ACTIO ECCLESIAE ET OPUS MUSICUM 3° Il compositore

Condividi su...

L’arte del bello non è mai frutto del caso, ma efficace sintesi di ricerca e laboriosa opera di perfezione. Se l’esecuzione di una partitura sonora è il risultato dell’accanito esercizio della tecnica manuale, l’elaborazione spaziale si ottiene attraverso l’estenuante verifica di pratiche parziali sulle proporzioni, sulle tecniche, sui dettagli dei materiali ricondotti alla loro unitarietà finale.

Sappiamo fin troppo bene che fare arte vera è fatica per ricreare frutti di bellezza. Come avviene in natura, così anche in arte: dopo la semina d’autunno e il silenzio creativo dell’inverno, arriva l’esplosione delle gemme di primavera che attendono il prezioso raccolto dei frutti al sole dell’estate. La natura è già essa stessa arte proseguente l’opera sua nello spirito umano. Da ciò deriva l’amore dell’artista per la natura: ispirandosi a essa egli vi si riconosce, e al contatto con essa, il costruttore d’arte assume coscienza del proprio genio. L’arte, come la natura, è creatura viva, non ha nulla a che vedere con il simbolismo pedante, oscuro e pretenzioso. Lì dove non c’è vita, c’è imitazione e finzione.  Ispirarsi è arte, ma imitare o scimmiottare, riciclare o scopiazzare sono segni di aridità e di miseria. L’arte è, fondamentalmente, creatività originale e personale.

L’uomo da sempre ha avuto due definizioni: “animale simbolico” e “homo faber”. L’arte però non è né mero simbolismo né pura tecnica, bensì simbiosi di simbolo e di tecnica. Infatti, grazie al suo rapporto inscindibile con la bellezza, l’arte è espressa simbolicamente. Il mondo greco non formulò sufficientemente la distinzione tra arte e tecnica, infatti, la parola tecne significava una qualsiasi abilità che consentiva all’uomo il dominio sulle cose e una capacità di operare sugli uomini stessi. In seguito, la tecne greca divenne l’ars dei latini. La distinzione tra “tecnica” e “arte” dev’essere ben chiara poiché “tecnica” designa abilità creativa e produttiva, “arte” implica il concetto di creatività, originalità e singolarità dell’opera creata. Si tratta, in effetti, di una sorta di trasfigurazione dell’oggetto “creato”.

Il vero artista lavora all’interno della dimensione estetica del creare opere belle e buone, ed è tanto più artista quanto più è capace di creatività che è abilità tecnica di esprimere la sua intuizione geniale nel “fare con arte” un’opera. I grandi creatori d’arte di tutti i tempi sono, nel medesimo tempo e, per quanto è possibile, artisti e artigiani. Essi, evitando la tecnica fredda e impersonale, creano arte viva e vera, bella e buona.

L’artista, mentre crea, nel momento in cui “incarna” l’idea nell’oggetto creato, vive nella tensione tra la liberazione dalla materia e l’ansia dell’infinto.  Si sa che l’artista, nel suo fervore creativo, si rende conto dell’incommensurabilità tra l’intuito ideale e la realizzazione materiale ma proprio per questo motivo, afferma Platone, egli anela verso l’attuazione di opere sempre più belle. Come per la santità, così per l’arte, il comando di Gesù è sempre indicativo: Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5, 48). Il discepolo, pertanto, deve modellarsi sullo stile del Padre celeste.

