Papa Francesco a Tor Bella Monaca

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Prima di raggiungere la parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, per una nuova visita pastorale in questa III domenica di Quaresima, poco dopo le 15.30 Papa Francesco compie una sosta nella chiesa di Santa Giovanna Antida, dove incontra gli ammalati, i disabili e cinque famiglie in rappresentanza dei poveri assistititi dalle Missionarie della Carità. Ai malati il Papa assicura: “Il Signore è vicino a voi, mai ci abbandona, anche nei momenti brutti”, quando scendono i “lacrimoni”. “Mi potreste dire: ‘In quei momenti Dio dov’è?’ “, riflette Francesco. Ma anche “Gesù li ha provati”, pertanto non dobbiamo “mai perdere la fiducia nel Signore e nella nostra Madre, che mai abbandona i suoi figli”.
È il primo approccio con questa popolosa realtà parrocchiale, 40mila persone, nel settore est della diocesi di Roma. Una parrocchia “povera”, la definisce il parroco don Francesco De Franco nel suo saluto, che sorge in un quartiere che “purtroppo a Roma non ha una buona nomea”, poiché “associato molto spesso allo spaccio di droga, alla delinquenza, all’abusivismo selvaggio”. “Il passo per iniziare a delinquere purtroppo è breve” constata don De Franco, e la parrocchia è vista da molti come “un’agenzia sociale”. Tor Bella Monaca è tuttavia “il campo di grano della parabola evangelica”. “Insieme al grano c’è anche la zizzania e non possiamo nascondere che qui essa è ben radicata”, nota il parroco, ma “lei oggi ha avuto la possibilità di rendersi conto di quanta buona gente ci sia nel nostro quartiere e di quanto amore la gente nutre per la Chiesa e per lei, Padre Santo”.

La prima domanda che Papa Francesco rivolgerà poco dopo, incontrando nel cortile parrocchiale i bambini e i ragazzi della catechesi, è “Dio perdona tutto o no?”. La riflessione del Papa è infatti incentrata sul perdono divino e sulla salvezza: “Mai cercare la salvezza senza Dio”, concluderà, dopo aver fatto riferimento a Lucifero, “angelo orgoglioso, molto intelligente, che aveva invidia verso Dio e voleva il suo posto. Diceva: ‘Io non ho bisogno di perdono, sono sufficiente a me stesso’. Questo è l’Inferno”. “All’Inferno non ti mandano, ci vai tu. L’Inferno è volersi allontanare da Dio”, afferma il Papa, e riguardo ai due ladroni conclude che “va all’Inferno quello che dice a Dio: ‘Non ho bisogno di te, mi salvo da solo’, come ha fatto il diavolo”.
Riflettendo sulla moralità cristiana, il Papa ha osservato tra l’altro che consiste “nel rispondere all’amore di Gesù”, per poi citare una canzone degli alpini: ‘Nell’arte di salire sui monti, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti’. Alzati subito, ma sempre con Gesù. Senza Gesù non potrai fare nulla”.
Alla domanda su cosa abbia provato quando è stato eletto Papa, Francesco risponde infine: “Non so… Mi hanno cambiato di diocesi. Io ero felice in una diocesi, mi hanno portato in un’altra”.

È seguito un momento privato, nel corso del quale il Papa ha salutato i bambini che frequentano i due centri diurni della parrocchia, il consiglio pastorale e gli animatori, e ha poi confessato alcuni penitenti, prima di presiedere la Messa, concelebrata dal cardinale vicario Agostino Vallini, dal vescovo ausiliare del settore est Giuseppe Marciante, dai parroci della prefettura e dai cappellani dell’università di Tor Vergata.

Il Pontefice ha iniziato la sua omelia notando: “Due cose mi colpiscono: un’immagine e una parola”. L’immagine, tratta dal Vangelo, è quella di Gesù che con la frusta in mano caccia via “tutti quelli che approfittavano del tempio per fare affari”, cioè gli “affaristi che vendevano animali per i sacrifici e cambiavano le monete”. La frase, “terribile”, è quando Gesù dice che non si fida della gente e che non aveva bisogno che qualcuno desse testimonianza sull’uomo.
L’omelia è incentrata sulla domanda, ripetuta più volte, “Gesù si fida di me?”. “Noi non possiamo ingannare Gesù, lui ci conosce dentro” sostiene il Papa. “Questa – prosegue – può essere una bella domanda a metà Quaresima: Gesù si fida di me? O faccio la doppia faccia? Mi faccio cattolico vicino alla Chiesa e poi vivo come un pagano…”. Gesù tuttavia “conosce tutto quello che è dentro il nostro cuore. Non possiamo ingannare Gesù, far finta di essere santi (…) e poi condurre una vita che non sia come lui vuole”. Il nome che Gesù da a questa gente è “ipocriti”.
Afferma il Papa che ci farà bene “entrare nel nostro cuore” e dire al Signore che dentro “ci sono cose buone, ma anche cose non buone”. “Sono peccatore… Quello non spaventa Gesù. Quello che lo allontana è la doppia faccia, farsi giusto per coprire il peccato nascosto” assicura Francesco. “Se il tuo cuore non è giusto, se non fai giustizia, se non ami quelli che hanno bisogno di amore, se non vivi secondo lo spirito delle beatitudini, non sei cattolico, sei ipocrita” scandisce il Papa. Pertanto “nella preghiera domandiamo: ‘Signore, ti fidi di me?’ “. “Come Gesù trovò nel tempio la sporcizia del commercio, degli affaristi, anche dentro di noi ci sono tanti peccati: egoismo, superbia, orgoglio, cupidigia, liti, gelosie, tanti peccati. Ma possiamo continuare il dialogo con Gesù”, aprendo la porta del cuore. “Qual è la frusta di Gesù per pulire la nostra anima?” domanda Francesco. “La misericordia” risponde. “Aprite il cuore alla misericordia di Gesù” esorta il Papa, dicendogli: “Puliscilo con la tua misericordia, con le parole dolci, con le tue carezze. E se noi apriamo il cuore alla misericordia di Gesù perché lo pulisca, Gesù si fiderà di noi” ha concluso.
Francesco è il secondo Papa che visita la parrocchia, dopo Giovanni Paolo II nel 1988. Alle ore 19, dopo un breve saluto e la rinnovata esortazione “Andiamo avanti”, il Papa lascia la parrocchia e fa rientro in Vaticano.

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