Novità al Museo Napoleonico di Roma

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Molte novità da vedere al Museo napoleonico di Palazzo Primoli, in Piazza di Ponte Umberto I a Roma. Nel bell’edificio – che ospita, al primo piano, l’affascinante “Casa museo di Mario Praz” (neoclassica e in stile Impero) – è collocato, al piano terra, il Museo Napoleonico di Roma. Già nel 1927 il conte Giuseppe Primoli (1851-1927), figlio del conte Pietro Primoli e della principessa Carlotta Bonaparte, donò alla città di Roma la sua importante collezione di opere d’arte, cimeli napoleonici e memorie familiari. La collezione, che vediamo oggi nelle sale del palazzo di famiglia, è stata arricchita anche dal lascito del fratello Luigi Primoli (1858-1925).

Nella prima grande sala, posta su di un mobile e appena restaurata, fa bella mostra di sé la “Pendola Urania”. Il bel volume intitolato “Le ore dell’Imperatore” a cura di Fabio Benedettucci ci racconta gli studi e gli incontri che hanno reso possibile il restauro dell’antico orologio. La PENDOLA URANIA è in bronzo dorato, impreziosita da una scultura in biscotto realizzata nel 1807 su di un modello dello scultore francese Charles-Auguste Taunay. La musa Urania era la protettrice dell’astronomia, scienza illustrata dalla sfera celeste su è poggiata. Va a merito della Fondazione Paola Droghetti onlus e di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali -l’intervento realizzato da Maria Gigliola Patrizi su di un così raro oggetto di arte applicata.

La pendola fu probabilmente donata dall’imperatore Napoleone Bonaparte a uno dei suoi fratelli e alla metà dell’Ottocento arredò le sale dell’Hôtel Chabrillan a Parigi, residenza degli esponenti romani della famiglia Bonaparte, giunti nella capitale francese su invito di Napoleone III.

Alcune stanze più oltre, superata la camera dell’Aiglon e quella di Paolina, è collocata la mostra di stampe e cimeli intitolata “QUANDO ROMA PARLAVA FRANCESE. Feste e monumenti della prima Repubblica Romana (1798-1799)”. La mostra rievoca alcuni aspetti dei 20 mesi della Repubblica Romana del 1798-99 che, contrassegnati da molte contraddizioni, rappresentarono per la città un momento di cesura rispetto al passato, dando vita a strutture politiche e amministrative inedite nella capitale pontificia. In particolare, il governo repubblicano inventò nuove cerimonie pubbliche. Erano le cosiddette “feste rivoluzionarie”, trasposizione capitolina di quelle francesi. Furono innalzati monumenti e vessilli ricchi di simboli e di richiami ai secoli repubblicani dell’antica Roma e furono realizzati imponenti apparati cui collaborarono architetti, pittori e scultori.

Si tratta di una raccolta di assoluta rarità nel panorama collezionistico pubblico e privato, che raccoglie disegni e documenti di opere che non sfuggirono alla distruzione nel corso della successiva Restaurazione. Le crearono convinti giacobini come David-Pierre Humbert de Superville, Giuseppe Ceracchi, Sebastiano Ittar e Paolo Bargigli e artisti come l’architetto Giuseppe Camporese e l’incisore Tommaso Piroli.

Nella foto: la Pendola Urania del Museo Napoleonico di Roma, 1807.

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