Papa Francesco: a Dublino con le famiglie profetiche
Ultimo giorno per papa Francesco nel viaggio americano, dedicato a sottolineare la bellezza della famiglia. Questa bellezza salta subito agli occhi vedendo l’estesa folla venuta al ‘B. Franklin Parkway’ ed il papa avanza accarezzando i bambini.
Ancora una volta, come negli altri incontri pubblici, il pensiero del papa va alla famiglia come centro vitale della società civile; lo aveva detto in mattinata ai vescovi nell’incontro al seminario di san Carlo Borromeo, chiedendo di raccontare la bellezza della famiglia:
“Come pastori, noi vescovi siamo chiamati a raccogliere le forze e a rilanciare l’entusiasmo per la nascita di famiglie più pienamente rispondenti alla benedizione di Dio, secondo la loro vocazione! Dobbiamo investire le nostre energie non tanto nello spiegare e rispiegare i difetti dell’attuale condizione odierna e i pregi del cristianesimo, quanto piuttosto nell’invitare con franchezza i giovani ad essere audaci nella scelta del matrimonio e della famiglia. Anche qui ci vuole una santa parresia!”.
Questa ‘franchezza della testimonianza’ è stata ripresa, davanti a 2.000.000 di fedeli (secondo le fonti ufficiali), nell’omelia dell’ultima celebrazione eucaristica americana, dedicata alla famiglia, partendo dal vangelo di san Giovanni, parlando del linguaggio allegorico che anima l’entusiasmo:
“Nella prima Lettura, Giosuè dice a Mosè che due membri del popolo stanno profetizzando, e annunciano la parola di Dio senza alcun mandato. Nel Vangelo, Giovanni dice a Gesù che i discepoli hanno impedito a uno di scacciare gli spiriti maligni nel nome di Gesù. E qui viene la sorpresa: Mosè e Gesù rimproverano questi collaboratori per essere così chiusi di mente. Fossero tutti profeti della parola di Dio! Fosse capace ciascuno di fare miracoli nel nome del Signore!”
Questa apertura di Gesù trova la gente, che non aveva accettato la sua Parola, ostile: “Per loro, l’apertura di Gesù alla fede onesta e sincera di molte persone che non facevano parte del popolo eletto da Dio sembrava intollerabile. I discepoli, da parte loro, agivano in buona fede; ma la tentazione di essere scandalizzati dalla libertà di Dio, il quale fa piovere sui giusti come sugli ingiusti, oltrepassando la burocrazia, l’ufficialità e i circoli ristretti, minaccia l’autenticità della fede e, perciò, deve essere respinta con forza”.
Il papa ha spiegato la durezza delle parole di Gesù, perché impedisce allo Spirito di Dio l’azione: “Dio nostro Padre non si lascia vincere in generosità e semina. Semina la sua presenza nel nostro mondo, poiché ‘in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi’ per primo. Quell’amore ci dà una certezza profonda: siamo cercati da Lui, siamo aspettati da Lui. E’ questa fiducia che porta il discepolo a stimolare, accompagnare e far crescere tutte le buone iniziative che esistono attorno a lui. Dio vuole che tutti i suoi figli prendano parte alla festa del Vangelo”.
Gesù dice di non ostacolare il bene, perché è contrario all’opera di Dio: “La fede apre la ‘finestra’ alla presenza operante dello Spirito e ci dimostra che, come la felicità, la santità è sempre legata ai piccoli gesti… Sono gesti minimi, che uno impara a casa; gesti di famiglia che si perdono nell’anonimato della quotidianità, ma che rendono ogni giorno diverso dall’altro. Sono gesti di madre, di nonna, di padre, di nonno, di figlio.
Sono gesti di tenerezza, di affetto, di compassione. Gesti come il piatto caldo di chi aspetta a cenare, come la prima colazione presto di chi sa accompagnare nell’alzarsi all’alba. Sono gesti familiari. E’ la benedizione prima di dormire e l’abbraccio al ritorno da una lunga giornata di lavoro”.
