Il Papa e il presidente del Messico, il benvenuto ufficiale

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Offrire a tutti l’opportunità di essere protagonisti del proprio destino. Papa Francesco si rivolge alla Società Civile e al Corpo Diplomatico accreditato in Messico, nel primo discorso di questo viaggio in Terra Messicana. E chiede non solo leggi, ma anche formazione, affinché i giovani, “la principale ricchezza del Messico”, possano avere opportunità e contribuire al bene comune.

La giornata di Papa Francesco è cominciata presto. Sveglia, Messa, colazione e poi trasferimento verso il Palazzo Presidenziale, 14 chilometri in auto scoperta dalla nunziatura fino in centro. E qui, l’incontro con il presidente degli Stati Uniti del Messico, Enrique Pena Nieto, al quale Papa Francesco porta in dono un mosaico della Morenita, la Madonna di Guadalupe, il cui santuario visiterà in serata.

Quindi, il passaggio nel grande salone del Palazzo Nazionale dove lo attendono in 1200 tra autorità, membri della società civile e corpo diplomatico. Lo accoglie il presidente Pena Nieto: inni nazionali, presentazione delle delegazioni, colloquio privato tra i due, e poi l’ingresso nella sala dove avviene l’incontro con la cultura. Il presidente saluta Francesco come “Papa riformatore”, gli dice che ha un posto nel cuore dei messicani, delinea le situazioni della società presente, un momento di cambiamenti “pieno di dubbi e di incertezze, ma anche di opportunità”.

Prende la parola il Papa, afferma di essere venuto come “missionario di misericordia e di pace”, ma anche “come un figlio che vuole rendere omaggio a sua madre, la Vergine di Guadalupe, e lasciarsi guidare da lei”.

Papa Francesco descrive il Messico come “un grande Paese, benedetto con abbondanti ricchezze e una grandissima biodiversità”, “crocevia delle Americhe” con una identità propria che viene “dalla sue culture indigene, meticce e creole”.

Ma se “la sapienza ancestrale insita nella sua multiculturalità” è “una delle più grandi risorse umane”, la “principale ricchezza del Messico” è costituita dai giovani, che rappresentano più della metà della popolazione. “Questo – dice il Papa – permette di pensare e progettare un futuro, un domani. Questo dà speranza e apertura al futuro”. Perché “un popolo ricco di gioventù è un popolo capace di rinnovarsi, di trasformarsi; è un invito a sollevare lo sguardo con entusiasmo verso il futuro, e al tempo stesso, ci sfida positivamente nel presente”.

Una realtà che porta a riflettere “sulle responsabilità di ciascuno nella costruzione del Messico che desideriamo” e che per fare un Messico “ricco di speranza” ci vogliono “uomini e donne giusti, onesti, capaci di impegnarsi per il bene comune, di quel ‘bene comune’ che nel secolo XXI non è molto apprezzato”.

Eppure, per esperienza si sa che “ogni volta che cerchiamo la via del privilegio e dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per la corruzione, il narcotraffico, l’esclusione delle culture diverse, la violenza e persino per il traffico delle persone, il sequestro e la morte che causano la sofferenza e frenano lo sviluppo”.

Il Papa chiede allora di coinvolgere le istituzioni e ricorda che “ai responsabili della vita sociale, culturale e politica compete in modo speciale lavorare per offrire a tutti i cittadini l’opportunità di essere protagonisti del loro destino, nella famiglia e in tutti gli ambiti nei quali si sviluppa la socialità umana, aiutandoli a trovare un effettivo accesso ai beni materiali e spirituali indispensabili”. Che sono “abitazione adeguata, lavoro degno, alimentazione, giustizia reale, una sicurezza effettiva, un ambiente sano e pacifico”.

Non è tanto una questione di aggiornare e migliorare le leggi, ma piuttosto la necessità “di una urgente formazione della responsabilità personale di ciascuno nel pieno rispetto dell’altro come corresponsabile nella causa comune di promuovere lo sviluppo della Nazione”. La Chiesa Cattolica, dal canto suo – dice il Papa – “rinnova il suo impegno e la sua volontà di porsi al servizio della nobile causa dell’edificazione della civiltà dell’amore”.

Articolo pubblicato su www.Acistampa.com

 

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