World Watch List: cristiani sempre più perseguitati
Anche questo anno l’associazione Porte Aperte ha pubblicato la World Watch List, la nuova lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, da cui emerge un nuovo dato sconcertante: cresce in media di 2,6 punti la persecuzione anticristiana nel mondo; infatti sono 7.100 i cristiani uccisi a causa della loro fede (4344 nel 2014) e oltre 2400 le chiese attaccate (contro le 1062 del 2014). L’estremismo islamico costituisce ancora la fonte principale di persecuzione anticristiana (in ben 35 dei 50 paesi della lista).
Come fonti di persecuzione sono in forte aumento anche il nazionalismo religioso (leggasi per esempio India, salita al 17° posto) e la paranoia dittatoriale (come in Eritrea al 3° posto o Corea del Nord al 1° posto per il 14° anno di fila). I paesi africani continuano a risalire la lista: 16 paesi della WWL sono africani, di cui 7 figurano tra le prime 10 posizioni.
In termini numerici, se non di intensità, la persecuzione dei cristiani in questa regione adombra perfino i fatti del Medio Oriente. La World Watch List 2016 di Porte Aperte è l’annuale rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, fotografato nella nostra mappa/classifica dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani.
Coprendo il periodo che va dal 1 Novembre 2014 al 31 Ottobre 2015, la WWList misura il grado di libertà dei cristiani nel vivere la loro fede in 5 sfere della vita quotidiana: nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese in cui vivono; a queste si aggiunge una sesta voce di analisi che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono. I metodi di ricerca e i risultati sono sottoposti a revisione indipendente da parte dell’Istituto Internazionale per la Libertà Religiosa.
Secondo i redattori l’estremismo islamico costituisce ancora la fonte principale di persecuzione anticristiana (in ben 35 dei 50 paesi della lista); sono in forte aumento anche il nazionalismo religioso (leggasi per esempio India, salita al 17° posto) e la paranoia dittatoriale (come in Eritrea 3° o Corea del Nord 1°). I paesi africani continuano a risalire la lista: 16 paesi della WWL sono africani, di cui 7 figurano tra le prime 10 posizioni.
Il Niger (49) è uno dei due paesi per la prima volta nella lista, e tra le nazioni che seguono immediatamente i 50 della WWL (fino alla 65), non meno di 9 si trovano sul territorio africano, per lo più nella cintura sub-sahariana. In termini numerici, se non di intensità, la persecuzione dei Cristiani in questa regione adombra perfino i fatti del Medio Oriente.
Nello scorso anno si è assistito ad un esodo di cristiani mai visto prima: “Sebbene sia noto che in Medio Oriente vi sia un numero di rifugiati pari al numero di cristiani (12.500.000), pochi sanno quale sia la percentuale di cristiani rispetto al numero totale di rifugiati. Deve essere una cifra significativa. Molto meno note sono invece le decine di migliaia di cristiani che partono dai 12 stati del nord della Nigeria.
In queste zone 27.000.000 di cristiani restano cittadini di serie B, e al momento diverse migliaia di loro stanno scappando dalle azioni violente dei mandriani Hausa-Fulani nella Middle Belt (zona centrale del paese). Questo ha creato un altissimo numero di profughi interni nel nord della Nigeria, molti dei quali sono cristiani.
In Kenya molti cristiani lasciano le aree a maggioranza musulmana. Decine di migliaia di persone continuano ad avventurarsi nel deserto rischiando di cadere nelle mani di bande criminali per scappare dall’Eritrea e raggiungere l’Europa (l’UNHCR ha riportato a novembre 2014 che il 22% dei rifugiati che aveva raggiunto le coste italiane proveniva dall’Eritrea).
Perfino gruppi di credenti pakistani, a causa della persecuzione, stanno chiedendo asilo nei paesi del Sud-Est Asiatico. A volte le dinamiche locali sono le più rilevanti: generalmente i trend possono essere internazionali, nazionali o locali, e sebbene la sfera locale sia spesso sottovalutata, è proprio lì che si innestano le principali dinamiche di persecuzione.
Le mille forme di locali discriminazioni a cui sono sottoposte le minoranze cristiane in ampie regioni del mondo sono persistenti e spesso dimenticate. La pulizia etnica ritorna sotto forma di strategia anti-cristiana: in Medio Oriente e in Africa la persecuzione prende la forma di una sorta di pulizia etnica. Nel nord, nordest e nella cintura centrale della Nigeria, in Siria, in Iraq, in Sudan (Nuba), in Somalia e nel nordest del Kenya, la persecuzione adotta uno schema sistematicamente supportato da attori facenti parte dello Stato o meno.
Nella Middle Belt della Nigeria, ad esempio, i cristiani sono stati strappati via dalle loro terre natie a causa della ‘colonizzazione’ degli Hausa-Fulani. In Sudan, i cristiani di Nuba sono stati presi di mira e uccisi. In tutti questi paesi, la persecuzione avviene con lo scopo di allontanare se non addirittura sterminare i cristiani”.
Un’ultima nota degna di considerazione: la WWL presenta i primi 50 paesi, ma ve ne sono altri con un certo grado di persecuzione anticristiana come Nepal, Congo (RDC), Sri Lanka, Ciad, Mauritania, Marocco, Federazione Russa, Kirghizistan, Gambia, Senegal, Costa d’Avorio, Camerun e Uganda.