Il Papa l’accoglienza e la pace possibile
Il sordomuto guarito da Gesù è come un “non-credente che compie un cammino verso la fede”. Lo ha detto il Papa stamane nel corso della preghiera mariana dell’Angelus. “La sua sordità – ha ricordato Francesco – esprime l’incapacità di ascoltare e di comprendere non solo le parole degli uomini, ma anche la Parola di Dio” che “ha bisogno di silenzio per essere accolta come Parola che risana, che riconcilia e ristabilisce la comunicazione”.
Il commento del Papa alle letture del giorno si intreccia con la cronaca e con l’appello che il Pontefice ha fatto a parrocchie e religiosi: accogliere una famiglia di profughi. Seguendo il Vangelo è nostro compito “dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: Coraggio, pazienza!… La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”.
In vista dell’Anno Santo il Papa ha chiesto “alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla diocesi di Roma”. Già dalle prossime settimane le due parrocchie del Vaticano, San Pietro e sant’ Anna, daranno asilo a due famiglie di rifugiati. E ai Vescovi d’Europa il Papa chiede di sostenere questo appello “ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore”.
Francesco ha rivolto un pensiero a Colombia e Venezuela a causa della tensione venutasi a creare tra i due Paesi, ha parlato della beatificazione a Gerona di tre nuove religiose beatificate perché “uccise per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Malgrado le minacce e le intimidazioni, queste donne rimasero coraggiosamente al loro posto per assistere i malati, confidando in Dio. La loro eroica testimonianza, fino all’effusione del sangue, dia forza e speranza a quanti oggi sono perseguitati a motivo della fede cristiana e noi sappiamo che sono tanti”.
Infine Papa Bergoglio ha ricordato l’inaugurazione in Congo degli undicesimi Giochi Africani, auspicando che “questa grande festa dello sport contribuisca alla pace, alla fraternità e allo sviluppo di tutti i Paesi dell’Africa”.
Nel pomeriggio è stato pubblicato il messaggio del Papa ai partecipanti alla 28ma edizione dell’incontro internazionale per la pace che quest’anno, a 20 anni dalla fine della guerra nei Balcani, si svolge a Tirana in Albania.
La pace è sempre possibile: “E’ necessario riaffermare tale verità soprattutto oggi, mentre in alcune parti del mondo sembrano prevalere le violenze, le persecuzioni e i soprusi contro la libertà religiosa, insieme alla rassegnazione di fronte ai conflitti che si trascinano. Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra! E non possiamo restare indifferenti di fronte a chi soffre per la guerra e la violenza.” Un tema che il Papa ha scelto anche per la prossima Giornata Mondiale della pace: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.
La violenza è anche “alzare muri e barriere per bloccare chi cerca un luogo di pace. E’ violenza respingere indietro chi fugge da condizioni disumane nella speranza di un futuro migliore. E’ violenza scartare bambini e anziani dalla società e dalla stessa vita! E’ violenza allargare il fossato tra chi spreca il superfluo e chi manca del necessario! In questo nostro mondo, la fede in Dio ci fa credere e ci fa gridare a voce alta che la pace è possibile.” E come credenti occorre ribadire, scrive il Papa, che “la religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano”. La pace è sempre possibile, conclude il Papa “non è un’affermazione ingenua, ma esprime la nostra fede che nulla è impossibile a Dio.”