Papa Francesco all’America: Avanti, sempre avanti!

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Grande partecipazione di fedeli nella piazza del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington per la messa di canonizzazione del beato Padre Junipero Serra, che a 35 anni lasciò la Spagna per evangelizzare il Messico.

Le circostanze storiche portarono il sacerdote francescano a svolgere l’attività con le popolazioni dell’Alta California, l’attuale Stato californiano negli Stati Uniti d’America, dove fondò ben 9 missioni: san Diego (1769), san Carlos Borromeo (denominata anche missione carmel, 1770), san Antonio e san Gabriel (1771), san Luis (1772), missione dolores (san Francisco) e san Juan Capistrano (1776), santa Clara (1777) e san Buonaventura (1782); per questo fervore missionario il francescano fu definito un colosso dell’evangelizzazione. Dal 1767 al 1784 percorse nella sola California circa 10.000 chilometri a piedi, fedele al motto: ‘Avanti, sempre avanti!’.

Considerato difensore degli Indios, fu onorato come un eroe nazionale: la sua statua troneggia nella Sala dei congressi tra i padri fondatori degli Stati Uniti. Padre Serra può essere l’esempio di una vera inculturazione del Vangelo in una nuova cultura, rispettandola profondamente, e, allo stesso tempo, rendendola compatibile con il Vangelo. Papa Francesco è stato accolto da una grande folla festante, che lo ha costretto ogni tanto a fermarsi, e da canti che hanno innestato sulla tradizione corale musiche gospel.

Papa Francesco, ad inizio della celebrazione eucaristica, ha dichiarato santo padre Junipero Serra, con la solenne formula ecclesiastica, ascrivendolo nel calendario liturgico, mentre il coro ha cantato l’inno al Santo ed il Gloria. Le letture hanno invitato alla letizia della missione, perché Gesù è ‘con noi’ fino alla fine del mondo; la prima lettura è stata letta in lingua nativa. Nell’omelia il papa ha preso spunto dall’invito alla letizia di san Paolo:

“Un invito che colpisce fortemente la nostra vita. Siate lieti, ci dice san Paolo, con una forza quasi imperativa. Un invito che si fa eco del desiderio che tutti sperimentiamo di una vita piena, di una vita che abbia senso, di una vita gioiosa. E’ come se Paolo avesse la capacità di ascoltare ciascuno dei nostri cuori e desse voce a quello che sentiamo, che viviamo. C’è qualcosa dentro di noi che ci invita alla gioia e a non adattarci a palliativi che cercano semplicemente di accontentarci”.

Il papa ha messo in guardia dal vivere una vita che ha la capacità di anestetizzare il cuore, che è la rassegnazione, chiedendo di vivere la gioia del Vangelo: “La gioia del Vangelo si sperimenta, si conosce e si vive solo donandola, donandosi. Lo spirito del mondo ci invita al conformismo, alla comodità”. Quindi la responsabilità del cristiano è quella di annunciare il messaggio di Gesù:

“La gioia il cristiano la sperimenta nella missione: andate alle genti di tutte le nazioni. La gioia il cristiano la trova in un invito: andate e annunciate. La gioia il cristiano la rinnova e la attualizza con una chiamata: andate e ungete. Gesù vi manda a tutte le nazioni. A tutte le genti. E in questo ‘tutti’ di duemila anni fa eravamo compresi anche noi. Gesù non dà una lista selettiva di chi sì e chi no, di quelli che sono degni o no di ricevere il suo messaggio, la sua presenza”.

Gesù ha amato sempre la vita, specialmente nei crocicchi con misericordia, perché l’amore del Padre è ‘folle’: “Andate agli incroci delle strade, andate… ad annunciare senza paura, senza pregiudizi, senza superiorità, senza purismi a tutti quelli che hanno perso la gioia di vivere, andate ad annunciare l’abbraccio misericordioso del Padre.

Andate da quelli che vivono con il peso del dolore, del fallimento, del sentire una vita spezzata e annunciate la follia di un Padre che cerca di ungerli con l’olio della speranza, della salvezza. Andate ad annunciare che gli sbagli, le illusioni ingannevoli, le incomprensioni, non hanno l’ultima parola nella vita di una persona. Andate con l’olio che lenisce le ferite e ristora il cuore”.

Questo è il cuore della missione, che non nasce a ‘tavolino’: “…la missione nasce sempre da una vita che si è sentita cercata e guarita, trovata e perdonata. La missione nasce dal fare esperienza una e più volte dell’unzione misericordiosa di Dio. La Chiesa, il Popolo Santo di Dio, sa percorrere le strade polverose della storia attraversate tante volte da conflitti, ingiustizie, violenza, per andare a trovare i suoi figli e fratelli.

Il Santo Popolo fedele di Dio non teme lo sbaglio; teme la chiusura, la cristallizzazione in élite, l’attaccarsi alle proprie sicurezze. Sa che la chiusura, nelle sue molteplici forme, è la causa di tante rassegnazioni”. Citando l’Esortazione Apostolica ‘Evangelii Gaudium’ ha invitato gli apostoli cristiani di oggi a lavare i piedi al Popolo di Dio: “Siamo debitori di una Tradizione, di una catena di testimoni che hanno reso possibile che la Buona Novella del Vangelo continui ad essere di generazione in generazione Nuova e Buona”.

Ha ricordato la figura del nuovo santo, che è un testimone della Chiesa in uscita, difendendo i più poveri: “Ha imparato a generare e ad accompagnare la vita di Dio nei volti di coloro che incontrava rendendoli suoi fratelli. Junipero ha cercato di difendere la dignità della comunità nativa, proteggendola da quanti ne avevano abusato. Abusi che oggi continuano a procurarci dispiacere, specialmente per il dolore che provocano nella vita di tante persone”.

Ed ha concluso l’omelia, riprendendo il suo motto ‘Sempre avanti’ per invitare tutti ad evitare che il cuore si anestetizzi: “E’ stato sempre avanti, perché il Signore aspetta; sempre avanti, perché il fratello aspetta; sempre avanti per tutto ciò che ancora gli rimaneva da vivere; è stato sempre avanti. Come lui allora, che noi oggi possiamo dire: sempre avanti”.

Prima della conclusione della celebrazione eucaristica il vescovo della città ha ringraziato il papa a nome dei popoli presenti, ricordando che nel 1634 i cristiani iniziarono l’evangelizzazione: “San Junipero Serra ci offre un esempio di evangelizzazione”, ricordando il prezioso dono dell’enciclica ‘Laudato sì’. Al termine della celebrazione papa Francesco ha offerto un rosario alla Vergine Maria ed ha salutato 20 rappresentanti dei nativi della California.

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