“Note alte”. I cantautori parlano di Dio
“Nel cuore e nell’anima si trova l’essenza della musica”. Ne è pienamente convinto Ricky Barone – giornalista per passione prima che per professione – che attraverso il suo ultimo libro, “Note alte. Sette chiavi di lettura tra Dio e Musica” (Meccanica delle idee – 2014), desidera suscitare emozioni e dare un contributo al rapporto tra musica popolare contemporanea – pop, rock, canzone – e religione.
“Un dialogo – afferma l’Autore – che negli ultimi anni si è rimesso in moto, perché la canzone ha bisogno di Dio e Dio ha bisogno delle canzoni”. Il libro propone le interviste a sette grandi cantautori italiani (Angelo Branduardi, Massimo Bubola, Eugenio Finardi, Giovanni Nuti, Massimo Priviero, Antonella Ruggiero e Giuni Russo) che nella loro ricca produzione artistica hanno lasciato spazio alla voce del cuore e ai richiami del divino. Ricky Barone – discostandosi dalla tipologia di interviste, spesso volte a promuovere l’ultima fatica musicale dell’artista –interroga questi volti noti della musica italiana, dialoga con loro invitandoli a rendere ragione della speranza e della fede – come sottolineava l’apostolo Pietro – che è in noi. L’esito di queste conversazioni raggiunge lo scopo prefisso e ne viene fuori un libro davvero interessante, ricco di spunti religiosi presenti nel testo e nella musica dei compositori intervistati, con il contributo personale e l’introspezione umana e cristiana dell’artista.
Si può pensare ad un dialogo tra la Chiesa e il mondo della musica oggi, e chiedere – come in passato – ai musicisti di comporre musica per la Liturgia? A questa domanda – proposta da Ricky Barone – Angelo Branduardi risponde: “Certamente. E’ lì che nasce la musica sacra vera. La svolta conciliare ha portato a far cantare tutti, con risultati molto spesso negativi… a tratti i canti che vengono eseguiti oggi nei luoghi di culto sono al mio orecchio vagamente blasfemi. Riprendono la musica commerciale e la ripropongono in una forma simile, a volte molto più brutta, mal eseguita”. Massimo Bubola, annovera tra i suoi maestri la opere letterarie di Dostoevskij, e crede in un Dio misericordioso e buono; considera il perdono “una pratica concreta, da applicare nei rapporti interpersonali, dove c’è una cultura di selezione forte. […] In questo momento storico il perdono può vincere, molto più di un certo pacifismo di maniera, che non amo particolarmente e che in fondo rappresenta un atteggiamento di mimesi collettiva, un mischiarsi nella massa per confondersi”. Ricky Barone chiede come possa avvenire l’approccio verso la spiritualità da parte di un laico non credente, Eugenio Finardi risponde: “Io credo che pur non essendo credenti si possa avere, si abbia, una forte spiritualità, almeno da parte di chi cerca di ascoltare se stesso. La musica poi è un veicolo straordinario per comunicare con l’Assoluto”; “Io sono orripilato dalla mancanza di silenzio che la vita contemporanea riserva. C’è sempre più rumore, c’è sempre più musica svilita e banale, che diventa un rumore di sottofondo. Non ci si rende conto di come questa in fondo sia una anestesia costante del pensiero”.
Il bisogno di Dio – per Massimo Priviero – “è una delle poche cose chiare della mia esistenza. […] Prego… e gli chiedo solo di darmi forza, di farmi capire il senso della mia vita e di quel che faccio. Che magari non capirò mai. Ma ho la forza di chiedermelo, e di cercare ancora questa forza, e di riprendere il cammino quando deve accadere. E ho ancora forza di vivere”.
Il libro-intervista di Ricky Barone è corredato da una serie di approfondimenti tematici religiosi che – attraverso citazioni di diversi cantautori – raccontano il mistero della fede cristiana, come la Croce, l’Infinito, la Resurrezione, la spiritualità, offrendo al lettore una sorta di piccolo compendio della fede che è possibile rintracciare nei testi e nella musica di alcuni artisti.
Le pagine di “Note alte” si concludono con la splendida testimonianza di Giuni Russo, intervistata da Barone nel novembre del 2002. Giuni Russo – ricorda l’Autore – “ha vissuto gli ultimi anni della sua vita cantando la gloria di Dio, vivendo il miracolo di un incontro che ha riempito di gioia i suoi canti. Amava cantare, diceva che nel canto c’è qualcosa di sacro. […] Negli ultimi anni, dopo l’incontro con il Carmelo ha cominciato a scrivere canzoni d’amore a Dio, ispirandosi ai grandi Santi carmelitani, componendo diverse canzoni «carmelitane»”.
Il racconto sull’esperienza di vita spirituale vissuta da Giuni Russo è vibrante e carico di emozioni, le sue parole – consegnate in risposta alle domande di Ricky Barone – diventano “canto”, quello stesso canto che scaturisce nel cuore di un’anima veramente innamorata che incontra Dio e a Lui offre la musica degli ultimi giorni di vita terrena. “Mentre facevo gli esercizi di Sant’Ignazio di Loyola – racconta Giuni Russo – c’era una libreria piena di libri. Stavo ciondolando nella biblioteca e guardavo i libri. Ne presi uno, quello che poi mi ha «rovinato» la vita: «Fuoco in Castillo» di Santa Teresa d’Avila. Mi è capitato quello che è accaduto a Edith Stein, solo che lei è diventata santa mentre io sono ancora qui che canto e forse non diventerò mai santa. Dopo averlo preso mi sono sentita una traditrice perché Teresa invece di farmi dormire mi teneva sveglia, mentre io pensavo: «Sento che questa donna dice la verità». Mi svegliava interiormente, ero strana, continuavo a ripetermi «sento che dice la verità». […] Teresa per me rappresenta una trasmissione fortissima. Credo che Teresa sia stata per me il mezzo, anzi sono convinta che sia stata Colei che mi ha permesso di avere il contatto divino. Ecco cosa è venuta a fare. Lei dice che Cristo porta alla conoscenza del Padre, io dico che lei porta alla conoscenza di Cristo”.
“Note alte” è un libro che ci permette di rivalutare il senso del sacro che la musica è capace di veicolare, quando gli artisti permettono a Dio di far passare attraverso le loro opere “la musica della sua Parola”.
Ricky Barone, “Note alte. Sette chiavi di lettura tra Dio e Musica”, Meccanica delle idee (2014).