Papa Francesco: l’unità è armonizzare le diversità
Appuntamento ecumenico immancabile per Papa Francesco per la chiusura della Settimana di Preghiera per l’ Unità dei Cristiani nella Basilica di San Paolo.
Nella riflessione proposta durante la recita del Vespro il Papa commenta il passo della lettura che parla del dialogo tra Gesù e la Samaritana. “Il suo atteggiamento – spiega il Papa- ci dice che il confronto con chi è differente da noi può farci crescere.”
L’esempio di Gesù che “è paziente, rispetta la persona che gli sta davanti, si rivela a lei progressivamente” ci “incoraggia a cercare un confronto sereno con l’altro. Per capirsi e crescere nella carità e nella verità, occorre fermarsi, accogliersi e ascoltarsi. In tal modo, si comincia già a sperimentare l’unità.” Perchè Gesù “non si schiera” piuttosto “va all’essenziale abbattendo ogni muro di separazione.”
Per questo, spiega il Papa “tante controversie tra cristiani, ereditate dal passato, si possono superare mettendo da parte ogni atteggiamento polemico o apologetico e cercando insieme di cogliere in profondità ciò che ci unisce, e cioè la chiamata a partecipare al mistero di amore del Padre rivelato a noi dal Figlio per mezzo dello Spirito Santo. L’unità dei cristiani non sarà il frutto di raffinate discussioni teoriche nelle quali ciascuno tenterà di convincere l’altro della fondatezza delle proprie opinioni. Dobbiamo riconoscere che per giungere alla profondità del mistero di Dio abbiamo bisogno gli uni degli altri, di incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo, che armonizza le diversità e supera i conflitti.”
Così la sete della Samaritana è “ricerca di verità, sete di amore, di giustizia e di libertà. Sono desideri appagati solo in parte, perché dal profondo del suo essere l’uomo si muove verso un “di più”, un assoluto capace di soddisfare la sua sete in modo definitivo.”
La risposta è nel “costato squarciato di Gesù sono sgorgati sangue ed acqua” perché “per opera dello Spirito siamo diventati una sola cosa con Cristo, figli nel Figlio, veri adoratori del Padre. Questo mistero d’amore è la ragione più profonda dell’unità che lega tutti i cristiani e che è molto più grande delle divisioni avvenute nel corso della storia. Per questo motivo, nella misura in cui ci avviciniamo con umiltà al Signore Gesù Cristo, ci avviciniamo anche tra di noi.”
La samaritana diventa così missionaria perché ha ricevuto un grande dono. “Oggi- ha detto il Papa- esiste una moltitudine di uomini e donne stanchi e assetati, che chiedono a noi cristiani di dare loro da bere. È una richiesta alla quale non ci si può sottrarre. Nella chiamata ad essere evangelizzatori, tutte le Chiese e Comunità ecclesiali trovano un ambito essenziale per una più stretta collaborazione. Per poter svolgere efficacemente tale compito, occorre evitare di chiudersi nei propri particolarismi ed esclusivismi, come pure di imporre uniformità secondo piani meramente umani.” Ed ha aggiunto “In questo momento di preghiera per l’unità vorrei ricordare i nostri martiri di oggi. Loro danno testimonianza di Gesù Cristo e vengono perseguitati e uccisi perché cristiani, senza fare distinzioni da parte dei persecutori della confessione alla quale appartengono: sono cristiani e per questo perseguitati. Questo è l’ecumenismo del sangue”. Il Papa ha concluso la sua riflessione ricordando che nei prossimi giorni si svolgerà la plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali e u religiosi che hanno partecipato al convegno ecumenico a Roma: “La vita religiosa come profezia del mondo futuro è chiamata ad offrire nel nostro tempo testimonianza di quella comunione in Cristo che va oltre ogni differenza, e che è fatta di scelte concrete di accoglienza e dialogo. Di conseguenza, la ricerca dell’unità dei cristiani non può essere appannaggio solo di qualche singolo o comunità religiosa particolarmente sensibile a tale problematica. La reciproca conoscenza delle diverse tradizioni di vita consacrata ed un fecondo scambio di esperienze può essere utile per la vitalità di ogni forma di vita religiosa nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali.”
Conclude il Papa con l’augurio che “possa risplendere «il sacro mistero dell’unità della Chiesa» (Conc. Ecum. Vat. II, Decreto sull’Ecumenismo Unitatis redintegratio, 2), quale segno e strumento di riconciliazione per il mondo intero.”