La giornata del Papa: contro la pena di morte
Due importanti appuntamenti per Papa Francesco alla vigilia della partenza per Napoli: la delegazione della Commissione contro la pena di morte e i vescovi del Giappone.
“Non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano”, ha scritto il Papa contro le esecuzioni capitali, in una lettera consegnata alla delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte, ricevuta in udienza. Il Papa rigetta da ogni punto di vista il ricorso alle esecuzioni capitali da parte di uno Stato di diritto affermando di volere “un mondo libero dalla pena di morte” e ringraziando chi si batte per la “moratoria universale delle esecuzioni capitali in tutto il mondo”, in vista della loro “abolizione”. Per i cristiani la vita è sacra perché l’uomo è creatura che Dio ama di un amore unico.
L’esecuzione capitale è contraria poi “al senso di ‘humanitas’ e alla misericordia divina, che dovrebbe essere un modello per la giustizia degli uomini.
Il Papa condanna ovviamente anche senza appello l’uso strumentale che della pena di morte fanno i “regimi totalitari”, o quelli che definisce “gruppi di fanatici”, per i quali uccidere un prigioniero – dice – non è che un mezzo per sterminare “dissidenti politici”, “minoranze” e “ogni soggetto etichettato come ‘pericoloso” o che possa essere percepito come una minaccia per il proprio potere o per il raggiungimento dei propri scopi”. E di ciò spesso fanno le spese tanti cristiani, “nuovi martiri” che la Chiesa piange. Un “sistema penale”, osserva Francesco, “può prendere il tempo dei colpevoli, ma non potrà mai prendere la loro speranza”.
Nella mattina il Papa ha ricevuto i vescovi del Giappone. A loro il Papa ha parlato del ruolo dei laici in particolare i cosiddetti “cristiani nascosti” del periodo delle persecuzioni. Oggi i cristiani, ha detto il Papa sono “chiamati ad essere missionari anche quando significa semplicemente aprire la porta di casa e fare un passo verso i vicini”. Nel suo discorso il Papa ha ricordato tutti “i missionari che negli anni hanno offerto la loro vita al servizio del Vangelo e del popolo giapponese” e a quella che definisce l’emergenza dei “cristiani nascosti”, quei fedeli che hanno fatto sì che “anche quando erano stati espulsi tutti i missionari e i sacerdoti dal Paese, la fede della comunità cristiana non si inaridisse”.
Con profondo apprezzamento per le iniziative della Chiesa in Giappone, il Papa incoraggia in particolare a continuare l’impegno su due piani: quello dell’assistenza dei sofferenti “senza distinzione di religione”, ricordando “la tragica devastazione del terremoto e dello tsunami di quattro anni fa”. E l’impegno a favore della pace tra una popolazione che “ha vissuto le enormi sofferenze di Hiroshima e Nagasaki”.