Card. Menichelli: occorre comunicare la misericordia
Nel messaggio per la 50^ giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ‘Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo’, papa Francesco ha scritto: “L’Anno Santo della Misericordia ci invita a riflettere sul rapporto tra la comunicazione e la misericordia. In effetti la Chiesa, unita a Cristo, incarnazione vivente di Dio Misericordioso, è chiamata a vivere la misericordia quale tratto distintivo di tutto il suo essere e il suo agire.
Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio. Siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione.
In particolare, è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere misericordia, così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti. Si tratta di accogliere in noi e di diffondere intorno a noi il calore della Chiesa Madre, affinché Gesù sia conosciuto e amato; quel calore che dà sostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione e nella testimonianza la ‘scintilla’ che le rende vive”.
Per comprendere meglio il valore del messaggio ho seguito il card. Edoardo Menichelli in uno dei suoi molteplici incontri marchigiani con una visione particolare sulla comunicazione in famiglia della misericordia: “Occorre un cambio di mentalità rispetto ai temi della famiglia, a partire proprio dai credenti che devono prendere consapevolezza delle questioni nodali, uscendo da un cristianesimo dormiente”.
Il segretario della commissione episcopale della famiglia ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita per far comprendere che essa è il luogo di eccellenza per comunicare ai figli la misericordia, richiamando l’esortazione apostolica ‘Familiaris consortio’ di papa Giovanni Paolo II: “L’abbiamo messa in atto? Fino a ora dove siamo stati?”.
Poi ha raccontato le vicende dei recenti Sinodi e la grande ‘visione’ sulla famiglia di papa Francesco: “Dal sinodo è venuto fuori un passo pastorale rivoluzionario. Nel documento si riconosce alla famiglia una soggettività pastorale, la tipicità, la singolarità del sacramento del matrimonio sul quale la famiglia si fonda”.
Il presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana ha sottolineato come debba essere la famiglia cristiana a comunicare la fede ai figli ed educarli al matrimonio, che si fonda su solidi principi: “Bisogna che il sacramento del matrimonio e quello dell’ordine sacro siano riconosciuti come alla pari.
Ambedue questi sacramenti hanno una connotazione ministeriale, di servizio. Se i sacerdoti sono ministri della Parola, della Grazia di Dio e della sua misericordia; gli sposi servono la vita e l’amore, vivono la carità… Ci vuole una rivoluzione pastorale totale! Se va bene ci vorranno 50 anni. Ma ci sono già alcune esperienze”.
Guardando all’attuale contesto culturale il card. Menichelli si è chiesto se davvero c’è la consapevolezza del valore del matrimonio in quanti si sposano. Ed anche qui un esempio tratto dalla sua esperienza personale, quando era in Vaticano presso il tribunale della Segnatura Apostolica:
“Negli anni 70/80 i tribunali ecclesiastici del Sud Italia avevano cause di annullamento per matrimoni avvenuti per forza; mentre al Nord per l’esclusione dai sacramenti dei figli, per infedeltà. Motivazioni che poi si sono diffuse anche nel resto del Paese mentre al Nord iniziava a palesarsi la motivazione ‘non sapevo quello che facevo’”.
Al termine dell’incontro il cardinale mi ha concesso lo spazio per alcune brevi domande: perché la parola Misericordia è impegnativa?
“E’ impegnativa perché questa parola è stata impegnativa per Dio, perché per perdonare i nostri peccati Gesù è morto, facendoci comprendere che solo nell’amore si capisce la vita e solo nell’amore misericordioso la vita risorge”.
Come educarci alla misericordia?
“C’è solo un atteggiamento; ci vogliono grande impegno, grande serenità e grande obbedienza al Vangelo: ‘Imparate da me’, dice Gesù. E’ un esercizio che dura tutta la vita”.
Quale compito ha la famiglia nell’educazione alla misericordia?
“Ha un compito primario, perché sono convinto che nella famiglia, luogo dove nascono e si costruiscono le relazioni, il figlio troverà quell’equilibrio che gli sarà molto utile per la vita adulta”.