Il Papa andrà in Svezia a commemorare i 500 anni della riforma luterana

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“Sua Santità Francesco ha in animo di prendere parte ad una cerimonia congiunta fra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, per commemorare il 500° anniversario della Riforma, in programma a Lund, Svezia, lunedì 31 ottobre 2016”. 

La notizia più significativa di oggi è questa. E viene data proprio nel giorno in cui si conclude la settimana di preghiera per la unità dei cristiani.

Non si sanno altre eventuali tappe del viaggio del Papa che potrebbe svolgersi in una sola giornata come conferma l’ ambasciatore svedese presso la Santa Sede Wide.

L’evento si svolgerà il 31 ottobre nella città a sud della Svezia di Lund dove la Federazione Luterana Mondiale è stata fondata nel 1947.

Ma si stanno preparando anche altri eventi comuni per il 500 ° anniversario della Riforma protestante, che metterà in evidenza anche gli sviluppi ecumenici importanti che hanno avuto luogo durante gli ultimi 50 anni di dialogo tra cattolici e luterani.

L’evento di una giornata prevede un servizio comune di culto nella cattedrale di Lund sulla base di una “preghiera comune” e la guida liturgico cattolico-luterana è stata preparata dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (PCPUC) e dalla Federazione Luterana Mondiale (LWF) .

E questo pomeriggio nella basilica di San Paolo il Papa ha ricordato che “Non è solo la chiamata che ci unisce; ci accomuna anche la stessa missione: annunciare a tutti le opere meravigliose di Dio”.

Papa Francesco ha celebrato il vespro ecumenico nella Basilica di San Paolo fuori le mura nella solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della XLIX Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Il tema della settimana è stato proprio: “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio” (cfr 1 Pietro 2, 9).

Per tutti i cristiani allora vale la stessa domanda: “Perché, Signore, proprio me?”; “perché proprio noi?”. La missione comune è quella dell’annuncio del mistero pasquale “per mezzo del quale siamo passati dalle tenebre del peccato e della morte allo splendore della sua vita, nuova ed eterna”. Un cammino comune quindi e, aggiunge il Papa “in questo Anno giubilare straordinario della Misericordia, teniamo ben presente che non può esserci autentica ricerca dell’unità dei cristiani senza un pieno affidarsi alla misericordia del Padre. Chiediamo anzitutto perdono per il peccato delle nostre divisioni, che sono una ferita aperta nel Corpo di Cristo. Come Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Cattolica, voglio invocare misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici tenuti da parte di cattolici nei confronti di cristiani di altre Chiese. Allo stesso tempo, invito tutti i fratelli e le sorelle cattolici a perdonare se, oggi o in passato, hanno subito offese da altri cristiani. Non possiamo cancellare ciò che è stato, ma non vogliamo permettere che il peso delle colpe passate continui ad inquinare i nostri rapporti. La misericordia di Dio rinnoverà le nostre relazioni”. Ed ha concluso: “Qui davanti alla tomba di san Paolo, apostolo e martire, custodita in questa splendida Basilica, sentiamo che la nostra umile richiesta è sostenuta dall’intercessione della moltitudine dei martiri cristiani di ieri e di oggi”.

Nella mattina il Papa ha ricevuto anche i seminaristi del Seminario Lombardo di Roma. Per prepararsi bene, dice il Papa “occorre un lavoro approfondito, ma soprattutto una conversione interiore, che quotidianamente radichi il ministero nella prima chiamata di Gesù e lo ravvivi nel rapporto personale con Lui”. Pastori dunque come i santi anche se “appare sul cammino una tentazione da respingere: quella della normalità, di un Pastore a cui basta una vita “normale”. Ma solo “chi fa della propria vita un dialogo costante con la Parola di Dio, o, meglio, con Dio che parla” può essere un pastore. Ai ragazzi il Papa ricorda che la vita in seminario serve ad allenarsi a questo e che “non giova formarsi “a compartimenti stagni”; preghiera, cultura e pastorale sono pietre portanti di un unico edificio”. E poi serve la “semplicità di vita, che eviti ogni forma di doppiezza e mondanità, a cui basti la comunione genuina con il Signore e con i fratelli; semplicità di linguaggio: non predicatori di complesse dottrine, ma annunciatori di Cristo, morto e risorto per noi”. Il Papa ha concluso con un pensiero alla dimensione mondiale della comunità: “provenite da varie regioni d’Italia, dall’Africa, dall’America Latina, dall’Asia e da altri Paesi europei. Vi auguro di coltivare la bellezza dell’amicizia e l’arte di stabilire relazioni, per creare una fraternità sacerdotale più forte delle diversità particolari”. Infine una promessa:”D’ora in poi, quando verrò alla Basilica di Santa Maria Maggiore, penserò a questo incontro e mi ricorderò di voi davanti alla Vergine Madre”.

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