Galantino: Contro la paura “un nuovo umanesimo della diversità”

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In “Italia la paura è figlia di una politica debole che crea instabilità, è figlia della mancanza di cura della nostra terra, del creato; è figlia della mancanza del lavoro e della povertà che cresce; è figlia della corruzione e della criminalità. E guardando al mondo si ha paura della guerra e della crisi internazionale”. Ma non solo. “In Italia e in Europa a far paura sono i drammi dell’economia, l’inefficienza e la corruzione politica!”.

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei è netto. Parlando alla Camera dei Deputati in occasione della presentazione dell’ottavo “Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa”, spiega che cresce se la “paura”, è frutto dell’ “individualismo”, “incapace di costruire nuove relazioni”. Commentando lo studio realizzato da Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, il vescovo di Cassano allo Ionio, si spinge anche sul piano europeo: “la paura porta alla chiusura, all’indebolimento delle relazioni europee e internazionali”, e la stessa Istituzione europea, “rischia di diventare un peso, un ostacolo”.

Perché proprio il Vecchio Continente, invece che “crescere in percorsi di inclusione sociale ed economica in Europa si rischia di chiudersi. I pericoli all’europeismo più che da fuori (immigrati, islam, terrorismo) vengono da dentro”. Perciò “occorre rafforzare, in nome della sicurezza e giustizia sociale, questa unione, anche attraverso una politica comune, un’organizzazione più forte, una difesa condivisa, una politica dell’immigrazione aperta alle identità molteplici e a condividere l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale. Solo dentro un quadro europeo e internazionale di tutela del bene comune è possibile anche tutelare meglio gli interessi nazionali”.

Contro tutte queste spinte disgreganti, spesso alimentate da una visione sbagliata dei media, spiega mons. Galantino, c’è bisogno di un “nuovo umanesimo”, che poi è proprio tema alla base del prossimo convegno ecclesiale delle Chiese italiane. Perché solo “la tutela della dignità di ogni persona informa la cultura, la politica, l’economia, l’informazione”.

Il concetto alla base del prossimo convegno di Firenze è declinato in maniera chiarissima dal segretario generale della Cei. Dev’essere “un umanesimo dove trovi posto ‘l’uomo planetario’ (E. Balducci), la diversità, il meticciato. Un umanesimo dove le relazioni, gli incontri, i legami, la partecipazione diffusa e la cittadinanza estesa costruiscano la città”. “Un umanesimo – conclude Galantino – dove ogni persona si senta a casa dappertutto e soprattutto i più deboli vengano tutelati. Un umanesimo della solidarietà e della cooperazione, come esperienze per rinnovare l’economia. Un umanesimo che rispetti la libertà religiosa di ognuno e costruisca dialogo ecumenico e interreligioso. Un umanesimo dove l’informazione diventi uno strumento meraviglioso di comunicazione e non un nuovo potere da cui difendersi”.

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