Le stampe dei Borbone di Napoli

Condividi su...

“Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica” si visita fino al 6 marzo 2016 a Roma all’Istituto Centrale per la Grafica nel Museo dell’Istituto, in via della Stamperia 6 presso la Fontana di Trevi. Si possono vedere le antiche matrici in rame restaurate dall’ICG e le stampe – di nuova e perfetta incisione – che illustrano la produzione editoriale della “Stamperia Reale” fondata a Napoli da Carlo di Borbone nel 1748 (sarebbe divenuto Carlo III di Spagna nel 1759).

Sono matrici che raccontano la storia di un’istituzione prestigiosa, con sede nel Palazzo Reale e poi nel convento di Santa Maria del Rosario alle Pigne di Napoli. Già nell’ottobre 2014, i calcografi dell’Istituto Centrale per la Grafica avevano restaurato e tratto nuove stampe dalle matrici originali in rame della “Reale Stamperia Borbonica” conservate nel Museo archeologico nazionale di Napoli, Il fondo completo consta di circa seimila lastre che il costituiscono il grande archivio di una tra le più importanti “case editrici” europee fra il XVIII e il XIX secolo.

La mostra documenta – insieme alla varietà e la qualità dei disegni e delle incisioni – l’alto livello culturale della società artistica e erudita che operava intorno alla corte napoletana alla metà del ‘700. Vediamo stampe tratte da album sul progetto di costruzione della Reggia di Caserta di Luigi Vanvitelli (Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo), da album sui dipinti della pinacoteca farnesiana (Carlo di Borbone era figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese), sui costumi tradizionali delle varie località del Regno di Napoli e di Sicilia, per giungere fino a stampe sulla paleontologia e sulla botanica, sulla geografia e sulla fisica: le scienze osservative dell’età del primo Illuminismo. Una curiosità, a Napoli si pubblicò il primo libro italiano dedicato al nuoto e alla teoria del galleggiamento: L’uomo galleggiante, del quale si vedono in mostra due piacevoli illustrazioni.

Di grande rilievo, nell’operato della “Reale casa editrice”, fu l’impresa delle “Antichità di Ercolano esposte (1757-1792)”: opera dedicata all’archeologia, che contribuì a plasmare il gusto della cultura europea del tardo Settecento nel segno del neoclassicismo, riproducendo gli straordinari ritrovamenti degli scavi di Ercolano e di Pompei intrapresi in modo sistematico dal 1738. Furono stampati 8 volumi di grande pregio, destinati a un pubblico colto e facoltoso. Vi contribuirono l’Accademia Ercolanese, fondata nel 1755, e, a Portici, una scuola di disegnatori e incisori guidati da Vanvitelli e Nolli. Vi sono raffigurate le pitture, i bronzetti, i mosaici che venivano in luce durante gli scavi.

La mostra all’ICG è stata l’occasione per pubblicare un dotto libro-catalogo: “Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica” (Napoli, ESI 2015) curato da Maria Rosaria Nappi. Oltre a ricostruire la storia dell’istituzione grafica napoletana e l’allargamento a sud del “Grand Tour” settecentesco, vi sono descritte le 200 matrici –«in pessimo stato di conservazione» – restaurate nell’arco di tre anni dal Laboratorio dell’ICG in base a severi protocolli. Da queste matrici derivano le stampe di documentazione post-restauro, tirate dai calcografi con il metodo tradizionale: utilizzando il torchio manuale tra quelli storici della stamperia dell’Istituto, che si vedono oggi. La mostra all’ICG è a cura di Rita Bernini.

La troviamo disposta in tre sale. Nella prima vi è l’“in folio” del quinto volume delle “Antichità di Ercolano esposte”, prestato della vicina Accademia di San Luca. Nella seconda sala sono esposte le incisioni che raffigurano i dipinti della Collezione Farnese ceduta da Elisabetta al figlio Carlo. Si tratta di stampe di opere di Correggio, Guercino, Schedoni, Giulio Romano, allora utilizzate come doni a principi e dignitari della corte. Vi sono anche riproduzioni derivate da quadri di cui si sono perse le tracce. Nella terza sala si ammirano le monografie naturalistiche su terremoti, eruzioni vulcaniche e sulle macchine per srotolare i papiri che venivano ritrovati nella Villa dei Pisoni. Nel 1832, all’epoca di Francesco I, si stampò il volume “Costumi diversi di alcune popolazioni de’ Reali Domini di qua del Faro”, da cui furono tratti soggetti per la Real Fabbrica di Porcellane di Capodimonte. Si espone anche la “Dichiarazione dei disegni” di Luigi Vanvitelli che precedeva il volume, di grande formato, relativo alla costruzione del Real Palazzo di Caserta, iniziata il 20 gennaio del 1752.

Una mostra di grande interesse per gli appassionati della storia e della cultura degli stati preunitari italiani: il giacimento culturale prezioso da cui emergono con continuità creazioni, idee e suggestioni per l’oggi del patrimonio artistico italiano.

Nella foto: “Bambina con l’abecedario”, acquaforte e bulino (1805). Bartolomeo Schedoni pinxit e Paolino Girgenti dis., Francesco Martano inc., Guglielmo Morghen dir. Restauro e stampa ICG 2015; da matrice originale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

151.11.48.50