Canada: cattolici protagonisti del bene comune

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Essere protagonisti sulla scena sociale in vista della giustizia e del bene comune: è questo l’invito rivolto dai vescovi del Canada ai cattolici in vista delle elezioni parlamentari del 19 ottobre con un documento intitolato ‘Far sentire la propria voce’: non ‘un programma politico’, bensì ‘una lente attraverso la quale analizzare e valutare i politici e i loro programmi’.

In effetti il documento ricorda come la Chiesa cattolica incoraggi e promuova ‘la libertà politica e la responsabilità dei cittadini, i quali, esercitando il diritto di voto, compiono il loro dovere di scegliere il Governo’. Contemporaneamente, ai candidati e ai partiti politici i presuli canadesi ricordano ‘la responsabilità di lavorare ‘per il bene della popolazione e per il bene comune della società’. La conseguenza è la formulazione di alcuni criteri con i quali valutare i programmi dei candidati in lizza.

Come prima cosa, i vescovi ricordano ‘il rispetto della vita e della dignità della persona dal concepimento e fino alla morte naturale’, ribadendo la necessità di tutelare l’embrione, aiutare le donne incinte in difficoltà, rispettare la dignità dei malati in fin di vita accompagnandoli fino alla morte naturale e favorendo il loro accesso alle cure palliative.

Per questo, la Chiesa canadese esorta i cittadini a ‘protestare apertamente’ contro il suicidio assistito, l’eutanasia, la pena di morte che ‘annientano il valore intrinseco della vita umana’ e a proteggere “le persone più vulnerabili: disabili, anziani, malati, poveri o sofferenti per la costruzione di una società più giusta, in cui siano garantiti il rispetto della libertà di coscienza e di religione sia in pubblico che in privato”.

Una società di questo tipo è pure capace di promuovere la ‘solidarietà e il dialogo con le comunità autoctone’ il cui sviluppo va adeguatamente promosso, di introdurre misure fiscali eque, di contenere gli eccessi nella spesa pubblica, di lottare contro la miseria, in particolare quella infantile, e di sostenere le famiglie disagiate.

Per quanto concerne la vita familiare i vescovi canadesi indicano la necessità di lavorare per ‘la sua promozione integrale’ che comporta ‘un equilibrio’ con la vita lavorativa, l’equità salariale tra uomini e donne, l’accesso per tutti a cure sanitarie di qualità, il sostegno ai ricongiungimenti familiari dei migranti, la lotta contro la tratta di esseri umani, la riabilitazione dei detenuti insieme al sostegno per le vittime di crimini e il contrasto alla tossicodipendenza e alla ludopatia.

Infine nel documento della Chiesa canadese è dato un ampio spazio allo scenario internazionale e alla cooperazione: “Credere nella giustizia e nella pace significa promuovere sforzi contro la povertà e la fame e favorire l’istruzione e le cure mediche nei Paesi in via di sviluppo”.

E significa anche lavorare all’eliminazione degli armamenti nucleari, incoraggiando ‘un controllo severo sulla vendita delle armi leggere’, rispettando i trattati sul diritto internazionale, tutelando la dignità umana di migranti e rifugiati, lottando contro quelle pratiche commerciali e industriali che violano la dignità dei lavoratori.

La Conferenza episcopale canadese indica poi come fondamentale anche il criterio ecologico, richiamando la necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, l’uso di combustibili fossili, l’inquinamento urbano:

“L’attuale campagna elettorale federale è un’occasione unica per condividere le vostre preoccupazioni per i candidati e per influenzare il processo decisionale su questioni che riguardano sia lo sviluppo e la giustizia sociale… Vi invitiamo a partecipare attivamente alla vita democratica canadese incontrando i candidati ed interrogarli sui temi presentati in modo più dettagliato in questa guida e su altri argomenti che vi sono a cuore”.

Un ultimo interessante punto del documento riguarda gli investimenti all’estero del Paese: “Gli investimenti diretti esteri non necessariamente migliorano le condizioni di vita della maggior parte delle persone, e in molti casi, le attività delle compagnie internazionali peggiorano le condizioni di vita dei poveri e compromettono i governi locali…

Inoltre gli investimenti non possono basarsi unicamente su progetti di responsabilità sociale delle imprese… Molte ONG canadesi hanno espresso le loro preoccupazioni, e, talvolta, la loro opposizione nei confronti di questo approccio di mettere prima gli interessi commerciali del Canada a quelli delle società più vulnerabili. Occorre prendere in considerazione le prospettive dei poveri”.

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