Festival del volontariato: per un’Italia migliore
19.000 braccialetti su altrettanti polsi: sono stati il simbolo dell’Italia che vuole cambiare e lo ha fatto con il gusto del fare, trasformando l’invisibile in visibile. Il gadget simbolo dell’edizione 2016 del Festival Italiano del Volontariato è stato donato ai partecipanti. E’ stato anche il simbolo di una cultura della solidarietà che da Lucca ha interrogato l’Italia, irrompendo nel dibattito pubblico e sui media con idee e azioni, nello scorso week end di aprile.
Alla cerimonia di chiusura della manifestazione organizzata dal Centro Nazionale per il Volontariato e dalla Fondazione ‘Volontariato e Partecipazione’ erano presenti tutti i 300 volontari che hanno reso possibile l’organizzazione e la logistica dell’evento, che si è articolato in 25 convegni, a cui hanno partecipato circa 3000 persone, che hanno animato la quattro giorni di Lucca, ma anche durante i momenti di animazione che hanno coinvolto 15.000 persone provenienti da tutta Italia.
A conclusione dell’evento il presidente del Centro Nazionale per il Volontariato, Edoardo Patriarca, ha commentato: “Giornate piene di speranza nel corso delle quali abbiamo fatto una cosa apparentemente semplice, ma rara: raccogliere, collegare e valorizzare le buone idee, le pratiche, le azioni che cambiano e migliorano la società.
Devono essere trasformate in buona politica. Un ringraziamento sincero a tutti i volontari che hanno animato il Festival, alle associazioni, alle autorità locali e a tutte le aziende e realtà che vi hanno contribuito. Alla città di Lucca di cui il Festival è un patrimonio. Il Festival Italiano del Volontariato è ormai un appuntamento irrinunciabile dell’agenda politica e sociale italiana. Tornerà nell’aprile del 2017 con formule sempre più innovative e coinvolgenti”.
Il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, ha sottolineato la presenza di molti giovani, che si sono affacciati nel mondo del volontariato dopo l’esperienza dell’Expò milanese: “Ribaltiamo la logica con cui guardiamo al volontariato: dobbiamo concentrarci su chi non fa volontariato. Noi come Centri di Servizio, non abbiamo creato quel volontariato: lo abbiamo intercettato e favorito. Non immaginavamo questo riscontro. Ha sorpreso anche noi per dimensioni ed immediatezza.
La svolta avvenuta con Expo ci ha fatto capire che è in corso un cambiamento rilevante nella disponibilità al volontariato da parte di una platea di cittadini che non sempre trovano la proposta adatta. Ribaltiamo la logica con cui guardiamo al volontariato: dobbiamo contare un po’ di meno chi lo fa e concentrarci molto, invece, su chi non lo fa. Questo deve essere il programma per promuovere nei prossimi anni il volontariato in Italia che interpella certamente tutto il volontariato organizzato e che noi, come CSV, stiamo già realizzando”.
Ma il volontariato non appartiene solo ai giovani; molto di esso è sostenuto dagli anziani, come ha ricordato Edoardo Patriarca presentando la proposta di legge sull’invecchiamento insieme alle associazioni Auser, Ada e Anteas. Però le amministrazioni locali devono fare la loro parte perché prendersi cura di un bene comune è liberare energia, come ha ricordato il presidente di Labsus Gregorio Arena.
Nel corso dei dialoghi del Festival Italiano del Volontariato sono state condivisi analisi, numeri, idee e azioni dell’Italia migliore. Il sottosegretario agli interni, Domenico Manzione, ha annunciato che dopo la gestione dell’emergenza arriva il Piano Nazionale per l’Integrazione con il coinvolgimento di Anci:
“Abbiamo già superato la logica dell’emergenza e il nostro sistema si basa sulla collaborazione tra i diversi livelli di governo. Ora abbiamo un sistema che funziona, ma funziona ancora male. I territori stanno però contribuendo sempre di più, perciò guardo al bicchiere mezzo pieno. Abbiamo più di 800 Comuni protagonisti dell’accoglienza.
Se i territori che si lasciano coinvolgere dall’accoglienza sono pochi, il fenomeno assume dimensioni preoccupanti, se tutti collaborano diventa più sostenibile. Così come le parrocchie dovrebbero rispondere di più all’appello di Papa Francesco sull’accoglienza dei profughi… Il Ministero ha preso in carico praticamente la totalità dei costi del sistema Sprar.
Resto convinto che l’accoglienza migliore la fa chi la vuole fare, chi ha l’animo libero da pregiudizi. Ora riapriremo il bando Sprar prima possibile, ma provvederemo ad elaborare un meccanismo di gara ad accredito però aperto, in modo che non ci siano più limiti temporali. Spingeremo per andare verso una ramificazione del sistema Sprar”.
Un fenomeno, quello delle migrazioni attuali, difficile da gestire, ma che vede nell’integrazione e nel rimpatrio volontario assistito le uniche vie di uscita. Ma accogliere non basta, bisogna incontrare, ha ricordato mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. Perché il servizio di accoglienza deve essere considerato un servizio fondamentale anche dagli enti locali, ha sottolineato il sottosegretario alla giustizia, Gennaro Migliore.
Il ruolo del volontariato è fondamentale non solo per la gestione dei flussi migratori: la sussidiarietà non è sostituzione, ma è collaborazione ed integrazione.