Gianna Beretta Molla: una santa per l’Incontro mondiale della famiglia
“San Giovanni Paolo II e santa Gianna sono stati scelti come santi patroni per guidarci tutti nella preparazione a alla partecipazione dell’Incontro mondiale delle famiglie 2015, di cui entrambi incarnano la storia, la missione e il tema”: con queste parole l’Arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles J. Chaput, lo scorso anno ha annunciato la scelta di queste due persone come custodi dell’evento statunitense, in programma fino al 27 settembre.
Santa Gianna Beretta Molla è stata scelta perché guidi tutti i partecipanti a comprendere il tema dell’Incontro: ‘L’amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva’. Pediatra e madre di quattro bambini, santa Gianna è in particolar modo conosciuta per il suo amore disinteressato di madre, che la condusse a dare la vita, sacrificandosi, per far nascere l’ultima figlia, nel 1962. Fu beatificata nel 1994, anno della prima edizione dell’Incontro mondiale delle famiglie, e canonizzata nel 2004 da san Giovanni Paolo II.
Qualche tempo fa a Tolentino ho incontrato sua figlia, Gianna Emanuela Molla, che ha testimoniato il coraggio di una donna che, non volendo abortire, ha perso la sua vita per darne alla luce un’altra: “Mia mamma è stato un canto alla vita, all’amore per il Signore e per la sua famiglia… Lo dico sempre: non ci si improvvisa santi! E’ stata beatificata per come ha vissuto.
La mamma è stata definita una santa che ha vissuta una vita normale esemplare. Il card. Martini ha espresso egregiamente nelle sue lettere questa esemplare quotidianità della mamma: ‘Una santità non fatta di cose straordinarie e di fuga dal mondo, ma casalinga, cioè di piccoli gesti quotidiani’.
Ha vissuto nella famiglia la tensione verso l’Altro; ha vissuto una santità popolare, cioè della fede del popolo. Occorre sentire la responsabilità di vivere la santità, perché è una grande speranza per il mondo… Esser santi non vuole dire essere perfetti. La vita è il primo ed insostituibile dono di Dio e questo dono la mamma l’ha vissuto fino alla fine”.
Un’esperienza unica quella di Emanuela Gianna Molla con un’assemblea rimasta in religioso silenzio: “La mamma è stata una creatura privilegiata dal Signore, perché è stata amata moltissimo” e lei ha pienamente ricambiato questo dono che le ha fatto il Signore scegliendola tra tante mamme, come esempio e modello.
Essere sua figlia “si prova una grande gioia e un grande onore, ma ci sente investiti anche di una grande responsabilità”. La sua palestra è stata la parrocchia con la partecipazione alla S. Messa quotidiana, l’impegno in Azione Cattolica, le attività di preghiera e tutte quelle formule di contatto con Dio della pastorale ordinaria. Emanuela ha conosciuto la mamma attraverso la testimonianza del papà Pietro, che ha assistito per quasi sette anni dal 2003 fino alla morte.
Il primo ispiratore della causa di beatificazione è stato papa Paolo VI, che ha intuito che era tempo che la Chiesa portasse ad esempio modelli di laici. Le radici della santità di Gianna affondano nella famiglia d’origine: i genitori sono due terziari francescani che la educano ad una vita profondamente cristiana, insieme agli altri dodici fratelli, di cui tre si consacreranno al Signore. Trasmettono a Gianna una sensibilità particolare verso i poveri e le missioni. Una fede che matura negli anni della giovinezza.
Quando si trova a Genova frequenta la scuola delle suore Dorotee. Partecipa agli esercizi spirituali e prende coscienza dei doni ricevuti dal Signore: la vita, i santi genitori. Il cuore si riempie di grande gioia e Gianna capisce che non può tenere tutto per sé, ma deve far conoscere ed amare il Signore anche ad altri. Diventa catechista ed entra nell’Azione Cattolica. L’amore tra Gianna e Pietro è così grande perché “il Signore e la Mamma celeste ne facevano parte integrante”, ha ribadito la figlia Emanuela.
Al termine sono state lette alcune lettere scritte dal babbo Pietro: “La vita della Mamma è un atto ed una azione perenne di fede e di carità, è un ricercare senza sosta, per ogni decisione e per ogni opera, la volontà del Signore, con la preghiera e la meditazione, la Santa Messa e l’Eucarestia, è un realizzare continuo i precetti ed i consigli evangelici, anche quelli che chiamano alle vette del dovere, dell’apostolato e dell’amore, sempre, anche quando il sacrificio che ne consegue è quello della propria vita”.