Un anno con Papa Francesco. L’alfabeto del 2015
Dall’Anno Santo Straordinario all’incontro con i gitani, passando per le riforme, il Sinodo, i viaggi internazionali. Un anno intenso, quello che traghetta Papa Francesco verso il terzo anno di pontificato. Un anno tutto da ripercorrere.
A come Anno Santo Straordinario La decisione di proclamare un Anno Santo Straordinario è arrivata improvvisa: nessuno se lo sarebbe aspettato. Ma è perfettamente nelle corde di un Papa che ha fatto della misericordia la sua parola d’ordine. Tutti devono sperimentare la misericordia di Dio. E lo faranno durante questo Giubileo.
B come Benedetto XVI Il Papa emerito è sempre lì, sul monte dove si è ritirato a pregare. Dal monastero Mater Ecclesiae, studia, a volte risponde alle richieste di consiglio di Papa Francesco, e riceve quanti ancora lo cercano per un consiglio e soprattutto una guida spirituale. Molti i seminaristi che vogliono incontrare il Papa emerito, tanto che il monastero Mater Ecclesiae è ormai un vero punto di riferimento all’interno del Vaticano. E Papa Francesco ha voluto il Papa emerito al suo fianco, nella celebrazione che ha aperto l’Anno Santo Straordinario, del quale Benedetto XVI è stato significativamente il primo pellegrino.
C come Concistoro Finora Papa Francesco ha tenuto un concistoro l’anno, segnando un ricambio generazionale nella scelta dei nuovi cardinali che prescinde dalle logiche delle sedi cardinalizie. Papa Francesco vuole una Chiesa universale, e non vuole le diocesi siano considerate di Serie A o di Serie B. Nel Concistoro del 2015, molte le sorprese, compresa la scelta del vescovo di Tonga, e l’attenzione per diocesi in Italia come quella di Agrigento ed Ancona, decisamente non diocesi cardinalizie. È un cambio di mentalità che Papa Francesco vuole trasferire anche alla scelta dei vescovi, scelti soprattutto tra quanti si distinguono come pastori, più che tra quanti mostrano un forte legame identitario con la fede cattolica. È nella scelta dei vescovi la vera riforma di Papa Francesco. Si vedrà come si delineerà il profilo del collegio cardinalizio nel prossimo, probabile, concistoro del 2016.
D come Dialogo e Cultura dell’incontro Papa Francesco è un uomo di dialogo. Il dialogo ecumenico, prima di tutto. La sua recente visita alla Chiesa luterana di Roma ha riaperto in qualche modo il tema dell’intercomunione. Il Papa ha parlato a braccio, rischiando di essere frainteso, ma i luterani lo hanno sentito come il Papa a loro più vicino. Prosegue anche, incessante, il dialogo con la Chiesa ortodossa, e con il Patriarcato di Costantinopoli che si sta facendo promotore di un Sinodo Pan-Ortodosso. Un cammino difficile. Ma è anche il Papa della cultura dell’incontro, un tema che segna la sua attività diplomatica. Più volte, di fronte ai drammatici fatti in Medio Oriente, ha risposto con il ricordo dello storico incontro nei Giardini Vaticani con Abu Mazen e Shimon Peres. Intanto, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso porta avanti il suo lavoro, con forza diplomatica e saggezza: è stato il dicastero guidato dal Cardinal Jean-Louis Tauran ha diramare una nota sul perché è ancora possibile dialogare con l’Islam, nonostante il Califfato.
E come Esortazione apostolica post-sinodale E’ forse il documento più atteso di Papa Francesco. Il Sinodo ha lasciato i giochi aperti, non è stata presa alcuna decisione, e non sarebbe stato possibile, dato che il Sinodo è un organo consultivo, e non deliberativo. Tutto è stato lasciato alla decisione del Papa, e si pensa che il documento esca a febbraio del nuovo anno. Papa Francesco è chiamato a fare una sintesi di quanto emerso nell’aula sinodale, oppure a prendere una posizione netta che scontenterà molti. Difficile, praticamente impossibile, che cambi la dottrina della Chiesa. Ma c’è l’idea dell’istituzionalizzazione della pratica pastorale “caso per caso” per garantire l’accesso alla Comunione ai divorziati risposati. Sarà l’inizio di un cambiamento?
