L’amore della famiglia secondo la Chiesa: un cambiamento culturale
“La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, ‘il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa’. Come risposta a questa aspirazione ‘l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia’. Il cammino sinodale ha permesso di porre sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale, di allargare il nostro sguardo e di ravvivare la nostra consapevolezza sull’importanza del matrimonio e della famiglia”:
è stata resa pubblica, venerdì 8 aprile, ‘Amoris laetitia’ (‘La gioia dell’amore’), l’Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia, che raccoglie i risultati di due Sinodi sulla famiglia indetti da Papa Francesco nel 2014 e nel 2015. L’Esortazione apostolica è suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi: si apre con sette paragrafi introduttivi che mettono in piena luce la consapevolezza della complessità del tema e l’approfondimento che richiede.
Il Papa ha affermato con chiarezza che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. L’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, nell’ebook dell’Esortazione apostolica ha tracciato la sua genesi, affermando che essa non si discosta dalla teologia familiare tracciata dal Concilio Vaticano II:
“L’Esortazione non si situa, naturalmente, solo nel solco dei lavori sinodali, ma fa anche riferimento ad altri rilevanti interventi magisteriali in materia, come le catechesi di Papa Francesco sulla famiglia, iniziate nel dicembre 2014 e sviluppate fra i due Sinodi fino alla vigilia del Giubileo della Misericordia, diverse catechesi di papa Giovanni Paolo II, in particolare sulla teologia e sul linguaggio del corpo (1980 e 1984), la Costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (nn. 47-52), l’Enciclica Humanae vitae di papa Paolo VI, l’Esortazione Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, l’Enciclica Deus caritas est di papa Benedetto XVI. Ci sono poi parti nuove, alcune delle quali direttamente ispirate alla Sacra Scrittura, che completano un quadro ricco di indicazioni e ispirazioni per la vita, la spiritualità e la pastorale familiare”.
Il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, card. Lorenzo Baldisseri, ha sottolineato alcuni punti salienti: “Lo spazio dedicato all’amore e alla sua fecondità, in particolare nei capitoli IV-V, rappresenta un contributo originale, sia per il contenuto generale sia per il modo di esporlo.
Ogni espressione dell’amore nell’inno alla carità di San Paolo è una meditazione spirituale ed esistenziale per la vita degli sposi, tratteggiata con sapiente introspezione, propria di un’esperta guida spirituale, che conduce alla crescita nella carità coniugale… I battezzati che vivono in una seconda unione devono essere integrati e non esclusi… Per accompagnare e integrare le persone che vivono in situazioni cosiddette ‘irregolari’ è necessario che i pastori le guardino in faccia una per una”.
L’arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schönborn, ha sottolineato la frase guida, che papa Francesco ha posto nell’Esortazione, ‘si tratta di integrare tutti’: “Papa Francesco è riuscito a parlare di tutte le situazioni senza catalogare, senza categorizzare, con quello sguardo di fondamentale benevolenza che ha qualcosa a che fare con il cuore di Dio, con gli occhi di Gesù che non escludono nessuno, che accoglie tutti e a tutti concede la ‘gioia del Vangelo’.
Per questo la lettura di ‘Amoris laetitia’ è così confortante. Nessuno deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato. In questo clima dell’accoglienza, il discorso della visione cristiana di matrimonio e famiglia diventa invito, incoraggiamento, gioia dell’amore al quale possiamo credere e che non esclude nessuno, veramente e sinceramente nessuno. Per me ‘Amoris laetitia’ è perciò soprattutto, e in primo luogo, un ‘avvenimento linguistico’, così come lo è già stato l’ ‘Evangelii gaudium’. Qualcosa è cambiato nel discorso ecclesiale.
Questo cambiamento di linguaggio era già percepibile durante il cammino sinodale… Papa Francesco confida nella ‘gioia dell’amore’. L’amore sa trovare la via. E’ la bussola che ci indica la strada. Esso è il traguardo e il cammino stesso, perché Dio è l’amore e perché l’amore è da Dio. Niente è così esigente come l’amore”.
Anche i coniugi Francesco Miano e Giuseppina De Simone, collaboratori del Segretario speciale del Sinodo sulla famiglia, hanno ribadito le novità della grammatica usata: “Il linguaggio di papa Francesco è coinvolgente, delicato e rigoroso, intriso di tenerezza e di meraviglia. E’ un linguaggio che lascia parlare la vita concreta delle famiglie… E’ la grammatica delle relazioni quella che viene così disegnata con tratti di grande sapienza, una grammatica delle relazioni che la Chiesa non detta dall’alto ma che essa stessa impara dalla vita delle famiglie.
Non è una Chiesa che sale in cattedra, è una Chiesa che sa di essere per strada e che sceglie di starci fino in fondo, ma che proprio per questo può farsi maestra che aiuta a fare chiarezza e a ritrovare ogni volta il senso del procedere. Una Chiesa che è popolo di Dio in cammino. La categoria del cammino è fondamentale per capire il senso della vita della famiglia che traspare da queste pagine.
Che la vita della famiglia sia un cammino viene ripetuto con chiarezza; un cammino in cui non bisogna stancarsi di guardare avanti, di avere grandi orizzonti, non bisogna smettere di sognare, e di cui imparare a gustare e ad apprezzare ogni passo senza temere il divenire, le trasformazioni che il cammino porta con sé, avendo piuttosto il senso dell’imperfezione e della crescita”.
Quindi l’amore familiare genera la vita: “Altrettanto belli sono i richiami al valore di una fecondità che si allarga sempre oltre l’orizzonte della vita familiare. Il Papa si sofferma sull’importanza della procreazione, sulla gioia che per la Chiesa rappresentano le famiglie numerose, e insieme sulla necessità di una paternità responsabile, sulla generosità che contraddistingue la scelta dell’adozione”.
E su ‘La Civiltà Cattolica’ il direttore, padre Antonio Spadaro, ha così scritto: “Per questo lo stesso stile di ‘Amoris laetitia’ è legato alla necessità di un ‘rinnovamento’ e, più ancora, di una vera ‘conversione’ del linguaggio. L’obiettivo è chiaro: far sì che l’annuncio del Vangelo non sia teorico o svincolato dalla vita reale delle persone. Il Vangelo deve essere significativo e deve raggiungere tutti.
Per parlare della famiglia e alle famiglie, il problema non è quello di cambiare la dottrina, ma di inculturare i principi generali affinché possano essere compresi e praticati. Il nostro linguaggio deve incoraggiare e confortare ogni passo di ogni famiglia reale. Di conseguenza, Papa Francesco si è espresso ponendo a fondamento del suo discorso il discernimento pastorale”.
Anche il direttore di ‘Aggiornamenti Sociali’, padre Giacomo Costa, ha sottolineato che questa esortazione non chiude il dibattito apertosi con i sinodi dedicati alla famiglia: “La ‘scommessa’ di papa Francesco è che questo cammino di discernimento, basato su attenzione, ascolto e dialogo, saprà produrre le risorse con cui ‘continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali’ (n. 2)…
Proprio come la Laudato si’, anche l’Amoris lætitia si conclude con in invito a mettersi in cammino. E’ un invito rivolto alla Chiesa, alle singole comunità cristiane, a tutte le famiglie e a tutti i credenti, in qualunque situazione di vita si trovino”.