Quando l’altro mi altera: intervista a don Mario Di Maio

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La relazione di coppia è chiaramente il legame tra due persone che hanno una loro originale e distinta identità, che va sempre rispettata, cioè riconosciuta, valorizzata e mai fissata in un ‘già noto’, perché, così facendo, non si terrebbe conto del mistero del soggetto umano, che è sempre imprevedibile ed aperto ad ogni possibilità di cambiamento.

Il rapporto d’amore, specie quello di coppia, è un rapporto interpersonale, cioè una relazione tra due persone che interagiscono come tali e perché tali, al fine di ottenere un compimento di sé. Se l’individualità di ciascuno venisse meno, o, in qualche modo venisse sminuita, strumentalizzata dall’altro, immediatamente scadrebbe la dimensione vera del rapporto e questo si ridurrebbe ad essere solo una parvenza di relazione, mancando la persona nella sua interezza, che di questa relazione è fondamento e fulcro imprescindibile.

Lo scopo dell’amore non è altro che il tentativo di mettere in contatto, di far partecipare la parte più vera, più interiore di sé con quella dell’altro, in altre parole, non è altro che arrivare all’intimità. L’amore autentico vuole realizzare l’esperienza dell’essere se stessi in intimità con l’altro, perché è solamente a livello del proprio io, dell’essere se stessi, dell’essere ciò che si è, che si pone e si rende possibile l’incontro e l’unione con l’altro.

Per comprendere meglio questa dualità opera da molti anni l’associazione onlus ‘Ore Undici’, con sede a Civitella San Paolo, a nord di Roma, fondata da don Mario De Maio, sviluppando negli anni alcune attività volte ad avviare percorsi di crescita umana e spirituale, per coppie, nel segno del Vangelo e di una maggiore consapevolezza (personale e di gruppo) dei meccanismi psicologici che regolano il nostro mondo interiore.

Tra i molti convegni si possono segnalare il percorso ‘La grammatica dell’umano: un tempo nuovo per i nostri figli’, o gli incontri per coppie ed il convegno invernale di inizio anno 2015 sul tema: ‘L’altro che mi altera: qualcosa di nuovo sull’amore’, le cui informazioni si possono trovare sul sito www.oreundici.org. A don De Maio, psicanalista che si ispira a Jacques Lacan, abbiamo chiesto di spiegarci il titolo:

“Il titolo ‘L’altro che mi altera’ nasce dall’esperienza quotidiana dei nostri incontri. L’altro con la sua presenza mi obbliga ad essere ‘altro’ a cambiare ed adattare me stesso al suo modo di essere, alle sue esigenze. Naturalmente vi sono una molteplicità di relazioni e quindi di reazioni. Ma alcune persone e alcuni rapporti sono più importanti e più significativi di altri.

Per esempio il rapporto di coppia e il rapporto di amicizia. Chiaramente questo vale anche per noi che ci mettiamo in relazione con gli altri, obblighiamo in qualche modo gli altri a rispondere al nostro comportamento. Da qui nasce l’esigenza di cercare una spiritualità che dia qualità alle nostre relazioni”.

Oggi si sentono molte notizie di omicidi tra ex fidanzati ed ex coniugi: da cosa dipende?
“E’ importante sottolineare che l’informazione mediatica tende a portare alla nostra attenzione i fatti di cronaca perché suscitano molto interesse. La causa di questi fatti drammatici va attribuita sempre a una sofferenza grave mentale, molte volte latente. Nella relazione di coppia gli aspetti più irrazionali vengono coinvolti e spesso non sono gestibili e controllabili. Le condizioni economiche e sociali acuiscono queste problematiche”.

Perché in una coppia è difficile riconoscere l’alterità?
“Nelle relazioni di coppia, vi è sempre una parte di fusionalità che non favorisce il processo di riconoscimento dell’altro. Vecchi meccanismi infantili portano a pensare l’altro come un possesso esclusivo e non come un incontro in cui crescere insieme e sviluppare reciprocamente le proprie identità. E’ questo atteggiamento che porta anche ai gesti inconsulti di cui ci parlano le cronache”.

Quale spiritualità dell’amore annuncia Gesù?
“Tutta l’attività di Gesù nei suoi insegnamenti e nel suo comportamento era centrata sulla fiducia e sull’attenzione all’altro. Continuamente Gesù parla di fede-fiducia che salva. E’ certamente la fiducia in Dio come Bene che ci avvolge e ci sostiene, è certamente il credere che l’altro è portatore di questo bene, che può salvarci dalla difficile e complessa esperienza che è la vita”.

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