F come Finanza vaticana Papa Francesco ha proseguito sul solco di Benedetto XVI, e, di fatto, la riforma è andata avanti spedita. L’ultimo rapporto di MONEYVAL, il Comitato antiriciclaggio del Consiglio d’Europa, mette in luce come il sistema vaticano in tema antiriciclaggio si sia stabilizzato e stia funzionando. Certo, ci sono ancora dei problemi da risolvere. Per esempio, i casi evidenziati non avvengono “in” Vaticano, ma su confini transnazionali, e dunque perché avvenga una incriminazione ci sono tempi tecnici da attendere. Così, il Promotore di Giustizia ha raccolto le segnalazioni dell’Autorità di Informazione Finanziaria, ma non ha ancora proceduto a nessuna incriminazione. Lo farà, nel momento in cui ci sarà anche un personale dedicato e specializzato che possa portare avanti le operazioni con perizia. È arrivato il momento del salto di qualità.
G come Guerra mondiale a pezzi Papa Francesco parla sempre di una terza guerra mondiale a pezzi, ovvero che non è vissuta in maniera estensiva, ma che ha luogo in moltissime parti della terra, coinvolgendo tutti. È uno dei temi principali della sua diplomazia, guidata dal Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato, vecchio cuore di diplomatico che cerca sempre una mediazione. Non ci sono stati grandi colpi come la mediazione per la distensione dei rapporti Cuba-Stati Uniti, quest’anno. Ma la Santa Sede è stata attivissima negli scenari di guerra, puntando ad una presenza silenziosa e ad una moral suasion sui governanti. E in Centrafrica, dove il Papa è andato ad aprire la prima Porta Santa, c’è chi dice che grazie alla presenza di Papa Francesco il clima è almeno più disteso.
H come Humanae Vitae L’enciclica di Paolo VI è stata da tempo eletta da Papa Francesco come una enciclica esempio. Perché Paolo VI andò contro il parere della maggioranza, e con coraggio ristabilì la dottrina della Chiesa, aveva spiegato il Papa in una intervista al Corriere della Sera. Si è parlato anche di Humanae Vitae nei due sinodi sulla famiglia. Una linea guida, secondo molti. Una prassi da cambiare secondo altri, che premono anche perché il Papa faccia, del documento post-sinodale, una specie di aggiornamento pastorale dell’enciclica paolina. Papa Francesco li accontenterà?
I come Imprevedibilità L’indizione dell’Anno Santo Straordinario è il sintomo di una imprevedibilità che Papa Francesco ha mostrato sin dall’inizio del pontificato. In tre anni, Papa Francesco ha imparato ad essere più istituzionale, ma in generale non sa trattenersi quando intravede la possibilità di un gesto fuori dagli schemi. Aggiunge sempre delle frasi a braccio ai discorsi, e alcuni nemmeno li legge. Ormai, in Vaticano hanno anche tralasciato la pratica di dare per letti i discorsi non letti da Papa Francesco, ma sostituiscono il bollettino con una trascrizione completa delle parole a braccio. Altre volte, il Papa fa dei gesti che non sono previsti. Come quando, all’inizio della celebrazione sulla Confessione, si staccò dalla processione e andò ad inginocchiarsi, lui per primo, davanti ad un confessionale qualsiasi.
L come Laudato Si Enciclica attesa, letta in molti consessi internazionali, variamente anticipata, la “Laudato Si” non è meramente una enciclica sulla questione ambientale, ma rappresenta il pensiero di Papa Francesco sui temi della Dottrina Sociale. È un documento più “tecnico” che “teologico”, che declina molte applicazioni pratiche, e che rovescia la prospettiva: prima i dati, l’approccio alla realtà, e poi l’universalizzazione della realtà sotto una visione teologica comune. È un approccio che ha guadagnato molti consensi a livello internazionale, anche se poi si discute sulla veridicità e bontà dei dati utilizzati. Di certo, una enciclica che ha avuto un forte impatto nel mondo secolare. Ma si sbaglierebbe a considerarla una enciclica “nuova”: gli elementi della Dottrina Sociale della Chiesa ci sono tutti, e le citazioni stanno a dimostrare una forte continuità con i predecessori.
