Congresso internazionale dei formatori alla vita consacrata
Si è concluso in questi giorni, a Roma, il Congresso internazionale dei formatori alla vita consacrata (oltre 1400 presenze, giunte da tutto il mondo), in occasione dell’Anno dedicato alla vita consacrata. «Beati i formatori-seminatori, – afferma il prefetto della competente Congregazione vaticana, cardinale João Braz de Aviz, nel messaggio finale rivolto ai partecipanti al Congresso – che continuano a seminare in ogni caso, in ogni momento, in ogni cuore, ben sapendo che il seme ha una sua forza ed efficacia.
Beati voi se agite senza mai fare alcuna violenza, sottile e nascosta, nemmeno per ottenere il bene, perché Dio vi darà la terra promessa dei cuori. Beati i formatori che con la loro mitezza ricordano a chi è in formazione che l’unica cosa davvero necessaria è farsi come ciotole di terracotta, in cui altri possano bere a piccoli sorsi il cielo». Poi alcune priorità che il card. João Braz de Aviz sintetizza in dodici punti, invitando i formatori a svolgere il loro compito «a tempo pieno e dando il meglio di voi stessi»; formando «giovani dal cuore innamorato di Dio e appassionato per l’uomo, “cittadini del mondo” in dialogo con ogni cultura; giovani ricchi di misericordia per “i senza dignità”, che imparano a cercare Dio nelle periferie dell’esistenza, liberi di lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita»; «Senza imporre pesi impossibili e motivando sempre ogni richiesta con la legge della libertà dei figli di Dio, la legge dell’amore».
«Grazie, cari formatori e formatrici, – ha detto Papa Francesco ai formatori nella giornata conclusiva del Convegno – del vostro servizio umile e discreto, del tempo donato all’ascolto – l’apostolato “dell’orecchio”, ascoltare – del tempo dedicato all’accompagnamento e alla cura di ogni vostro giovane». «Voi non siete solo amici e compagni di vita consacrata di coloro che vi sono affidati, ma veri padri, vere madri, capaci di chiedere e di dare loro il massimo». Commozione e gioia hanno caratterizzato l’incontro nell’aula Paolo VI, dove i formatori hanno accolto l’invito del Papa ad essere testimoni con la propria vita, a tornare sempre alla gioia del primo incontro con Dio, ad essere accanto come “padri” e “madri” spirituali, con amore e pazienza.
«E’ bella la vita consacrata, – ha proseguito il Pontefice – è uno dei tesori più preziosi della Chiesa, radicato nella vocazione battesimale. E dunque è bello esserne formatori, perché è un privilegio partecipare all’opera del Padre che forma il cuore del Figlio in coloro che lo Spirito ha chiamato. A volte si può sentire questo servizio come un peso, come se ci sottraesse a qualcosa di più importante. Ma questo è un inganno, è una tentazione».
Papa Francesco affronta anche il tema della crisi vocazione, anche se – dice il Papa – «al vedervi così numerosi non si direbbe che ci sia crisi vocazionale! Ma in realtà c’è una indubbia diminuzione quantitativa, e questo rende ancora più urgente il compito della formazione, una formazione che plasmi davvero nel cuore dei giovani il cuore di Gesù, finché abbiano i suoi stessi sentimenti (cfr Fil 2,5; Vita consacrata, 65). Sono anche convinto che non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione. E la testimonianza è feconda. Se non c’è una testimonianza, se non c’è coerenza, non ci saranno vocazioni. E a questa testimonianza siete chiamati. Questo è il vostro ministero, la vostra missione».
Gratitudine e gioia ha espresso anche il Card. João Braz de Aviz nel corso dell’Omelia della S. Messa nella Basilica Papale di S. Pietro, sottolineando l’importanza dell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio Padre soprattutto nei momenti difficili e delicati. «L’esperienza del Convegno è stata meravigliosa e sorprendente e ci fa capire che dobbiamo camminare insieme: così nascerà tanta vita attorno a noi».
«La formazione delle giovani – racconta S.r Celine Mary Selvi, indiana, della Congregazione delle Suore dell’Addolorata Serve di Maria di Pisa, è un compito molto delicato, chiede di rinunciare all’impulsività e di trattarle come “vasi di creta” con tanto amore, attenzione e pazienza. In questa stupenda avventura di fede, mi sono fidata pienamente del Maestro mettendomi umilmente alla sua Scuola». Per lei il Convegno: «è stata un’esperienza unica e stupenda, ricca di colori, contenuti e condivisione che ci hanno fatto sentire uniti e arricchiti da mille esperienze. Le relazioni per accompagnare i giovani a rispondere con coerenza alla chiamata del Signore ed assimilare i sentimenti di Gesù sono state molto interessanti. Qui ci siamo sentiti davvero Famiglia di Dio, con una ricca varietà di carismi ed esperienze, che abbiamo potuto condividere e confrontare con tanti formatori di tutto il mondo».
«Vivo questa esperienza nell’abbandono al Signore – riferisce Sr Bindika Jeannie Arlette, del Congo, delle Suore Serve di Cana – e nell’accoglienza della Sua volontà». «Questo Convegno è per noi consacrati un segno della Provvidenza. La qualità delle relazioni e le condivisioni nei gruppi mi hanno molto arricchita. La gioia, l’accoglienza, l’apertura gli uni agli altri sono segno di speranza e sono l’unica testimonianza che attualmente la vita consacrata deve offrire al mondo».