Sri Lanka, il Papa: ‘Religione e violenza sono incompatibili’
Sono qui “sulle orme dei miei predecessori, i Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, per dimostrare il grande amore e la sollecitudine della Chiesa Cattolica per lo Sri Lanka. E’ una grazia particolare per me visitare la comunità cattolica locale, confermarla nella fede in Cristo, pregare con essa e condividerne le gioie e le sofferenze”. Così Papa Francesco, intervenendo all’incontro interreligioso presso il Bandaranaike Memorial International Conference Hall di Colombo.
“Nel Concilio Vaticano II – ha ribadito Jorge Mario Bergoglio – la Chiesa Cattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. Da parte mia, desidero riaffermare il sincero rispetto della Chiesa per voi, le vostre tradizioni e le vostre credenze”.
Obiettivo della Chiesa è la collaborazione per ottenere “la prosperità di tutti gli srilankesi”. Il dialogo e l’incontro per essere efficaci – ha ancora aggiunto il Papa – devono “fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia”.
Nello Sri Lanka “per troppi anni gli uomini e le donne sono stati vittime di lotta civile e di violenza. Ciò di cui ora c’è bisogno è il risanamento e l’unità, non ulteriori conflitti o divisioni. Certamente la promozione del risanamento e dell’unità è un impegno nobile che incombe su tutti coloro che hanno a cuore il bene della Nazione e dell’intera famiglia umana”. Le religioni – ha auspicato il Papa – provvedano “con il balsamo della solidarietà fraterna” alle “necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza”. A partire dalla riconciliazione: “per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi”.