Cop21: i cattolici chiedono rispetto del creato

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Un mese dedicato al clima e alla tutela del Creato, in vista della Cop21, ovvero la 21° Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che avrà luogo a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre, fino al 29 novembre dal Movimento mondiale cattolico per il clima (Gccm), che raduna 230 organizzazioni cattoliche con l’obiettivo di rispondere all’imperativo suscitato dal cambiamento climatico.

Il documento invita a lavorare per l’approvazione di un accordo sul clima che sia equo, giuridicamente vincolante e generatore di un vero cambiamento: “Dalla Conferenza di Parigi ci aspettiamo e chiediamo azioni appropriate. Uniti in preghiera con i cattolici di tutto il mondo, insistiamo affinché la Cop21 stabilisca politiche climatiche che incoraggino uno stile di vita radicato nella solidarietà, nella carità e nella giustizia, secondo i limiti naturali della nostra terra, ‘casa comune’, ed in base al riconoscimento della necessità di proteggere le risorse essenziali per la vita”.

Esprimendo gratitudine ai vescovi firmatari dell’appello, il Movimento ha in programma tre iniziative: una petizione cattolica sul clima, siglata già da 250.000 persone, e che mira all’adozione di politiche internazionali per impedire l’innalzamento del riscaldamento globale. La seconda iniziativa è la ‘Marcia per il clima’, in programma nella capitale francese il 29 novembre:

“La nostra fede cattolica è la base per il nostro lavoro di protezione di tute le persone e di tutte le vite. Crediamo, come ha detto Papa Francesco, che il cambiamento climatico sia un tema morale e per questo vogliamo sollecitare tutte le persone a creare legami tra loro, con il Creato e con Dio”.

La terza iniziativa, invece, ha un carattere più ‘social’: una catena ininterrotta di preghiera che si potrà seguire su Twitter tramite l’hashtag #Pray4Cop21. Nell’appello i rappresentanti delle Associazioni Continentali delle Conferenze Episcopali hanno affermato:

“Chiediamo alla COP 21 di stipulare un accordo internazionale per limitare l’aumento della temperatura globale entro i parametri attualmente proposti all’interno della comunità scientifica mondiale al fine di evitare impatti climatici catastrofici, soprattutto sulle comunità più povere e vulnerabili”.

Queste sono le 10 proposte su cui il documento invita a riflettere: tenere a mente non solo le dimensioni tecniche, ma soprattutto quelle etiche e morali dei cambiamenti climatici, di cui all’articolo 3 della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Accettare che il clima e l’atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e destinati a tutti.

Adottare un accordo globale equo, generatore di un vero cambiamento e giuridicamente vincolante sulla base della nostra visione del mondo che riconosce la necessità di vivere in armonia con la natura e di garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, compresi quelli dei popoli indigeni, delle donne, dei giovani e dei lavoratori.

Limitare drasticamente l’aumento della temperatura globale e fissare un obiettivo per la completa decarbonizzazione entro la metà del secolo, al fine di proteggere le comunità che in prima linea soffrono gli impatti dei cambiamenti climatici, come quelle nelle isole del Pacifico e nelle regioni costiere. Sviluppare nuovi modelli di sviluppo e stili di vita compatibili con il clima, affrontare la disuguaglianza e portare le persone fuori dalla povertà.

Fondamentale per questo è porre fine all’era dei combustibili fossili, eliminandone gradualmente le emissioni, comprese quelle prodotte da mezzi militari, aerei e marittimi, e fornendo a tutti l’accesso affidabile e sicuro alle energie rinnovabili, a prezzi accessibili.

Garantire l’accesso delle persone all’acqua e alla terra con sistemi alimentari sostenibili e resistenti al clima, che privilegino le soluzioni in favore delle persone piuttosto che dei profitti. Garantire, a tutti i livelli del processo decisionale, l’inclusione e la partecipazione dei più poveri, dei più vulnerabili e dei più fortemente danneggiati.

Garantire che l’accordo offra un approccio di adattamento che risponda adeguatamente ai bisogni immediati delle comunità più vulnerabili e che si basi sulle alternative locali. Riconoscere che le esigenze di adattamento sono condizionate dal successo dell’adozione delle misure di riduzione.

Fornire roadmap chiare su come i Paesi faranno fronte all’insieme degli impegni finanziari prevedibili, coerenti ed aggiuntivi, garantendo un finanziamento equilibrato delle azioni di riduzione e delle esigenze di adattamento.

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