A Macerata don Alberto Forconi apre le porte ai migranti

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Nel messaggio per la giornata mondiale del migrante papa Francesco ha scritto: “Nell’agenda internazionale trovano posto frequenti dibattiti sull’opportunità, sui metodi e sulle normative per affrontare il fenomeno delle migrazioni. Vi sono organismi e istituzioni, a livello internazionale, nazionale e locale, che mettono il loro lavoro e le loro energie al servizio di quanti cercano con l’emigrazione una vita migliore.

Nonostante i loro generosi e lodevoli sforzi, è necessaria un’azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana. In tal modo, sarà più incisiva la lotta contro il vergognoso e criminale traffico di esseri umani, contro la violazione dei diritti fondamentali, contro tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù”.

E durante l’Angelus di domenica 6 settembre aveva ripetuto l’invito: “La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia”.

L’invito è stato accolto da molte parrocchie, creando anche tensioni tra la comunità cristiana e la politica. Comunque anche prima di questo invito le parrocchie si erano già mobilitate, come nella parrocchia di Santa Croce a Macerata, dove il parroco, don Alberto Forconi, che è anche segretario regionale di ‘Missio Marche’ e direttore del Centro missionario della diocesi di Macerata, ha messo a disposizione alcune stanze parrocchiali per ospitare temporaneamente alcuni migranti, in collaborazione con Croce Rossa e Caritas:

“La richiesta ci è arrivata dalla questura e dal Comune, e così diamo una mano come possiamo. All’inizio era difficile parlare con loro, non conoscono l’italiano e sanno poco inglese, ma ho comprato un piccolo dizionario di urdu e adesso riesco anche un po’ a comunicare. Inoltre, sono riuscito a trovare un pakistano qui a Macerata che parla italiano e che mi aiuta a interagire con loro, facendo da tramite ogni tanto”.

Perché accogliere i profughi?
“I profughi sono delle persone particolarmente svantaggiate a causa dei problemi nella patria di origine (guerre, persecuzioni, siccità…) ed a causa dei problemi nella nuova patria (ignoranza della lingua, delle tradizioni, delle leggi, diffidenza dei nuovi vicini, assenza di parenti o amici disposti ad aiutare, mancanza di casa almeno per anni….). Li possiamo giustamente mettere fra i più disgraziati. Degli ultimi Gesù ha parlato tantissime volte e per essi si è prodigato fino a identificarsi con essi stessi quando ci ha detto: Ero straniero e mi avete accolto”.

Come hanno recepito questa iniziativa i parrocchiani?
“Nella nostra parrocchia sono passati tantissimi stranieri: quelli che vengono a chiedere alimenti, quelli che cercano casa, i gruppi che si riuniscono per la preghiera: Indiani, Nigeriani, Peruani, Albanesi, Ghanesi… Inoltre per 18 anni abbiamo accolto tantissimi bambini delle Bielorussia (oltre 600) che ci hanno fatto fare una specie di allenamento.

E’ niente in confronto con l’enorme emergenza di taglio continentale che si è presentata ultimamente. In parrocchia abbiamo ospitato per due mesi un gruppetto di sei Pakistani offrendo loro un salone con bagno e doccia. Sono seguito dalla Questura e dalla Croce Rossa mentre per l’alimentazione trovano i pasti del centro d’ascolto della Caritas. Parlano una lingua per noi sconosciuta che si chiama ‘urdu’ e che viene condivisa da 200.000.000 di Pakistani”.

L’accoglienza è una delle opere di misericordia: in quale modo vivere l’anno santo?
“Certamente l’Anno Santo sarà un punto di riferimento per tutto il mondo cattolico e papa Francesco nel documento di indizione non si stanca di parlare di Anno Santo della Misericordia mettendo in rilievo proprio le opere della misericordia sia spirituali che corporali.

Siamo chiamati tutti a ‘ripassarle’, visto che sono proprio molti quelli che non sanno cosa siano e poi, soprattutto, siamo chiamati a ‘praticarle’ non come una cosa ‘possibile’ ma come ‘obbligatoria’ per tutti dato che il Giudizio finale riguarderà proprio queste come dice il Vangelo di Matteo nel capitolo 25”.

Cosa significa nella realtà quotidiana ‘farsi prossimo’?
“Cosa significa ‘farsi prossimo’? Ce lo dice chiaramente un brano della preghiera eucaristica: rendici aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammino, perchè possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze, e progredire insieme sulla via della salvezza”.

Anche gli italiani sono poveri: la Chiesa offre aiuto?
“Certamente anche tante famiglie italiane sono povere e la Chiesa è stata e rimane vicina ai poveri da quando è nata. Basta pensare a qualcuno dei santi più conosciuti come san Giovanni Bosco, don Gnocchi, don Bensi, il nostro san Vincenzo Maria Strambi…

In tutte le città italiane ci sono stati orfanatrofi, ricoveri, scuole….che sono il segno tangibile delle opere di carità che la Chiesa ha sempre realizzato. Abbiamo avuto anche due santi che si sono dedicati esclusivamente agli emigranti italiani: mons. Scalabrini e madre Cabrini. Attualmente c’è un serio numero di sacerdoti missionari che accompagnano gli emigranti italiani in tante nazioni di Europa ed oltre oceano. Ora gli emigranti stanno venendo da noi, e allora che facciamo?”

Molti contestano la Chiesa di facile ‘populismo’ nel predicare l’accoglienza: cosa rispondere?
“Populismo nel predicare l’accoglienza? Anzitutto ricordiamoci della frase di Gesù: ‘Ero straniero e mi avete accolto’ e poi rimaniamo in piena collaborazione con le autorità civili per non andare fuori del seminato. Infine, se qualcuno ha da criticare, non sarà un problema, visto che di criticoni è piena la storia….”.

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