Da Tirana ad Assisi: niente è impossibile a Dio
La Proclamazione e la firma dell’Appello di Pace 2015 hanno concluso il meeting internazionale della Comunità di Sant’Egidio, svoltosi a Tirana, alla presenza di 400 tra leader religiosi, esponenti del mondo politico e culturale che si sono confrontati in circa 27 tavole rotonde, pregando, prima del momento conclusivo, in vari spazi della città con lo ‘Spirito di Assisi’.
Ed a proposito di questo ‘Spirito’ il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha annunciato che il prossimo incontro si svolgerà proprio ad Assisi in concomitanza della ricorrenza dei 30 anni del primo incontro delle religioni voluto da san Giovanni Paolo II nel 1986: “Questo cammino di pace ha prodotto tante adesioni e conversioni. Purtroppo ci sono ancora situazioni drammatiche sul piano internazionale con focolai di guerra e incredibili rigurgiti di integralismi religiosi che ci turbano profondamente. Sono una ragione in più per dire che lo Spirito di Assisi deve andare avanti… La speranza della pace passa attraverso la misericordia, il perdono e un cuore rinnovato”.
Nell’appello finale la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato un appello all’Europa e al governo italiano perché introducano la sponsorship, che è un modo, ha spiegato il presidente della Comunità Impagliazzo, per “dare dare gli strumenti concreti perché tutto questo movimento popolare che è nato attorno ai rifugiati deve trovare uno sbocco concreto. Altrimenti sono belle parole o bei gesti, che seppur importantissimi si affievoliscono con il tempo…
Noi proponiamo all’Europa e quindi anche all’Italia di dare la possibilità per legge alle associazioni, ai singoli o alle singole famiglie che lo vogliono, di ospitare i rifugiati che sono già sul nostro territorio ma anche di fare degli accordi con famiglie di persone che soffrono per la guerra e hanno bisogno non di intraprendere viaggi della morte o nelle mani di trafficanti di uomini, ma di viaggiare e venire in Europa in maniera totalmente regolare”.
Nell’appello finale per la pace i leader hanno sottolineato che occorre animare questo mondo in continuo cambiamento: “Forse non abbiamo saputo dare un’anima alla sua crescita e trasformazione. Il nostro mondo rischia di perdere il senso del limite e si sente onnipotente, mentre crescono poteri anonimi che giocano con i destini dei popoli… Il nostro XXI secolo è a un bivio: tra rassegnazione e un futuro di speranza, tra indifferenza e solidarietà.
Dobbiamo globalizzare la solidarietà. Bisogna aprire le porte dei nostri cuori, i nostri paesi, perché non ci sono muri e fili spinati che possono fermare il bisogno di vivere e garantire un futuro ai propri figli. Alle religioni diciamo: aiutiamo il mondo a trovare una risposta umana alle guerre, alle migrazioni mondiali, alla crisi ambientale, alle tante povertà e alla domanda di senso di tanti”.
Perciò da Tirana è partito l’appello che afferma che la guerra non è mai santa e si vince con il dialogo, che è “una grande arte e una medicina insostituibile per la riconciliazione tra i popoli… La pace viene da Dio, per questo imploriamo il dono indivisibile della pace. E’ la lingua del futuro. Impariamo di nuovo, tutti, la lingua del dialogo e della pace. La pace è sempre possibile. Per questo dobbiamo costruirla insieme, tutti, credenti e non credenti. Costruiamo la pace! Con l’aiuto di Dio trasformeremo questo tempo in un tempo di pace. Perché niente è impossibile a Dio”.
Nella giornata conclusiva il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, ha affermato che bisogna pensare che la pace è sempre possibile, ricordando il patriarca Atenagora: “Quante guerre per costruire un mondo nuovo o per difendere il proprio interesse particolare. Ma quali effetti! Donne schiavizzate. Famiglie senza casa e senza patria. Bambini costretti a viaggi inumani. E morti. Tante morti. Quale spreco di vite umane! Troppo ci siamo abituati a questo spreco, alle morti in guerra e a quelle nei lunghi viaggi della disperazione!
Da Tirana, sorge una domanda a tutti: che nasca, rinasca, un grande movimento di cuori, di menti, di volontà per la pace! Sì, un nuovo movimento per la pace!… Occorre far emergere la volontà di pace e di bene che c’è nei popoli: non è inutile bussare, chiedere, protestare, invocare, perché la pace è sempre possibile.
I popoli europei, nonostante le loro paure, hanno mostrato un volto piuttosto ospitale verso i rifugiati. Ci siamo troppo rassegnati a che non esistano energie buone nel cuore dei popoli. Bisogna chiamarle alla luce: sono una forza profonda e nascosta. Noi vogliamo continuare a mostrare un ideale semplice ma decisivo, che è quello dello spirito di Assisi”.
L’arcivescovo di Tirana e Primate della Chiesa ortodossa autocefala di Albania, Anastasios, ha invitato ad un’intensa preghiera, perché amore e verità si incontrino: “La lotta per la pace, nel nostro cuore, nell’ambiente, nelle nostre comunità, sul nostro pianeta, è il dovere spirituale di ogni essere umano. Nel XXI secolo deve diventare la nostra prima preoccupazione, con la certezza che Dio è pace. Dio è sempre con i costruttori di pace, è la nostra ispirazione e ci sostiene nei nostri sforzi e nelle nostre lotte”.
E nell’ultima meditazione il card. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja in Nigeria, rileggendo la seconda epistola di san Paolo ai Tessalonicesi, ha detto che occorre saper leggere i segnali di speranza: “In qualsiasi condizione ci troviamo, esiste sempre la grazia di Dio che sostiene la nostra fede e la nostra speranza. E c’è la pace che viene da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Cari fratelli e care sorelle, questo non è un parlare pio e astratto. E’ reale.
Per chi ne dubita è sufficiente ascoltare con attenzione i testimoni di fede e di speranza che hanno parlato durante questo incontro, che sono venuti da terribili situazioni di guerra, di persecuzione e di tribolazione. Per questo, quando affermiamo che ‘la pace è sempre possibile’, non sono vaghe attese di speranza, ma un vero atto di fede nel nostro Dio di pace e di amore”.
Nel saluto conclusivo il presidente della Repubblica albanese, Bujar Nishani, ha ricordato che la pace e la libertà religiosa sono le fondamenta della democrazia: “Siamo tutti testimoni del fatto che la pace e la libertà religiosa, siano esse separate o componenti fondamentali della democrazia, non sono disponibili in eterno. Infatti esse hanno i loro nemici, e molto spesso sono minacciate.
Oggi vi sono esempi tragici che ci dicono che ciò non è solo un’ipotesi. Quando questo pericolo prende forma e si incarna, esso genera demoni di male, violenza, terrore e fondamentalismo. Non sono in fondo l’ISIS, e organizzazioni terroristiche che agiscono sotto false spoglie, un esempio sufficiente per alimentare una preoccupazione globale? Le loro atrocità mettono a repentaglio e minacciano i valori fondamentali dell’umanità e le sue credenze”.