Il Papa, la famiglia voluta da Dio non si confonde con altre unioni
“Nessuna confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Lo ha detto il Papa nel discorso alla Rota Romana per l’inaugurazione dell’ anno giudiziario.
Non solo, il Papa ha ricordato citando Pio XII, che la Rota è tribunale della famiglia, ma anche tribunale della verità del vincolo sacro.
Due aspetti che non possono essere scissi: “La Chiesa, infatti, può mostrare l’indefettibile amore misericordioso di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e dalle prove della vita, e insieme proclamare l’irrinunciabile verità del matrimonio secondo il disegno di Dio. Questo servizio è affidato primariamente al Papa e ai Vescovi”.
Molto atteso il discorso del Papa alla Rota, il primo dopo la riforma del processo canonico per la nullità matrimoniale e dopo le due sessioni del Sinodo dei vescovi dedicato ai temi della famiglia.
E dal Sinodo emerge, dice il Papa, chiaramente che la famiglia non va confusa con altro.
E mentre il Papa riceve la Rota nella Sala Stampa della Sante Sede il direttore Ruffini di TV 2000 conferma ai giornalisti che la manifestazione del Family day del 30 gennaio sarà trasmessa in diretta dalla emittente dei vescovi italiani.
La attività dei giudici e degli avvocati è giudicare e contribuire alla formazione permanente, e promuovere l’opus veritatis. “Quando la Chiesa- ha detto il Papa- tramite il vostro servizio, si propone di dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli, al tempo stesso tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa”.
E riferendosi alla “Casti connubii” di Pio XI il Papa parla della “famiglia fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo” come “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità.
Sulla importanza della famiglia il Papa ripropone il magistero di Paolo VI e Giovanni Paolo II, e ricorda che “la famiglia e la Chiesa, su piani diversi, concorrono ad accompagnare l’essere umano verso il fine della sua esistenza. E lo fanno certamente con gli insegnamenti che trasmettono, ma anche con la loro stessa natura di comunità di amore e di vita”.
Chiesa domestica certo e famiglia appunto dove la “madre e maestra, la Chiesa sa che, tra i cristiani, alcuni hanno una fede forte, formata dalla carità, rafforzata dalla buona catechesi e nutrita dalla preghiera e dalla vita sacramentale, mentre altri hanno una fede debole, trascurata, non formata, poco educata, o dimenticata”.
Il discorso del Papa si fa tecnico e ritorna la questione del ruolo della fede per la decisione sulla validità del matrimonio: “È bene ribadire con chiarezza che la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale (cfr CIC, can. 1055 § 1 e 2). Infatti, l’habitus fidei è infuso nel momento del Battesimo e continua ad avere influsso misterioso nell’anima, anche quando la fede non è stata sviluppata e psicologicamente sembra essere assente. Non è raro che i nubendi, spinti al vero matrimonio dall’instinctus naturae, nel momento della celebrazione abbiano una coscienza limitata della pienezza del progetto di Dio, e solamente dopo, nella vita di famiglia, scoprano tutto ciò che Dio Creatore e Redentore ha stabilito per loro. Le mancanze della formazione nella fede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacramentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltanto se determinano la volontà (cfr CIC, can. 1099)”.
E’ la questione più discussa e spinosa sul consenso matrimoniale, se la volontà positiva sia condizionata dalla qualità e dalla profondità della fede o no.
Anche nel testo che rivede il processo si legge infatti: “ Tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve secondo i cann. 1683-1687, si annoverano per esempio: quella mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà”.
E il Papa conclude con un tema proposto nel sinodo, la formazione dei futuri sposi
con una proposta che non cambia su prole, bene dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità e “non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati”.Ecco perché “l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato, (e lo ripete due volte il Papa) tanto auspicato da alcuni Padri Sinodali”.
Testo pubblicato su Acistampa.com