Guardare l’ Ottocento
Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, in via Crispi, si vede fino al 14 giugno 2015 la mostra “Artisti dell’Ottocento. Temi e Riscoperte”. Inoltre, fino al 1 marzo 2015, vi sarà in esposizione la “Collezione Gemito”: una selezione di opere – di scultura e di grafica – dell’artista napoletano Vincenzo Gemito (1852 – 1929) del quale la Galleria possiede una significativa collezione. Anche i dipinti e le sculture della mostra sull’800 provengono dalle importanti raccolte della Galleria d’Arte Moderna e sono stati scelti per l’esposizione e presentati analiticamente – nell’affascinante Catalogo stampato dall’editore De Luce – dalla storica dell’arte Cinzia Virno.
La pittura dell’800 italiano non ha goduto di particolare interesse tra gli storici dell’arte e i collezionisti dell’ultimo secolo: attratti piuttosto dalle possenti tematiche storiche, religiose e mitologiche della pittura del ‘500 e del ‘600 oppure – in tutt’altra forma – dalle sperimentazioni tecniche e iconografiche delle avanguardie storiche e delle neoavanguardie del ‘900. Sono stati propensi a considerare i pittori e le opere tra ‘700 e ‘800 come un serbatoio di raffigurazioni cronachistiche, bozzetti di colore o come piacevoli, ma noiose. decorazioni per le abitazioni borghesi del bel tempo andato.
La pittura dell’800 è indubbiamente “pittura borghese” – sintonica con le esperienze vissute della classe media di città. Ma è soprattutto pittura “locale”, vale a dire pittura che si nutre delle particolarità delle diverse scuole regionali e delle diverse tradizioni culturali italiane del tempo. La stessa borghesia fu una classe sociale divisa tra idealità contrastanti e portatrice di sensibilità oscillanti fra la nostalgia per il passato e i fremiti del tempo nuovo. Tuttavia il dipingere dell’800 fu laboratorio per i percorsi del primo ‘900 e ideatore di una nuova forma dell’identità culturale delle arti visive.
Sul piano tecnico i pittori dell’800 hanno dipinto a cavalletto – “en plein air” o in studio – e hanno mantenuto la cura per la manualità e per il disegno, nonché l’attenzione per la tavolozza e il pennello adoperati ancora con mestiere artigianale. Ma il loro sguardo è stato diretto verso “il vero” – nelle manifestazioni del paesaggio, del ritratto, delle scene di vita sociale e quotidiana – salvo far ritorno ad idealità classiciste per raffigurare la storia o aprirsi a suggestioni simboliste, alla fine del secolo, per riaffermare la funzione culturale dell’immagine dipinta. L’attenzione spasmodica per la figurazione umana e per la rappresentazione su tela della natura precorre l’avvento dei mezzi tecnici di riproduzione (fotografia e cinematografo), ma unisce al verismo oggettivo l’interpretazione e il sentimento “in presenza” derivanti dal filtro soggettivo dell’artista.
Le opere in mostra sono realizzate realizzate da artisti di nascita e tradizione ottocentesca, ma raggiungono il primo decennio del secolo successivo, in coerenza con la cronologia storica del “secolo breve” di Hobsbawm che considera il primo ‘900 come una intensa e inquieta prosecuzione del tempo trascorso, presaga però dei mutamenti a venire. Si può così cogliere l’evoluzione tematica e stilistica degli autori, ma anche – specie per taluni soggetti come quelli legati al lavoro nei campi e nelle officine – percepire il momento di passaggio che prelude all’arte contemporanea.
Accanto ai nomi italiani più noti, come Nino Costa, Giulio Aristide Sartorio, Angelo Morbelli, compaiono autori quali Adriano Ferraresi, Augusto Bompiani, Paride Pascucci e anche importanti artisti stranieri come Auguste Rodin, con il noto bronzo “Busto di Signora”, e il pittore francese Georges Paul Leroux (1877-1957) di cui si vede la grande e magnifica tela “Passeggiata al Pincio” – restaurata per l’occasione. Di collezione privata sono i dipinti di Francesco Paolo Michetti, Domenico Morelli, Alessandro La Volpe. Sono in mostra anche i tre busti di Giuseppe Verdi, Mariano Fortuny e Cesare Correnti.
La mostra impagina i dipinti e le sculture attraverso percorsi tematici scelti fra quelli che hanno avuto maggiore riscontro nella cultura figurativa ottocentesca: il paesaggio, il ritratto, l’ispirazione dell’antico, le scene del quotidiano e della vita popolare, ma illustra anche le differenti poetiche del verismo dal nord al sud dell’Italia, con particolare attenzione per le scuole di pittura di Roma: “In arte libertas” e “La campagna romana”.
Nella pittura dell’ottocento si raccolgono un’epoca e una identità che si sono da poco dileguate. L’arte contribuisce così a riportarci alla memoria temi e riscoperte di una storia ancora molto vicina.
Nella foto: Georges Paul Leroux, “Passeggiata al Pincio”, 1910