad attuare permette di vedere ciò che Dio stesso vede nella vita di una persona, nella vita di una coppia ed esso deve attuarsi gradualmente, lentamente. Questa probabilmente è la novità più particolare di tutta l’esortazione. Papa Francesco restituisce alla Chiesa uno dei suoi compiti fondamentali come è il discernimento.
Si tratta di una restituzione perché, come fa intendere lo stesso pontefice da una lettura complessiva di tutto il capitolo ottavo, molto spesso si è proclamata una verità o si è compiuta una giustizia senza misericordia. “A volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all’amore incondizionato di Dio.
Poniamo, scrive il papa, tante condizioni alla misericordia che la svuotiamo di senso concreto e di significato reale, e questo è il modo peggiore di annacquare il Vangelo. E’ vero, per esempio che la misericordia non esclude la giustizia e la verità, ma anzitutto dobbiamo dire che la misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio” (n. 311).
(segue)