Il papa a Sarajevo: a colloquio con il presidente di McL Costalli *

Condividi su...

E’ sicuramente un’agenda serrata quella del viaggio apostolico che papa Francesco compie sabato 6 giugno a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina. Nella presentazione padre Lombardi lo ha definito un evento di grande significato “poiché Sarajevo è, per la sua storia, il luogo dove parlare di guerra, di pace e di riconciliazione ma anche di dialogo ecumenico e interreligioso… E’ un Paese che ha una struttura istituzionale complessa con una presidenza composta da tre presidenti, un bosniaco islamico, un serbo e un croato, che riproduce una composizione demografica, etnica e religiosa altrettanto complessa.

Dei circa 3.800.000 abitanti, il 40% è musulmano, il 31% serbo ortodosso, il 15% croato cattolico e il resto di altre etnie e religioni, compresa la ebraica. La Bosnia ha attraversato decenni drammatici di guerra, ora si lavora per una convivenza pacifica e armonica. Attualmente la situazione non è comunque facile: il Paese esce da eventi di grande tensione e attraversa una situazione economica difficile, con forti conflitti sociali”. Il bilancio di quattro anni di conflitto è stato di 250-280.000 morti e dispersi, circa 50.000 torturati e 500.000 persone passate dalle circa 900 prigioni e campi di concentramento improvvisati; le fosse comuni individuate sono, al momento, oltre 160.

Davanti a questi numeri papa Francesco compie questo viaggio per rafforzare il suo messaggio per il dialogo tra culture, religioni e società diverse fra loro e porre all’attenzione di tutti ‘la necessità dell’ingresso dei Paesi dell’area balcanica’, come ha sottolineato il Movimento Cristiani Lavoratori (Mcl), che sarà allo stadio di Kosevo ad accogliere il Papa con una delegazione guidata dal presidente Carlo Costalli su invito del prof. Franjo Topic, presidente di Napredak, l’organizzazione cattolica gemellata con il Mcl, per rafforzare la cooperazione che ha portato, anni fa, alla costruzione di un Centro per il dialogo proprio a Sarajevo, sulla collina di Trebevic, da dove i cecchini bombardavano la città assediata.

Al presidente Costalli quindi abbiamo chiesto di spiegarci la decisione di papa Francesco: “Il processo di pace in Bosnia-Erzegovina è tuttora in atto e ancora non si è raggiunta una pace stabile. Sarajevo, la ‘Gerusalemme d’Europa’, la città simbolo della guerra dei Balcani, è considerata un crocevia non solo culturale ma anche religioso. L’attenzione di Papa Francesco è rivolta alle periferie e in questa città, dove ancora ci sono vittime della guerra a tutti i livelli, la visita rientra nel suo stile: andare incontro alle necessità. Il Santo Padre vuole portare a Sarajevo un messaggio di pace ed ecumenico, per incoraggiare i fedeli cattolici e contribuire al consolidamento della fraternità, della pace, del dialogo interreligioso”.

Come i corpi intermedi si preparano ad accogliere il Papa?
“La visita di Papa Francesco sarà una visita molto importante per tutta l’area dei Balcani, che ha bisogno di parole (e di atti) di pace e di tolleranza che sicuramente il Papa porterà. E certamente questa visita aiuterà il dialogo tra le religioni. Il MCL sarà a Sarajevo, allo stadio di Kosevo, ad accogliere il Papa con una delegazione guidata da me. Saremo lì insieme al prof. Franjo Topic, presidente di Napredak, l’organizzazione cattolica gemellata con il MCL, anche per rafforzare la cooperazione che ha portato, anni fa, alla costruzione di un Centro per il dialogo proprio a Sarajevo, sulla collina di Trebevic. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto per far crescere una società civile autonoma non solo in Bosnia, ma anche in Croazia, Serbia, Montenegro”.

Quale può essere la prospettiva europea per i Paesi balcani?
“Sono convinto che senza la mediazione dell’UE gli strascichi della guerra non potranno essere eliminati del tutto: l’Europa rimane l’unica via possibile di stabilità nei Balcani. E’ chiaro che a Bruxelles si aspettano risultati nel campo delle riforme soprattutto economiche, ma anche nel sistema giudiziario e nella lotta alla corruzione.

Lo sviluppo dell’economia sembra essere la condizione senza la quale non c’è progresso sociale né evoluzione dello Stato di diritto, né si può sviluppare il dialogo sociale: altra condizione indispensabile alla crescita. E’ necessaria la fiducia nell’Unione Europea e questo vale sia per chi è già in Europa: Croazia, Bulgaria, Romania; sia per chi ha in corso il processo di adesione: Serbia, Albania, Macedonia; sia per chi dall’Europa è ancora lontano per ragioni diverse: Bosnia Erzegovina e Moldavia”.

Quali passi sono necessari per una vera convivenza tra le religioni?
“Sebbene siano passati molti anni dalla fine della guerra il dialogo sociale è debolissimo e manca un vero dialogo culturale ed interreligioso. Io penso che il dialogo sociale, culturale, interreligioso sia il perno per ogni attività e per una convivenza pacifica. Ci vuole tempo, i processi in corso rimarranno aperti ancora per anni, ma anche i governi dovrebbero impegnarsi di più e cooperare insieme per cercare la verità storica di quanto accaduto. Purtroppo in alcune parti le voci nazionalistiche sono tuttora troppo forti e ostacolano i processi”.

Quale è l’apporto del MCL per portare questi Paesi nell’Unione Europea?
“Il MCL guarda all’integrazione europea dei Balcani come ad un traguardo fondamentale nel cammino verso il completamento della costruzione della casa europea. Da tempo lavoriamo per individuare nuove politiche di sviluppo e nuove forme di cooperazione in questi Paesi (e fra questi Paesi), che ancora stanno pagando il conto della dittatura comunista e delle guerre.

Un impegno iniziato molti anni fa, tramite seminari, convegni, corsi di formazione e realizzazione di opere, per portare il nostro contributo all’integrazione nell’UE dei Balcani che ancora sono ‘lasciati soli’ e necessitano di un ruolo nuovo ed attivo della società civile per favorire un vero processo di riconciliazione e di coesione sociale”.

*Nella foto la visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo

Free Webcam Girls
151.11.48.50