La siccità non dà tregua nel Corno D’Africa

fame in Africa
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“Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”: così si esprime in ogni intervento papa Benedetto XVI in riferimento alla carestia nel Corno d’Africa, la peggiore degli ultimi 60 anni, che colpisce oltre 11 milioni di persone, soprattutto bambini, in Somalia, Kenya, Gibuti, Etiopia, Eritrea, e in misura significativa anche in Uganda, Tanzania e Sud Sudan. E prendendo a prestito queste parole la presidenza della CEI ha messo a disposizione 1.000.000 di euro e ha lanciato una colletta nazionale con una raccolta straordinaria domenica 18 settembre 2011 per esprimere fattivamente solidarietà alle popolazioni colpite dalla siccità attraverso gli interventi di  Caritas Italiana in collaborazione con le Caritas locali che da mesi sono mobilitate per rispondere ai bisogni. Korazym dedica un ulteriore articolo di aggiornamento, perchè anche noi siamo chiamati a sovvenire alle necessità delle popolazioni del Corno d’Africa, attraverso le organizzazioni che citiamo nell’articolo e la Caritas.

 

 

Infatti la Caritas Italiana da anni è impegnata nel Corno d’Africa, in collaborazione con le Chiese locali, in ambiti diversi: la salute, la lotta all’esclusione sociale, l’istruzione. Quasi 20 anni fa lanciò una campagna di sensibilizzazione sulla situazione del Paese che purtroppo è ancora drammaticamente attuale; ed in occasione di questa nuova emergenza ha lanciato subito un appello e ha messo a disposizione 300.000 euro restando in costante contatto con le Caritas africane attive nei paesi colpiti dalla siccità. Per sostenere gli interventi si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite c/c postale n. 347013 specificando nella causale: ‘Carestia Corno d’Africa 2011’. Un minimo sforzo da parte nostra che può salvare molte vite.

Anche il Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’ ha inviato nelle scorse settimane un aiuto sostanzioso a nome del Papa ad alcune Diocesi del Corno d’Africa colpite dalla carestia. Papa Benedetto XVI ha inviato questo aiuto a cinque Diocesi del Kenya e a sei Diocesi dell’Etiopia che affrontano un’emergenza umanitaria con pochi mezzi, accogliendo e mantenendo la popolazione nelle sue necessità fondamentali immediate. ‘Cor Unum’ ha inviato questi aiuti dopo un primo sostegno di 50.000 euro mandati a luglio dal Papa al Vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio (Somalia), monsignor Giorgio Bertin, direttamente impegnato nell’aiuto alle popolazioni colpite.

Inoltre, dall’Italia si sono attivate Cesvi, Cisp, Coopi e Intersos, che in Somalia si occupano del supporto agli sfollati interni, attraverso la distribuzione di cibo, acqua potabile, medicinali, e la realizzazione di servizi igienici e sanitari. In Kenya  gli interventi di ActionAid, Amref e Avsi rispondono invece ai  bisogni di coloro che dalla Somalia sono fuggiti, cercando aiuto nei campi profughi. Mentre il network Agire, che raccoglie 20 ong, ha  raccolto 1,6 milioni di euro, dei quali 750.000 già allocati alle Ong operative nel Corno d’Africa.

Il direttore di Agire, Marco Bertotto, ha affermato: “Calcoliamo che il numero totale di persone coinvolte nei progetti direttamente finanziati dai fondi di Agire sia circa 440.000. Ma si tratta di una cifra destinata ad aumentare nelle prossime settimane e che comunque costituisce solo una parte dei beneficiari complessivi che le organizzazioni di Agire raggiungono con i loro programmi di intervento, finanziati anche con risorse proprie o provenienti da altri donatori”.  Marco de Ponte, Presidente di Agire e segretario nazionale di ActionAid ha aggiunto: “Grazie al contributo dei cittadini italiani, Agire e la società civile sono riuscite a fare la loro parte nel quasi completo silenzio dei media. Ora la comunità internazionale deve impegnarsi ulteriormente per porre fine a questo scandalo, perché il fatto che milioni di persone rischino di morire di fame nel 2011 non può che essere definito scandalo”. A partire dal 15 settembre i testi dei progetti finanziati, completi di budget, saranno disponibili sul sito web di Agire.

Anche la Fao ha stanziato 118 milioni di dollari per le regioni del Corno d’Africa. La road map è così articolata: alla Somalia andranno 70 milioni, al Kenia 27, all’Etiopia 12,5, al Sudan 21, al Sud Sudan 15,8 e all’Uganda 6 milioni: “Questi interventi, ha scritto la Fao nel suo rapporto, sono di fondamentale importanza per proteggere e ripristinare la sicurezza alimentare delle persone colpite dalla siccità, come le famiglie”. In Somalia, infatti, 25 dei 70 milioni di dollari sono destinati a 145.000 nuclei familiari, circa 870.000 persone. Ma è il domani che preoccupa ancora di più perché la carestia, nelle previsioni del direttore generale uscente della Fao, Jacques Diouf, è destinata ad estendersi in altre regioni entro poco tempo. La siccità che sta colpendo la Somalia e altri Paesi confinanti è, per violenza, più grave di quella storica del 1950-1951: “Ciò a cui stiamo assistendo è lo sfortunato risultato di tre decenni di sottoinvestimenti nell’agricoltura e nello sviluppo rurale, laddove acqua, sistemi di stoccaggio, strade e infrastrutture dovrebbero essere in cima alle priorità di governi e donatori”.

La comunità internazionale, per Diouf, non ha risposto come avrebbe dovuto e potuto fare. Mediamente, ha riservato allo sviluppo di questi Paesi soltanto lo 0,7% del Pil: “C’è stato insomma, sono ancora parole del direttore generale della Fao, un mix di responsabilità in quanto il Corno d’Africa sta soffrendo in questi mesi. Sebbene gli aiuti stiano lentamente giungendo alle zone colpite e le esigenze a breve termine siano state gradualmente soddisfatte, dobbiamo ora iniziare ad aiutare la gente a costruire il futuro”. Occorre costruire canali, sistemi di irrigazione, rendere l’acqua potabile. E poi: assistere gli agricoltori assicurando l’accesso ai depositi per viveri, fertilizzanti, mangimi per il bestiame. Da parte sua l’Unione Europea ha fornito aiuti ai paesi del Corno d’Africa per un ammontare di circa 600 milioni di euro nel corso di quest’anno, di cui 160 milioni provenienti dalla sola Commissione europea.

Ma secondo Bruxelles, data la gravità della situazione, sarà necessario aumentare ancora i finanziamenti a sostegno dell’intera area: “L’ampiezza della crisi significa che sarà necessario fare di più, da parte nostra e da parte degli altri partner internazionali. Accelerare e rendere più sostanziale la risposta immediata alla crisi permetterà di salvare vite umane, ma abbiamo anche bisogno di investire in soluzioni a lungo termine per costruire una resistenza alle siccità future”, ha ammonito la commissaria Ue Georgieva.

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