Premio Diritti Umani a Riccardo Rossi

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Nelle scorse settimane si è svolto a Roma, presso l’aula magna della facoltà di teologia valdese, il ‘Premio Italia Diritti Umani 2015’ per commemorare la tragica scomparsa dell’ex vice-presidente dell’associazione Antonio Russo, ucciso nel 2000 mentre indagava sulla tragedia cecena, organizzato dalla Free Lance International Press, associazione di giornalisti freelance a carattere internazionale, con la collaborazione di Amnesty International Italia, Cittanet e lo studio Scopelliti-Ugolini.

Di grandissimo spessore le persone premiate: Riccardo Rossi, Silvia Cutrera e Massimo de Angelis. Una menzione speciale per i diritti umani è andata alla poetessa Anna Manna. Così è scritto nella motivazione del premio dato a Riccardo Rossi, che korazym aveva già intervistato alcuni mesi fa: “Riccardo Rossi, il giornalista chiamato il ‘mastino napoletano’, addetto stampa di politici noti, frequentava deputati e personaggi illustri e scriveva per loro ciò che loro pretendevano che venisse scritto andando anche contro la verità contingente.

La scoperta di avere un fratello soggiogato alla droga, esasperato dalle pressioni di linee editoriali legate a giri di malaffare ed il ricordo di un bambino di strada incontrato in Romania, lo convinsero a dedicarsi totalmente agli altri, ai diritti umani innanzitutto. Riccardo Rossi ha scelto di vivere presso la Casa Famiglia ‘Oasi della Divina Provvidenza’ a Pedara (CT), antico borgo alle falde dell’Etna, in Sicilia. Oggi Riccardo aiuta i disabili e i malati terminali.

Scrive notizie e articoli ma solo quelle belle, positive, quelle notizie che ad ascoltarle danno gioia e felicità oltre ad infondere tranquillità profonda. ‘La Gioia’ è un giornale di buone notizie che vuole ispirare gesti solidali. Nasce come braccio operativo dell’Associazione ‘La Gioia onlus’ che vuole, tramite la comunicazione, ispirare percorsi di carità”.

A lui abbiamo chiesto di raccontarci cosa vuol dire ricevere un premio per i diritti umani: “Vuol dire avere una consapevolezza in più. La fede da lungo tempo mi indica una strada che è quella del servizio. Gesù Cristo ci ha regalato il cammino dell’amore e della carità come nostro stile di vita. Però ricevere un premio per le proprie scelte è molto gratificante, sentire le motivazioni per cui mi è stato assegnato è stato decisamente emozionante”.

Perchè hai scelto di impegnarti nel campo dei diritti umani?
“Sai, come tanti giovani avevo grandi propositi e volevo cambiare il mondo. Mi sono accorto che con la politica (ero addetto stampa di politici) ed i servizi giornalistici di denuncia, contribuivo solo a creare confusione nella gente. Quando ho incontrato la fede (dopo i trent’anni) ho fatto più di una missione umanitaria all’estero (Kosovo e Romania) ed in una di queste ho capito quanto sia importante combattere per i diritti umani, specie dei più deboli. Circa 13 anni fa conobbi un giovane catanese di nome Giuseppe che tutte le sere (nelle sue missioni all’estero) andava ad incontrare la gente che viveva in strada ad Onesti in Romania.

Non ero molto interessato a seguirlo, durante il giorno andavo in tanti posti (orfanatrofi, da famiglie povere) e a fine giornata ero stanco. Ma una sera lo seguii e proprio quella volta incontrammo un bambino rom abbandonato che viveva alla stazione. Giuseppe, il giovane missionario catanese, lo prese con se e lo tolse dalla strada. Egli dovette superare tanti ostacoli per aiutare quel bimbo ma ci riuscì; ora a distanza di anni è un adulto e ha moglie ed un figlio. Ebbene io con tanti articoli, interrogazioni parlamentari, non avevo mai salvato una vita umana! Come potevo rimanere indifferente?”

Come si può raccontare di buone notizie?
“Le Buone Notizie fanno bene al cuore e il primo che ne trae giovamento sono io! Sono sempre stato un pessimista e il cercare le buone notizie ( che pubblico nella mia pagina https://www.facebook.com/lagioiapage/?fref=nf ) mi ha aperto scenari immensi. Mi ha fatto scoprire la speranza, la gioia, l’apprezzare le cose belle della vita.

Tutti possiamo raccontare di Buone Notizie: di un bel gesto, di una vita recuperata, di persone che si dedicano agli altri. Accanto a noi ci sono tante persone che fanno cose belle, i giovani che fanno volontariato (scout in prima fila), esercizi commerciali che donano cibo a chi è in difficoltà, tanti che regalano il proprio tempo… Invece di riempire i social network di lamenti e cavolate, diventiamo strumento per divulgare le buone notizie!”

Perchè hai deciso di vivere in una casa famiglia?
“Vi ho raccontato di quell’esperienza in Romania; ebbene non sono stato più lo stesso da quel giorno. Scoprii che Giuseppe (l’uomo che aveva salvato quel bimbo dalla strada) era il responsabile di una casa famiglia in Sicilia ( www.insieme.ct.it ) dove ospitava le persone in difficoltà, quelle che non vuole nessuno.

Ero in un periodo difficile della mia vita, mio fratello nelle maglie della droga, forse di una setta satanica e io non avevo sue notizie da un anno. Non mi ritrovavo più in questa società che lascia indietro gli ultimi, avevo perso la speranza. Mi sono trasferito in casa famiglia dopo un anno di travaglio e pian piano ho dato senso alla mia vita.

Occuparmi di diversamente abili, malati terminali, recuperare la Provvidenza, lavare le stoviglie, valgono molto di più di mille articoli che ho potuto scrivere al soldo dei potenti! Non sono più capace di vivere come facevo un tempo e la Buona Notizia più grande è che una donna che mi ama mi seguirà in casa famiglia (ci sposeremo presto). Sono sicuro che assieme a questa donna (di nome Barbara) costruiremo cose ancora più belle”.

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