Taizé ricorda frère Roger
Taizé sta vivendo un’estate speciale di ricorrenze con tre anniversari importanti: il 12 maggio, frère Roger, il fondatore, avrebbe compiuto 100 anni e il 16 agosto è il 10° anniversario della sua morte. Inoltre quest’anno si celebra il 75° anniversario della fondazione della comunità. Per la prima volta, tutti i fratelli che vivono nelle fraternità dei diversi continenti si ritrovano a Taizé.
Il culmine delle celebrazioni è il 16 agosto, in cui si svolge il ‘raduno per una nuova solidarietà’ alla presenza di 7000 ragazzi tra i 18 e i 35 anni. Il programma prevede, dopo la preghiera del mattino, una meditazione guidata da un frère sul trittico ‘gioia, semplicità, misericordia’. Poi una serie di forum con testimonianze di persone impegnate nella società. Nel pomeriggio, una decina di atelier danno la possibilità ai partecipanti di condividere la loro esperienza della solidarietà in diversi ambiti.
In programma anche atelier artistici e una mostra fotografica, con le testimonianze di giovani del mondo intero. Tra i rappresentanti delle Chiese cristiane, hanno assicurato la partecipazione il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità, come rappresentante del Papa; il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Rev. Olav Fykse Tveit; il metropolita Emmanuel, vice presidente della Conferenza delle Chiese Europee; il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia; il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa; monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia, presidente della conferenza episcopale di Francia, e i vescovi di Autun, Strasburgo e Oran in Algeria.
Il 16 agosto alle ore 16, la comunità invita a una preghiera in memoria di frère Roger che riunirà un centinaio di responsabili delle Chiese, i rappresentanti di altre religioni e giovani di tutti i continenti. Inoltre da domenica 30 agosto a domenica 6 settembre, si terrà un seminario internazionale sul contributo di frère Roger al pensiero teologico. Questo incontro è rivolto a giovani teologi e teologhe fino a 40 anni: studenti di teologia, ricercatori o impegnati da anni in un ministero della Chiesa.
In un commento, immediatamente successivo alla morte del fondatore di Taizè, frère François scriveva: “In molti dei messaggi che abbiamo ricevuto, la morte di frère Roger è stata paragonata a quella di Martin Luther King, di Mons. Romero o di Gandhi. Tuttavia, non possiamo negare come vi sia anche una diversità, in quanto questi ultimi si situavano all’interno di una lotta di origine politica, ideologica, e sono stati assassinati da degli avversari che non potevano sopportare le loro opinioni e la loro influenza…
Tuttavia, avendo vissuto accanto a frère Roger, un aspetto della sua personalità mi ha sempre colpito e mi domando se non sia questo che spieghi perché egli sia stato preso di mira. Frère Roger era un innocente. Non nel senso che non vi fossero colpe in lui, ma l’innocente come colui per il quale le cose hanno un’evidenza ed un’immediatezza che non hanno per gli altri.
Per l’innocente la verità è evidente, non dipende da dei ragionamenti. Egli la ‘vede’, per così dire, e gli fa fatica rendersi conto che altri abbiano un approccio più macchinoso. Ciò che dice è per lui semplice e chiaro e egli si stupisce che altri non lo colgono come tale. Comprendiamo facilmente come egli si trovi spesso disarmato o si senta vulnerabile. Dunque la sua innocenza non ha in genere nulla d’ingenuo. Per lui il reale non presenta la stessa opacità che per gli altri. Egli ‘vede attraverso’.
Prendiamo l’esempio dell’unità dei cristiani. Per frère Roger era evidente che, se tale unità era stata voluta da Cristo, essa doveva poter essere vissuta senza tardare. Le argomentazioni che gli venivano contrapposte dovevano sembrargli artificiose. Per lui l’unità dei cristiani era soprattutto una questione di riconciliazione. E in fondo aveva ragione, perché noi ci domandiamo troppo poco se siamo pronti a pagare il prezzo di tale unità. Una riconciliazione che non ci tocchi nella nostra carne, merita ancora di essere chiamata tale?..
Frère Roger era un uomo realista. Teneva conto di ciò che permane irrealizzabile, soprattutto dal punto di vista istituzionale. Ma non potevo fermarsi di fronte a questo. Quell’innocenza gli donava una forza persuasiva molto particolare, una sorte di dolcezza che non si dava mai per vinta. Fino alla fine egli ha concepito l’unità dei cristiani come un problema di riconciliazione. Ora, la riconciliazione è un passo che ogni cristiano può fare.
Se tutti lo facessero effettivamente, l’unità sarebbe assai vicina… Il fatto che frère Roger abbia insistito molto sulla profonda bontà dell’essere umano, va visto nella stessa luce. Egli non si faceva illusioni sul male: era di natura piuttosto vulnerabile, ma aveva la certezza che se Dio ama e perdona, ciò significa che egli non tornerà più sul male commesso. Ogni vero perdono risveglia il fondo del cuore umano, quel fondo che è fatto per la bontà… L’aspetto più prezioso dell’eredità di frère Roger forse sta proprio in questo: questo senso dell’amore e del perdono, due realtà che avevano per lui un’evidenza e che egli coglieva con un’immediatezza che a noi spesso sfuggiva.
In questo campo, egli era veramente l’innocente, sempre semplice, disarmato, sapendo leggere nel cuore altrui e capace di un’estrema fiducia. Il suo sguardo così bello traduceva tutto ciò. Se egli si trovava così bene con i bambini, era perché essi vivono le cose con la stessa immediatezza; essi non si possono proteggere e non possono credere a ciò che è complicato; il loro cuore va dritto a ciò che li colpisce”.