Il papa ha sottolineato che l’amore si mostra dall’attenzione alle piccole cose, che avvengono nelle famiglie, autentiche Chiese domestiche, perché ‘la fede diventa vita e la vita diventa fede’: “Questo atteggiamento a cui siamo invitati ci porta a domandarci: come stiamo lavorando per vivere questa logica nelle nostre famiglie e nelle nostre società?, che tipo di mondo vogliamo lasciare ai nostri figli?”
Queste domande restano senza risposta se non ci fosse la Spirito Santo ad evitare sterili divisioni, con un appello alla comunione nella famiglia: “Che i nostri figli trovino in noi dei punti di riferimento per la comunione. Che i nostri figli trovino in noi persone capaci di associarsi ad altri per far fiorire tutto il bene che il Padre ha seminato… Noi cristiani, discepoli del Signore, chiediamo alle famiglie del mondo che ci aiutino. Siamo tanti oggi a partecipare a questa celebrazione, e questo è già in sé stesso qualcosa di profetico, una specie di miracolo nel mondo di oggi”.
Quindi il papa ha esortato la famiglia ad esercitare la profezia, praticando ed insegnando la comunione: “Magari ciascuno di noi si aprisse ai miracoli dell’amore per il bene di tutte le famiglie del mondo, e per poter così superare lo scandalo di un amore meschino e sfiduciato, chiuso in sé stesso, senza pazienza con gli altri! Come sarebbe bello se dappertutto, anche al di là dei nostri confini, potessimo incoraggiare e apprezzare questa profezia e questo miracolo!”
Però, affinchè abbia questa apertura profetica, il papa ha ribadito che la famiglia deve rispettare ‘l’alleanza tra un uomo e una donna, che genera vita e rivela Dio’, rivolgendo ancora una volta il pensiero, come nella Veglia, ai bambini ed ai nonni, punti deboli ma fondamentali per la sua stessa esistenza:
“Ogni persona che desideri formare in questo mondo una famiglia che insegni ai figli a gioire per ogni azione che si proponga di vincere il male, una famiglia che mostri che lo Spirito è vivo e operante, troverà la nostra gratitudine e la nostra stima, a qualunque popolo, regione o religione appartenga. Dio conceda a tutti noi, come discepoli del Signore, di partecipare al Vangelo della famiglia, la grazia di essere degni di questa purezza di cuore che non si scandalizza del Vangelo”.
Al termine della Santa Messa l’arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles Joseph Chaput ha ringraziato le famiglie presenti, che ‘vogliono inondare il mondo con il Vangelo’. Inoltre il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia, ha annunciato la data e il luogo del IX Incontro Mondiale delle Famiglie: “Questa strada è diventata una strada verso Emmaus. Adesso che abbiamo spezzato il pane della vita, siamo pronti ad andare in tutto il mondo, perché la Chiesa è un popolo straordinario di famiglie.
Questo popolo deve essere un popolo di famiglie per il mondo. Da questo incontro abbiamo imparato abbiamo imparato che dobbiamo imparare a vivere il sogno di Dio… Ogni famiglia diventerà una porta della misericordia per tutti”.
Poi l’atteso annuncio: il IX incontro mondiale delle famiglie si svolgerà a Dublino, in Irlanda nel 2018. Prima della benedizione finale papa Francesco ha consegnato 1.000.000 copie del vangelo di Luca a 5 rappresentanti delle famiglie di ogni continente: Kinshasa (Africa), La Habana (America), Hanoi (Asia), Sydney (Australia) e Marsiglia (Europa) ed un’offerta, raccolta durante questo incontro, ad una famiglia di Damasco per acquistare generi alimentari, perché possa “portare lì il Vangelo perché curi le ferite, conforti nel dolore, doni la speranza”. Infine papa Francesco con la benedizione finale ha invitato le famiglie a pregare per lui.