Il Papa in Bolivia: “Quando non tornano i conti… date loro voi stessi da mangiare”
Papa Francesco – adesso vicinissimo alla sua Argentina, posta a sud dei confini della Bolivia – è al suo quarto giorno di visita apostolica oltreoceano. Dopo aver raccolto l’entusiasmo e il calore della popolazione ecuadoriana, il Pontefice latinoamericano si trasferisce in Bolivia.
La grande Piazza del Cristo Redentore – dove il Papa celebra la Santa Messa e l’apertura del V Congresso Eucaristico Nazionale Boliviano – è uno spazio urbano, a Santa Cruz de la Sierra, che può accogliere anche 2 milioni di persone.
Il Papa, nel corso della sua omelia, parla alla folla di fedeli, accorsa per celebrare l’Eucaristia con il Romano Pontefice. In questi giorni, – dice – «ho potuto vedere molte madri con i loro figli sulle spalle. Come fanno qui molte di voi. Portano su di sé la vita, il futuro della loro gente. Portano le ragioni della loro gioia, delle loro speranze. Portano la benedizione della terra nei frutti. Portano il lavoro realizzato dalle loro mani. Mani che hanno plasmato il presente e che tesseranno le aspirazioni del domani. Ma portano sulle loro spalle anche disillusioni, tristezze e amarezze, l’ingiustizia che pare non avere fine e le cicatrici di una giustizia che non si realizza. Portano su di sé la gioia e il dolore della loro terra. Voi portate la memoria del vostro popolo. Perché i popoli hanno memoria, una memoria che si trasmette di generazione in generazione, una memoria in cammino».
Papa Francesco ricorda la fatica e la stanchezza che spesso viene sperimentata quando si percorre questo cammino della memoria, e la difficoltà nel mantenere integra la speranza, nonostante le forze talvolta vengano meno. «Quante volte viviamo situazioni che pretendono di anestetizzarci la memoria, e così si indebolisce la speranza e si vanno perdendo le ragioni della gioia. E comincia a prenderci una tristezza che diventa individualista, che ci fa perdere la memoria di essere popolo amato, popolo eletto. Questa perdita ci disgrega, fa sì che ci chiudiamo agli altri, specialmente ai più poveri».
Il Papa ricorda un episodio del Vangelo (gli Apostoli che chiedono di congedare la folla, troppo grande per dar loro da mangiare) per ricordare che «di fronte a tante situazioni di fame nel mondo possiamo dire: “Non tornano i conti”; è impossibile affrontare queste situazioni; e allora la disperazione finisce per prenderci il cuore. In un cuore disperato è molto facile che prenda spazio la logica che pretende di imporsi nel mondo di oggi. Una logica che cerca di trasformare tutto in oggetto di scambio, di consumo, tutto negoziabile. Una logica che pretende di lasciare spazio a pochi, scartando tutti quelli che non “producono”, che non sono considerati idonei e degni perché apparentemente “i conti non tornano”. Gesù ancora una altra volta ci parla e ci dice: “Non è necessario che se ne vadano, date loro voi stessi da mangiare”».
E allora, anche oggi, quest’invito – ricorda il Pontefice – ritorna a risuonare in mezzo a noi, «Gesù continua a dircelo in questa piazza. Sì, basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare. La visione di Gesù non accetta una logica, una visione che sempre “taglia il filo” a chi è più debole, a chi ha più bisogno». Gesù ci instrada verso la logica della fede, «prende un po’ di pane e qualche pesce, li benedice, li divide e li consegna perché i discepoli lo condividano con gli altri». Non si tratta di magia o di idolatria – ricorda il Papa –, Gesù trasforma la logica dello scarto in una logica di comunione.
Gesù prende sul serio tutti, la vita di tutti i suoi figli, li guarda in volto e li comprende, li considera e li valorizza; «Valorizza tutto ciò che di buono possono offrire, tutto il bene sulla cui base si può costruire. Ma non parla degli oggetti o dei beni culturali, o delle idee, ma delle persone. L’autentica ricchezza di una società si misura nella vita della sua gente, si misura negli anziani capaci di trasmettere la loro saggezza e la memoria del loro popolo ai più piccoli. Gesù non trascura la dignità di nessuno, con la scusa che non ha nulla da dare o da condividere».
Gesù prende il pane e i pesci, e li benedice; «In Gesù – sottolinea Papa Francesco – non vi è un prendere che non sia una benedizione, e non esiste una benedizione che non sia dedizione. La benedizione è sempre anche missione, ha una finalità, condividere, il dividere insieme quello che si è ricevuto, poiché solo nella dedizione, nel con-dividere troviamo, come persone umane, la fonte della gioia e facciamo esperienza della salvezza. Una dedizione che desidera ricostruire la memoria di essere popolo santo, popolo invitato, chiamato a portare la gioia della salvezza».
Gesù riesce a realizzare un modo nuovo di condivisione, tutti possono infatti condividere ciò che hanno, facendolo diventare – dice Francesco – dono per gli altri. Il Pontefice ricorda, infine, il motto del V Congresso Eucaristico che viene inaugurato oggi, l’Eucaristia è «Pane spezzato per la vita del mondo», e il compito e l’importanza della comunione per tutti noi; «Una vita che fa memoria ha bisogno degli altri, delle relazioni, dell’incontro, di una solidarietà reale che sia capace di entrare nella logica dell’accogliere, benedire e offrire; nella logica dell’amore».
Maria, in tal senso, afferma il Papa al termine della sua omelia, è colei che ha portato su di sé la memoria del suo popolo, la vita di suo Figlio, «sia oggi il nostro esempio per affidarci alla bontà del Signore, che compie opere grandi mediante l’umiltà dei suoi servi».
Terminata la Messa, Papa Francesco incontrerà i sacerdoti e i religiosi della Bolivia, presso il “Coliseo Don Bosco” di Santa Cruz.
Foto: Acistampa.com/ Osservatore Romano