Gaudium et Spes: l’attualità dopo 50 anni
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”: così iniziava la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo di papa Paolo VI.
Con tale proemio papa Paolo VI evidenziava che la comunità cristiana non vuole più essere un mondo nel mondo, un mondo autonomo e autoreferenziale perché ha in sé tutti i mezzi necessari alla sua sussistenza e alla salvezza degli uomini. La logica non è più Chiesa e Mondo, ma Chiesa nel mondo, popolo di Dio che cammina nel mondo e prende parte a tutte le dimensioni della vita, credenti che non sono immuni da tristezze e angosce proprie degli altri uomini e che come loro provano gioie e coltivano speranze.
I credenti, riuniti insieme dal Cristo e guidati dallo Spirito, hanno un messaggio di salvezza da presentare a tutti, ma nella condivisione e nel dialogo. Per meditare il valore profetico di questa Costituzione a Roma si sono incontrati nei giorni scorsi una cinquantina di associazioni cattoliche per riflettere alla luce del prossimo anno giubilare della Misericordia, come ha sottolineato nella relazione introduttiva il giornalista Raniero La Valle:
“Prima di tutto dalla ‘Gaudium et Spes’ arriva la parola della gioia. E’ una parola che attraversa il tempo, quasi a indicare qualcosa che dura sempre, mentre il resto finisce. ‘Gaudet Mater Ecclesia’, gioisce la madre Chiesa, diceva Giovanni XXIII della Chiesa riunita a Concilio, ‘Gaudium et Spes’ dice la Costituzione pastorale, ‘Evangelii Gaudium’, dice il documento programmatico del papa argentino… La seconda parola che viene dalla ‘Gaudium et Spes’ è la speranza.
Quello che fa la ‘Gaudium et Spes’ riguardo alla speranza non è soltanto di riconoscere quel tanto di speranza che è già presente negli uomini e di condividerlo con loro, ma di offrire motivi di attendibilità alla speranza; ed è in forza di questa speranza più credibile che oggi la Chiesa di Francesco può dare nuove ragioni di speranza in un tempo di disperazione… Il messaggio della ‘Gaudium et Spes’ è che Dio si fida dell’uomo e l’uomo può farcela a combattere contro l’ingiustizia e a costruire la pace.
Un ottimismo che non ha la sua origine in un’analisi sociologica, ma in un’antropologia cristologica, che culmina nell’affermazione della ‘Gaudium et Spes’ secondo la quale ‘con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo’”. Il teologo don Giovanni Cereti ha sottolineato l’analogia tra papa Giovanni XXIII e papa Francesco:
“…l’uno e l’altro hanno messo al centro l’uomo: papa Giovanni XXIII aveva spostato l’attenzione dall’errore all’errante, la Gaudium et Spes aveva confermato questa centralità della persona umana che riconoscono insieme credenti e non credenti, e papa Francesco ha spostato l’attenzione dalla dottrina astratta alla persona concreta con tutti i suoi problemi, le sue gioie e le sue sofferenze.
Viviamo un’epoca straordinaria della storia della chiesa. Non a caso diceva il cardinal Martini nell’anno 2000: grazie al concilio, abbiamo vissuto i trentacinque anni più belli della storia della chiesa. E ora speriamo di viverne altri. Anche se sappiamo, come diceva ancora Martini, che dovremo affrontare con serenità qualche prova o sofferenza”.
Interessante è lo spunto presentato da Roberto Fiorini, responsabile del movimento dei ‘Preti Operai’, che confronta la ‘Gaudium et Spes’ con la bolla di indizione dell’Anno Santo ‘Misericordiae Vultus’: “Credo che oggi se si vuol parlare seriamente di giubileo, rifiutando la scissione tra spirituale e materiale non si possa prescindere dalla prima sfida che papa Francesco descrive nella sua Esortazione ‘Evangelii Gaudium’ (52-60) che consiste nel dire no a un’economia dell’esclusione e dell’iniquità, perché questa è un’economia che uccide, è un’economia omicida. E’ la dittatura di un’economia senza volto e priva di uno scopo veramente umano che ha tutti i connotati dell’idolatria”.
Dopo un dibattito molto intenso ed interessante i partecipanti al convegno hanno inviato un messaggio al papa: “Speriamo insieme a Lei che lo Spirito che animò il Concilio ci animi tutti negli impegni del momento attuale nella Chiesa e nel mondo. Preghiamo che la misericordia del Padre nei nostri cuori ci orienti di fronte a problemi come le guerre, la pace, le donne, la famiglia,la giustizia, i bisogni dei poveri, l’ecumenismo cristiano, il dialogo con le altre religioni”.