Natuzza Evolo, cominciata la causa di beatificazione
L’iter per la beatificazione di Natuzza Evolo è ufficialmente cominciato. Ne ha dato notizia lo scorso primo novembre il vescovo di Mileto Luigi Renzo durante la celebrazione della messa per il quinquennio della scomparsa della mistica calabrese. La Conferenza episcopale calabra, riunitasi nei giorni 6 e 7 ottobre a Decollatura, ospite del vescovo di Lamezia Terme mons. Cantafora, aveva espresso parere favorevole all’avvio della procedura. Nei prossimi giorni sarà inviata in Vaticano alla Congregazione per le Cause dei Santi la richiesta formale per l’apertura della causa di beatificazione. Il postulatore sarà don Enzo Gabrielli, sacerdote di Cosenza, parroco di Mendicino, ma anche noto scrittore e giornalista, direttore del settimanale “Parola di Vita”.
Segno costante della grandezza di Dio è quello di scegliere non di rado i suoi servi nei contesti più umili: Natuzza Evolo nacque il 23 agosto 1924 in una famiglia numerosa e poverissima a Paravati, una frazione del comune di Mileto in provincia di Vibo Valentia, in una regione rurale del sud Italia. Suo padre abbandonò la famiglia ed emigrò in Argentina, ciò costrinse la madre ad adattarsi ai lavori più umili per sfamare la famiglia. La piccola Natuzza si prese cura dei fratelli e crebbe senza istruzione rimanendo in una condizione di analfabetismo.
A 14 anni intraprese il lavoro di domestica presso l’abitazione di una famiglia benestante della zona; a partire da quel momento si verificarono i primi segni soprannaturali che hanno poi fatto costantemente parte della vita della mistica calabrese. La quantità di segni miracolosi e di carismi a lei attribuiti lasciano pensare che il Signore l’abbia scelta non solo quale esempio di fede, amore e carità, ma anche come testimonianza evidente della Sua presenza. Conoscendo la debolezza dell’animo umano e la precarietà della fede che caratterizza l’uomo comune, Dio dà prova del Suo amore e della Sua potenza attraverso segni miracolosi in grado di arrivare ai cuori anche di coloro che sono lontani da Lui.
Natuzza Evolo è stata in questa prospettiva un efficace strumento del Signore: a lei sono state ascritte apparizioni e colloqui con la Vergine Maria, Gesù Cristo, angeli, santi e defunti; episodi di bilocazione; la comparsa di stimmate accompagnate da stati di sofferenza durante il periodo pasquale; sudorazioni ematiche che, a contatto con bende o fazzoletti, si trasformavano in disegni, simboli o scritte di carattere sacro, queste ultime anche in lingue diverse dall’italiano come il latino, il greco o l’ebraico; stati di estasi. Le è stato anche riconosciuto il “dono dell’illuminazione diagnostica”, ossia la facoltà di diagnosticare con precisione una malattia e di suggerirne la cura più appropriata.
Natuzza Evolo, oltre ad essere stata un esempio straordinario di vita mistica, è stata anche un modello di madre e di moglie: ciò assume un valore ancora più alto in tempi in cui la famiglia vive una fase di crisi radicale, sia come istituto giuridico e sociale, sia come luogo di formazione umana e spirituale della persona. Ella ha avuto cinque figli che ha allevato con dedizione e tenerezza nonostante il poco tempo che la cura e l’attenzione al prossimo le lasciavano. Ogni giorno centinaia di persone bussavano alla sua porta per chiederle aiuto, conforto e intercessione presso il Padre Celeste per i problemi della vita quotidiana, e per ciascuno ella aveva parole di incoraggiamento.
A tutti raccomandava di seguire la volontà di Dio e di essere perseveranti nella preghiera. A tal fine nel 1994, su ispirazione della Vergine Maria apparsale in una visione, istituì i “cenacoli della preghiera”, diffusisi presto in tutto il mondo e definiti da mons. Renzo “la più grande eredità di mamma Natuzza”. C’è tuttavia un altro lascito straordinario da ascrivere a Natuzza Evolo ed è la creazione della Fondazione Rifugio delle Anime, nata con l’obiettivo di realizzare un santuario mariano e delle strutture per l’assistenza medica e per il sostegno a giovani, anziani e disabili. Questo progetto è stato portato a termine solo in parte e, una volta concluso, potrà essere un’ulteriore testimonianza della santità della mistica calabrese, esempio fulgido di umiltà, carità e sottomissione ai disegni del Signore, il quale, particolare che colpisce, l’ha chiamata a sé proprio il giorno di Ognissanti di cinque anni fa.