I migranti e gli istituti religiosi

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Un’accoglienza non urlata, ma concreta e capace di allargarsi a tutto il Paese. Tantissime sono le Congregazioni e gli Ordini religiosi che hanno saputo ascoltare le parole del Papa e trasformarle in un quotidiano esercizio di carità, perché con l’accoglienza e con la fraternità si può aprire una finestra sul futuro: “Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità – aveva ricordato Francesco, il 10 settembre del 2013 nella visita a suoi confratelli del Centro Astalli di Roma – l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti”.

E così oltre alla rete del Centro Astalli, promossa dai gesuiti per i rifugiati che opera a Palermo, Catania, Vicenza, Trento, Napoli, Padova, Milano e Roma, hanno spalancato le porte delle proprie comunità i Guanelliani a Como, Lecco, Nuova Olonio (Sondrio) e a Sormano (Como), i Francescani ad Enna, Roma e Piglio, nel Frusinate, i Pavoniania Moggio di Valsassina (Lecco), gli Scalabriniani a Roma e Foggia, le Suore mercedarie a Valverde di Scicli, nel Ragusano, le Orsoline a Caserta, le Suore della Provvidenza a Gorizia, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza a Lora (Como) ed Ardenno (Sondrio); ma l’elenco non ha la pretesa di esaurire un’accoglienza che è in continuo divenire.
“Abbiamo colto l’invito della nostra diocesi già a novembre 2014 e abbiamo deciso di mettere a disposizione gli spazi della nostra Casa San Lorenzo ad Ardenno – spiega suor Silvana Negrini, superiora delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza –. Sono arrivate 12 persone richiedenti asilo, originarie del Pakistan, come noi hanno diritto di accedere all’essenziale per vivere”. Dopo quella visita al Centro Astalli e innumerevoli altri richiami nel corso delle udienze generali il Papa nella Lettera apostolica inviata ai consacrati lo scorso novembre era stato ancora più incisivo: “Aspetto da voi gesti concreti di accoglienza dei rifugiati” aveva scritto e da allora altre comunità si sono aggiunte, al grande movimento di accoglienza che vede la Chiesa in prima linea. A Sotto il Monte, il Pontificio istituto missioni estere ( Pime) ha accolto la richiesta della Prefettura di Bergamo, mettendo a disposizione la propria struttura in via Colombera per offrire ospitalità ai richiedenti asilo, in arrivo nei prossimi giorni giorni. “Non potendo promuovere opere di accoglienza per i profughi in prima persona, abbiamo messo a disposizione gratuitamente alcune nostre strutture. Le iniziative sono gestite tramite cooperative vicino alla Caritas diocesana e a realtà ecclesiali” ha spiegato padre Luigi Testa, Superiore provinciale degli Oblati di San Giuseppe. In Sardegna a Frutti d’Oro, nel Cagliaritano, a Canelli, in provincia di Asti, la parrocchia del Sacro Cuore sta ospitando alcuni minori non accompagnati richiedenti asilo, e soprattutto a Villa Quaglina, l’ex Seminario degli Oblati di San Giuseppe, ci sono 21 camere, 4 spazi comuni, una cucina, una lavanderia, un magazzino e una palestra.
“Lavorare con serietà in questo settore così delicato – spiega Alberto Mossino, del Piam, che gestisce Villa Quaglina – è l’unico modo per rendere un servizio utile a chi ha bisogno di ricominciare a vivere”.
La disponibilità dei religiosi nasce dalla capacità di ascolto delle tante povertà che abitano la società di oggi: ne è prova l’opera di accoglienza della Congregazione delle Suore della Provvidenza che a Gorizia sta ospitando 150 persone richiedenti asilo. Per tanti che hanno offerto i loro spazi per l’accoglienza ci sono anche religiosi, come i Comboniani che da sempre se ne occupano: a Brescia, ad esempio, da 15 anni attraverso il progetto “Tenda di Abramo” che offre 20 posti letto e “Tenda di Sarah” che accoglie una dozzina di mamme con bambini si lavora per l’inserimento e l’integrazione delle persone straniere. “C’è gruppo di 20 volontari coordinati da due operatori che si occupano della gestione della tenda, del cibo e di aiutare gli ospiti a cercare lavoro. Tra loro ci sono rumeni, bulgari, senegalesi, maliani: purtroppo di questi tempi – ammette con amarezza padre Sandro Cadei – non è facile trovare un’occupazione. E finisce che si trattengono più a lungo di quanto non accadeva negli anni scorsi”. In prima linea anche i Somaschi a Legnano, che gestiscono un centro che ospita 25 richiedenti asilo provenienti da Gambia, Ghana e Senegal e a Como, dove assieme alla Caritas diocesana, hanno a luglio iniziato ad accogliere 30 persone richiedenti asilo.

Ilaria Solaini- migrantipress on line

 

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