Mi domando: ma il pensiero ha nulla a che fare con l’arte? Capita spesso di ascoltare molti che parlano senza avere nulla da dire. Lo stesso in musica: si scrivono pagine e pagine di note senza pensiero che è l’interiorità dell’arte, l’energia che è dentro di noi e che la genera. Una musica senza pensiero è arte vacua e retorica bolsa; è come fiore senza vita e senza fragranza. Il pensiero musicale deve passare dal cuore per poi saperlo esprimere attraverso la forma e lo stile adeguati. I cosiddetti “esteti” dicono che l’artista non deve preoccuparsi dell’idea, poiché la forma è già tutto. Separare, però, la forma dall’idea, significa sopprimere l’arte che consiste nella loro compenetrazione. La forma si elabora nello spirito e nel pensiero, non nella costrizione formalistica. L’arte è idea vivente. L’idea, divenendo centro della vita interiore, crea il corpo d’immagini di cui si riveste. E’ vero che l’idea non è nulla senza la forma, ma è l’idea che crea la sua forma adeguata. Quanto più la forma rende visibile l’idea, tanto più è arte che crea bellezza. L’idea estetica non è compiuta se non è espressa nell’armonia della forma, sarebbe come un desiderio di vita che non nasce alla vita. Spirito e corpo in simbiosi sono la vita dell’uomo. Non basta, allora, avere l’idea se non si ha la capacità tecnica di esprimerla artisticamente attraverso la nobiltà della forma; ma non basta neanche essere bravi nella forma se non si possiede l’idea. Chi pretende di fare uscire la bellezza da una formula stereotipa e consueta s’inganna perché, paralizzato dalle antiche abitudini, crea bellezza senza vita. Un essere nuovo si libera sempre e con decisione dalla sua ganga.

Se non trova il mezzo di comunicare, ciò che nasce in lui e da lui, tutto si blocca e la penna attende sopra il foglio pentagrammato malinconicamente bianco. La creazione artistica non è puro caso, sola coincidenza miracolosa ma fatica creativa, cosciente e geniale. L’opera d’arte si compone nello spirito attraverso la forma. Così, il pensiero del pittore o dello scultore è la visione della loro tela dipinta o della statua plasmata e il pensiero del musicista è l’ascolto della sua opera musicale. Dunque, al di là delle tecniche e degli stili, i veri artisti sono quelli che giungono a dare forma alle realtà che possiedono interiormente. Se l’artista non arriva ad armonizzarsi interiormente, non creerà mai arte in bellezza di forma e in novità di vita.

La melodia e l’armonia sono soltanto strumenti nella mano dell’artista per creare arte musicale. Il talento artistico si misura dalla chiarezza espressiva e comunicativa. Il modo di manifestare il pensiero attraverso la forma si chiama “stile”, che vuol dire individualità, cioè, modo proprio di pensare, di sentire, di esprimere l’idea. Possiede lo stile soltanto chi ha cose proprie da dire ed è capace di manifestarle in modo eminentemente personale. Si suole dire che lo stile è l’uomo; sì, è vero; lo stile, infatti, è il sigillo dell’artista. Bisogna puntualizzare, però, che per stile dell’artista non si può intendere solo il modo di esprimersi, cioè la sola forma, ma il modo di manifestare il pensiero e il sentimento. Non basta, quindi, saper comporre perfettamente attraverso la forma; se venisse meno la scintilla del pensiero, la grazia dell’originalità, la raffinatezza del gusto, esisterebbe soltanto un’arte esanime. Senza la varietà degli stili, il mondo apparirebbe piatto, monotono e uniforme.

Sta tutto qui il fascino dell’arte: l’apparire e il sentire del pensiero in tutta la gamma della sua luminosa e originale bellezza interiore ed esteriore. Dentro la creazione c’è la sfida dell’alterità: la bellezza di realtà diverse nella sinfonia delle forme e degli stili è, infatti, legge di creazione in bellezza.

Il travaglio della ricerca spinge l’artista verso la luce sonora: musica ed enigma, canto per il cielo ed enigma per la terra. La musica si eleva per risolvere l’enigma attraverso la luce e il fuoco di quella passione che, come il roveto del Sinai, arde, rivela e non consuma. Come le nebulose che poi sarebbero diventate soli e lune e terre, l’informe sonoro è sempre in tensione di ricerca della forma musicale che lo esprime e lo rivela.

 

Giuseppe Liberto

 

151.11.48.50