Australia: nato il nuovo Centro Nazionale per l’Evangelizzazione

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Tappa fondamentale per un territorio che per storia e cultura si fonda sul pluralismo, sulla laicità dello Stato e su una struttura economica tipica dei Paesi postmoderni. Come preannunciato dall’Ufficio Comunicazioni della Conferenza episcopale australiana, i Vescovi locali hanno istituito un nuovo ‘Centro Nazionale per l’Evangelizzazione’.

L’Arcivescovo Mark Coleridge, nonché presidente della Commissione episcopale per l’Evangelizzazione, ha dichiarato: “Stiamo cercando di dare una nuova configurazione, tenendo presente la priorità di sviluppare ulteriormente il lavoro fin qui svolto”. Nel 1959 fu fondato il Catholic Enquiry Centre, l’ufficio per la promozione della fede in Australia per “tutti coloro che desideravano conoscere e comprendere la fede cattolica attraverso la promozione di corsi e attività, mirati a portare il Vangelo ai non credenti”.

La sua storia e i risultati ottenuti saranno salvaguardati e tutelati all’interno del nascente Centro. L’Australia è un Paese democratico, laico, plurale e in cui le spinte economiche riducono l’avvicinamento agli aspetti spirituali. In tale contesto, l’influenza della Chiesa si sta indebolendo. Ecco perché, grazie al nuovo Centro di Evangelizzazione, sulla scorta di una Chiesa in Uscita, come suggerisce Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, i cristiani sono chiamati ad evangelizzare con nuovo ardore, nuovi metodi e nuove espressioni.

Continua Coleridge : “la Chiesa cattolica entra più profondamente e deliberatamente nel cammino sinodale che Papa Francesco ha avviato con i due Sinodi sul matrimonio e sulla famiglia”, il quale conclude con una precisazione, “Il nuovo Centro contribuirà anche a colmare il divario tra i mezzi tradizionali di comunicazione e le nuove opportunità offerte dai media digitali”.

Dai dati degli ultimi censimenti, in suolo australiano, il 25,3% dei cattolici sono immigrati, il 21,6% figli di immigrati, e il 52,2% sono nati in Australia. Il dato di fatto che emerge è che gli immigrati frequentano molto di più la chiesa, anche se, di generazione in generazione, il numero dei praticanti è andato diminuendo.

Ecco che la Conferenza dei Vescovi, sulla scorta di tali dati, sta procedendo verso una fase riflessiva che possa approfondire le dinamiche sociologiche del fenomeno e cercare di far attecchire la ‘Buona Novella’ tra i più refrattari. Ciò che è più preoccupante in merito alla Chiesa australiana è che l’abbandono sembra avvenire in modo indiscriminato. Anche i figli di famiglie cattoliche praticanti hanno abbandonato la Chiesa, ‘nonostante la testimonianza dei loro genitori e la buona educazione cattolica che hanno ricevuto’.

La missione di una “Chiesa che spalanca le porte alle genti” sta proprio in questo: seguire i dettami del Concilio Vaticano II è riscoprire la sua impronta evangelizzatrice, alla sequela di Gesù. Il fine ultimo – come ricorda il Santo Padre – non è espansionistico bensì predisposto “alla rivelazione dell’amore di Dio e alla realizzazione del piano di Dio per il mondo”.

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