M come Movimenti popolari Il modo in cui declina la Dottrina Sociale, Papa Francesco lo ha delineato nei due incontri con i movimenti popolari, il primo a Roma, il secondo in Bolivia, davanti a un estasiato presidente Evo Morales, leader dei Cocaleros, che poco prima li aveva consigliato una onorificenza creata apposta per lui, un crocifisso inciso su falce e martello opera di un gesuita martirizzato laggiù. L’appello del Papa è stato chiarissimo: terra, tetto e lavoro per tutti. Una rivendicazione sociale che è stata anche fonte di grandi dibattiti.
N come Nuovi Dicasteri Le discussioni sulla riforma della Curia sono incessanti, ma per ora l’unico dicastero a muoversi è la neonata Segreteria per la Comunicazione, che deve completare i ranghi. Sono già nate Segreteria per l’Economia e Consiglio per l’Economia, mentre si attende la definizione di questo nuovo dicastero su “Laici, Famiglia e Vita”, che andrebbe ad accorpare Pontifici Consigli per i Laici e la Famiglia e a collegare la Pontificia Accademia per la vita. Un altro dicastero sarà quello di “Giustizia, Pace e Migrazioni”, ma anche quello è tutto da definire. Resta, fortissimo, il ruolo della Segreteria di Stato, che pure sembrava il primo dicastero vaticano in odore di smantellamento.
O come ONU “Terra, tetto e lavoro” è l’appello che Papa Francesco ha fatto anche nel discorso alle Nazioni Unite di New York. Un discorso nel quale ha inserito anche l’appello per l’ambiente, che poi è tornato in Kenya. Anche a Nairobi c’è una sede ONU, e il Papa ha parlato anche lì durante il suo viaggio di novembre in Africa. Due appuntamenti internazionali di grande rilievo. All’UNON di Nairobi, Papa Francesco ha introdotto anche il tema dei brevetti, fondamentale in Africa. Perché la politica dei brevetti fa sì che le grandi lobby internazionali non garantiscano accesso per tutti ai medicinali, e ad altri beni necessari per la sopravvivenza.
P come Pellegrinaggi e viaggi Sri Lanka e Filippine; Sarajevo; Ecuador, Bolivia e Paraguay; Cuba e Stati Uniti d’America; Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. Sono le tappe internazionali di Papa Francesco in quest’anno. Un Paese europeo che però ancora non è in Europa (nel 2014 fu l’Albania), due continenti del Sud del mondo (Asia e Africa) per portare la Chiesa anche in quei territori, l’amato Sudamerica e poi gli Stati Uniti, con tappa a Cuba. In Italia, il Papa è andato a Torino, un pellegrinaggio per venerare la Sindone esposta per il Bicentenario di Don Bosco, e poi a Napoli e a Prato e Firenze. L’anno prossimo, nessun viaggio in Italia. Ma è già confermato il viaggio in Messico, che sarà anche un pellegrinaggio per venerare la Madonna di Guadalupe.
Q come Questioni aperte Un Papa imprevedibile è un Papa che lascia anche molte questioni aperte. Le discussioni sono molte, e non è detto sia un dato negativo. Perché la discussione porta anche nuove idee, e in fondo Papa Francesco ha sempre chiesto di “hacer lìo”, fare rumore, in una delle espressioni tipiche del dialetto di Buenos Aires. Hanno sicuramente fatto rumore i due sinodi della famiglia, ed ora si attende il documento di Papa Francesco per chiudere ogni discussione. Mentre, sul tema delle riforme, in molti notano che la parte organizzativa è in fase di stallo. Papa Francesco si affanna a dire che le riforme si faranno, e che i primi effetti sono già visibili. Ha la volontà di presentarsi come un garante, mentre tutti discutono. E chiede a tutti di discutere, sempre, con parresia. Si tratta anche di un modo per vedere fino a dove le persone si possono spingere.
