Pax Christi e la giornata ONU per la Palestina
11 anni fa partiva la Campagna ‘Ponti non Muri’, lanciata da Pax Christi; con questa prospettiva sabato 28 novembre a Napoli Pax Christi ha organizzato la Giornata ONU per la Palestina:
“Il programma di questo anno è stato incentrato sulla colonizzazione incessante che interessa Gerusalemme Est con al centro la città vecchia. Lo sguardo si è esteso a tutta la Cisgiordania dove sia i coloni che i soldati sono sempre più aggressivi nel silenzio dei media italiani. Si è affrontata la crisi di Gaza, della situazione sanitaria sempre più drammatica, sempre con esperti e testimoni che vorremmo portare in tutte le città e le scuole d’Italia”.
La data del 29 novembre è stata scelta per il significato che essa ha per il popolo palestinese. Quel giorno, nel 1947, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181, che divenne nota come la Risoluzione sulla Partizione. La risoluzione stabiliva la creazione in Palestina di uno ‘Stato ebraico’ e di uno ‘Stato arabo’, con Gerusalemme come ‘corpus separatum’ sottoposta a un regime internazionale speciale.
La Giornata Mondiale di Solidarietà ha tradizionalmente rappresentato un’opportunità per la comunità internazionale di concentrare la propria attenzione sul fatto che la questione palestinese è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri inalienabili diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale, cioè, il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità nazionali, e il diritto di fare ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati.
In Italia, da qualche anno, Pax Christi ha tessuto una ricca rete di realtà interessate a diffondere e sensibilizzare il dramma della Palestina: “Tutti ne scrivono, ma niente si muove. Quando le immagini delle ruspe e delle radici degli ulivi secolari del villaggio di Cremisan hanno cominciato a fare il giro del mondo, tutti hanno descritto la folle condizione dei proprietari di quelle terre, da anni aggrappati ad una sentenza della Corte israeliana che, dopo aver illuso di fermare l’assurda decisione di annessione di un’intera collina, ha lasciato il posto all’abbattimento di tutte le piante di ulivo.
E le foto le hanno viste tutti. Ma è finita lì. Quando poi si è diffusa la scena dell’aggressione del soldato al parroco e quelle decisamente inusuali della Messa celebrata esattamente lì, con l’altare picchettato dai militari, visto che le famiglie vittime di questa violenza sono della parrocchia di Beit Jala, allora tutti hanno alzato il tono della disapprovazione. Ma niente ha fermato le ruspe né coloro che hanno preso e approvato quella decisione.
D’altra parte, niente di nuovo. Molte cose stanno accadendo nei Territori Palestinesi Occupati… Noi di Pax Christi, che da anni coltiviamo amicizie fraterne con queste famiglie e veniamo ospitati con una premura indimenticabile nelle loro case, restiamo attoniti per questo crimine ripetuto e inascoltato che colpisce non solo i cristiani e non solo Betlemme…
Chiediamo in particolare alle comunità cristiane di accogliere il grido accorato del parroco che con la sua gente ci ha implorato: Fate qualcosa, muovete la gente, fate conoscere quest’incubo. Riunite tutti coloro che cercano davvero la pace. Non possiamo lasciarli continuare così!”.
Al convegno hanno partecipato anche due testimoni diretti del territorio mediorientale. Il rabbino Jeromy Milgrom, che dopo aver studiato al seminario teologico ebraico di New York, si è trasferito dal 1968 in Israele, dove è stato coinvolto in importanti iniziative nell’ambito del dialogo interreligioso con palestinesi, musulmani e cristiani.
Nel 1988 ha fondato il movimento ‘Rabbini per i Diritti Umani’ e, insieme al reverendo anglicano palestinese Shehadeh, è stato fondatore dell’associazione ‘Religioni per la Pace’. Suor Alicya Vacas Moro è una suora spagnola comboniana, che si trasferisce in Terra Santa nel dicembre 2008, a ridosso dello scoppio della guerra di Gaza. E’ infermiera professionale, specializzata in Medicina internazionale all’Università di Brescia, e membro dei ‘Medici dei diritti umani’, coi quali collabora presso la clinica di Tel Aviv e attraverso la clinica mobile raggiunge i più poveri di Israele.
Impegnata nell’aiuto ai beduini che vivono nel deserto tra Gerusalemme e Gerico, è stata responsabile del progetto ‘Tutti a scuola: scuola materna per i bambini beduini’. Attualmente risiede nella sede delle Comboniane di Verona, dove a giugno 2015, le è stato consegnato, dal vice-presidente di Pax Christi Italia il premio ‘Ponti e non muri 2015’.
Nel frattempo circa 350 famiglie cristiane vivono a Gaza, un’area devastata da guerre incessanti e sottoposta a un blocco totale imposto da Israele. Con il proposito di consentire a queste realtà di vivere un Natale di festa e di calore, Caritas Gerusalemme ha lanciato una campagna di raccolta fondi dal titolo: “Dalla famiglia alla famiglia: Regali di Natale per Gaza”.
In questo modo, l’ente caritativo cattolico spera di raccogliere 50.000 dollari e acquistare doni che saranno distribuiti il 20 dicembre, a conclusione della messa di Natale presieduta da Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme. Inoltre, con questa campagna la Caritas Gerusalemme vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e i cristiani nel mondo sule sofferenze della popolazione cristiana di Gaza.