Corpus Domini
Gesù, alla vigilia della sua morte, non ha lasciato, come sua memoria, una reliquia di sé e neppure un messaggio da annunziare dopo l’Ascensione. Ai suoi discepoli e tramite loro ha affidato all’intera umanità il memoriale della sua presenza. Egli, infatti, ha consegnato il suo Corpo dato e il suo Sangue versato nei santi simboli del convito pasquale.
L’antica pasqua ebraica ricordava e celebrava l’opera della liberazione, il patto dell’alleanza, il cammino nel deserto, l’ingresso nella terra promessa, eventi tutti che troveranno il loro senso compiuto e la pienezza definitiva nella nuova Pasqua di Gesù attraverso il sacrificio della sua morte e risurrezione. Gesù sostituisce se stesso come contenuto e come ragione della Pasqua nell’ultima Cena. Ormai Egli è l’Agnello pasquale che si deve consumare e il Sangue che sancisce l’Alleanza è il suo sangue che sta per versare.
Nella celebrazione della Divina Eucaristia, la transustanziazione conferma il realismo di questa sublime identità: in virtù dello Spirito Santo, il pane e il vino sono trasfigurati in Corpo e Sangue di Cristo e in essa Gesù ci offre il suo sacrificio. Il Prefazi lo canta mirabilmente: “Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te, Padre, si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare, l’offerta in sua memoria”. Un altro Prefazio prega così: “Nell’ultima cena con i suoi apostoli egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della salvezza mediante la croce e si offrì a te, agnello e sacrificio a te gradito”. Senza passione non c’è risurrezione, redenzione e grazia.
L’eucaristia non è il ricordo del Corpo morto di Gesù, ma il sacramento dell’Agape, del vero Amore totale. Non è possibile risorgere con Cristo se non passando per la sua stessa via. Nel sacrificio della croce è creato l’uomo nuovo per la risurrezione secondo lo Spirito. La partecipazione all’Eucaristia ci lega al Cristo crocifisso per assimilarci al Cristo glorioso. Non c’è una strada diversa per risorgere a vita nuova. Mangiando il Corpo donato e bevendo il Sangue versato nei simboli del pane e del vino, prendiamo parte alla Passione-Risurrezione nella forma del Convito eucaristico che fonda l’unità di vita teandrica.
Cristo, come Cibo di vita, ci accompagna e ci sostiene nel faticoso cammino dell’esistenza e, come fu per Israele, ci conduce fuori dalla condizione d’esilio servile operando quotidianamente i prodigi dell’amore misericordioso del Padre.
E’ dalla croce gloriosa di Cristo che viene l’Eucaristia perché sia creata la Chiesa. Senza l’Eucaristia Cristo c’è sempre: non ci sarebbe la Chiesa! La Chiesa è l’umanità che entra a far parte della Passione e Morte del Signore. Il sacrificio di Cristo non è il suo corpo morto, ma l’Amore con cui si consegna al Padre e a lui si affida. Gesù risorto è il frutto di quel sacrificio sulla croce: è solo questo l’amore che salva!
Celebrando la santa Cena, prendiamo parte al Corpo e al Sangue di Gesù come suo popolo, come sua Chiesa, come famiglia di Dio. Nell’unico Pane spezzato, la nostra moltitudine è unificata in un solo corpo generando la fraternità della Chiesa. Senza fraternità il Cristo è diviso, è quasi frantumato e soppresso. Niente è tanto contrario all’Eucaristia quanto la celebrazione di contestazione e di ribellione, niente è di più sacrilego quanto la comunione a quel Cibo che ci lascia chiusi nel nostro egoismo inerte e dannoso che divide, umilia e distrugge.
La Chiesa è sacramento di Cristo nella misura in cui vive la carità, ed è capace di viverla se è coerente con l’Eucaristia che celebra. Non c’è da una parte il sacramento eucaristico e dall’altra lo stile di vita: c’è il sacramento che determina e si apre nella vita. Canta ancora il Prefazio: “In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra”.
E sempre mi domando: La celebrazione della Divina Eucaristia può essere usata per rivendicare le differenze e attestare le divisioni? Può esserci comunione ecclesiale nel rifiuto della comunione eucaristia? La Frazione del Pane può essere motivo di frattura ecclesiale?
Da Agostino d’Ippona a Henri de Lubac, tutta la tradizione sempre ripete: La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa. Tutti i veri credenti sono convinti che la divisione eucaristica può solo dividere la Chiesa. Paolo è drammaticamente chiaro quando afferma:
Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo:
tutti infatti partecipiamo all’unico pane
(1Cor 10,16-17).
E allora: chi non condivide il medesimo pane, può parlare di un medesimo corpo? L’Eucaristia è il sacramento dell’unità che ci è donata ed è il frutto dello Spirito Santo.
Non è forse questo il senso della seconda epiclesi nella Preghiera eucaristica, cioè l’invocazione dello Spirito sulla Chiesa invocato anche sul pane e sul vino? Queste due epiclesi della Preghiera Eucaristica II provengono da Ippolito di Roma (225 c.). Dopo avere chiesto al Padre: “Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito”, il celebrante invoca di nuovo: “Per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito santo ci riunisca in solo corpo”. Il “solo corpo” è la “sola Chiesa di Cristo”!