R come Riforme Ormai gli incontri del Consiglio dei Cardinali sono 13, e alcune riforme sono già in cantiere. C’è anche una Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, che sta cercando di fornire a tutti linee guida per affrontare il dramma della pedofilia tra il clero. La visione del Papa, però, sembra più destinata a toccare le nomine dei vescovi, creando nuovi vescovi non di carriera, e soprattutto pastori tra la gente. Una Chiesa che è una casa di vetro, trasparente, che cerca di dialogare con il mondo, e dal mondo prende il meglio: sembra questo l’obiettivo di Papa Francesco. C’è poi un altro tipo di riforma: quella del processo per le dichiarazioni di nullità matrimoniale. Per ora, la discussione si è concentrata sui tribunali interdiocesani, che sono stati de facto aboliti. Ma come le nuove norme saranno messe in opera è tutto da vedere.
S come Sinodo Tre settimane di discussione hanno certificato, di fatto, che le periferie del mondo sono quelle che più difendono la tradizione della Chiesa. I vescovi africani si sono opposti ad ogni cambiamento, anche solo subodorato, di dottrina, i vescovi dei Paesi dell’Est Europa hanno ristabilito la tradizione, anche nel nome di San Giovanni Paolo II. Da qui viene la Chiesa del futuro, ed è un dato da non sottovalutare.
T come Tradizione Papa Francesco è comunque un uomo molto in linea con la tradizione della Chiesa. Spesso parla della Chiesa “santa madre gerarchica”, sottolinea che fuori della Chiesa “non vi è salvezza”, parla della necessità di stringersi intorno a Pietro. E parla della Confessione, uno dei temi più tradizionali che ci sono. Se si mette da parte la volontà di dare accento solo alle proclamazioni di misericordia, e si tolgono tutte le espressioni ad effetto, abbiamo un Papa che in fondo è molto più tradizionalista di quello che si pensi. E lo dimostra anche il fatto che, per l’anno Giubilare, Papa Francesco ha decretato che anche le confessioni fatte presso i sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X (i lefevbriani, che non sono in comunione con Roma) saranno valide.
U come Unità E’ anche questa mossa in favore dei lefevbriani un segno dell’operato di Papa Francesco per l’unità? Di certo, a Papa Francesco sta molto a cuore il dialogo ecumenico, e c’è ancora il sogno di un incontro tra Roma e il Patriarcato di Mosca, magari in territorio neutro. I passi da fare sono molti, ma Papa Francesco punta sull’ecumenismo del sangue, sui martiri comuni. Un tema che è risuonato durante il viaggio in Uganda, dove il Papa ha visitato il sacrario dei martiri cattolici e quello dei martiri anglicani, uniti nel sacrificio perché cristiani.
V come Vatileaks 2 Si pensava che il tema della fuga di documenti riservati fosse terminato con il processo a Paolo Gabriele. Ma non era così. E forse le responsabilità di questa costante fuga di documenti sono da addossare ad una piccola lobby che si muove dietro le quinte con l’idea di controllare la Chiesa. Magari una lobby con ramificazioni non solo all’interno del Vaticano. Del Vatileaks 2 si è detto molto, e spesso inesatto: non è un processo contro la libertà di stampa, ma un processo sulla diffusione di informazioni riservate, che si terrebbe anche in Italia (il reato è regolato dall’articolo 262 del Codice Penale, ed è previsto anche nella Convenzione Europea dei Diritti Umani), e l’indagine è partita ben prima della diffusione dei documenti sui libri in oggetto. Colpisce che a processo ci siano persone che avevano goduto di una certa fiducia del Papa, ma non è una novità assoluta. Il processo dice però due cose: che anche con Papa Francesco, la Santa Sede difende la sua sovranità, perché il Vaticano ha un suo tribunale e le sue leggi, da rispettare; e che gli scandali non erano generati solo a causa di collaboratori sbagliati del precedente pontificato, ma che c’era piuttosto un giro di informazioni che prescindeva qualunque pontificato.
Z come Zingari L’incontro con il popolo gitano di Papa Francesco ha replicato quello di Benedetto XVI. Per Papa Francesco, si trattava di un segnale verso coloro che sono stati anche “disprezzati”, come ha detto rivolgendosi al popolo gitano che è andato a salutarlo in Aula Paolo VI.