Papa Francesco apre il 2016 con lo sguardo a Maria
Inizio d’anno molto intenso per Papa Francesco che come di consueto ha celebrato i vespri il 31 dicembre con il canto del Te Deum, la messa della mattina del primo gennaio per la solennità di Maria Madre di Dio e poi nel pomeriggio ha aperto la Porta Santa di Santa Maria Maggiore.
Porta Santa e porta di misericordia più di ogni altra per Papa Francesco la porta della basilica di Santa Maria maggiore, la basilica più amata per il vescovo di Roma, la basilica dove si è recato appena eletto e dove si reca ogni volta che parte e torna da un viaggio.
“Chiunque varca quella soglia – dice il Papa nella omelia della messa dopo il rito della apertura della Porta santa- è chiamato a immergersi nell’amore misericordioso del Padre, con piena fiducia e senza alcun timore; e può ripartire da questa Basilica con la certezza che avrà accanto a sé la compagnia di Maria”.
Una riflessione su perdono quella del Papa, parola “tanto incompresa dalla mentalità mondana, indica invece il frutto proprio, originale della fede cristiana. Chi non sa perdonare non ha ancora conosciuto la pienezza dell’amore. E solo chi ama veramente è in grado di giungere fino al perdono, dimenticando l’offesa ricevuta”.
Al termine della messa il Papa si è recato alla cappella della Salus populi romani per un atto di devozione poi è uscito dalla basilica per salutare la gente sulla piazza.
Scambiarsi gli auguri è segno di speranza, aveva detto Papa Francesco a chi in Piazza san Pietro ha sfidato il brutto tempo per unirsi a lui nelle preghiera. “Sappiamo però che con l’anno nuovo non cambierà tutto, e che tanti problemi di ieri rimarranno anche domani” e allora il vero augurio è: “che il Signore posi lo sguardo sopra di voi e che possiate gioire, sapendo che ogni giorno il suo volto misericordioso, più radioso del sole, risplende su di voi e non tramonta mai! Scoprire il volto di Dio rende nuova la vita. Perché è un Padre innamorato dell’uomo, che non si stanca mai di ricominciare da capo con noi per rinnovarci, il Signore ha pazienza con noi e non si stanca ogni volta che noi cadiamo”.
Nella omelia della mattina il Papa aveva proposto un riflessione sulla “pienezza del tempo”. “Non è alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo”. Una giornata che i pontefici dedicano alla pace, ma non solo e non tanto nel senso “geopolitico”.
Commentando il passo di Paolo che parla di “pienezza del tempo”, Francesco dice: “non è la storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza”. Prosegue il Papa: “la pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità. A volte ci domandiamo: come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo?, che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti? Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali? Un fiume di miseria, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo”. Ma questo “fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo”.
La sera del 31 dicembre il Papa ha offerto ancora una riflessione sulla “compagnia della misericordia” che “è luce per comprendere meglio quanto abbiamo vissuto, e speranza che ci accompagna all’inizio di un nuovo anno”. “ Sentiamo – dice il Papa – che nella preghiera non basta solo la nostra voce. Essa ha bisogno di rinforzarsi con la compagnia di tutto il popolo di Dio, che all’unisono fa sentire il suo canto di ringraziamento. Per questo, nel Te Deum chiediamo l’aiuto agli Angeli, ai Profeti e a tutta la creazione per dare lode al Signore. Con questo inno ripercorriamo la storia della salvezza dove, per un misterioso disegno di Dio, trovano posto e sintesi anche le varie vicende della nostra vita di quest’anno trascorso”. E il pensiero del Papa va a Roma perché “l’impegno per recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà e solidarietà permetta di superare le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune. Non manchi mai l’apporto positivo della testimonianza cristiana per consentire a Roma, secondo la sua storia, e con la materna intercessione di Maria Salus Populi Romani, di essere interprete privilegiata di fede, di accoglienza, di fraternità e di pace”.
Poi il Papa si è recato a visitare il presepe della piazza.
Foto. Aci Stampa Alexey Gotovsky /CNA