Hong Konk tra aperture e chiusure
Dopo un mese (dal 28 settembre) di occupazione Hong Kong si trova ad un bivio: accettare il dialogo oppure continuare la protesta. Intanto continuano gli scontri tra la polizia e gli studenti. Il governo cinese nei giorni scorsi si è mostrato disponibile al dialogo con i manifestanti di ‘Occupy Central’, che ha raccolto l’adesione di 800.000 persone, ma secondo lo schema fissato dal governo cinese.
Il motivo della protesta è dovuto al fatto che la Cina, che nel 2004 aveva promesso elezioni democratiche entro il 2017; alla fine di agosto ha stabilito, attraverso l’Assemblea nazionale del popolo, che tutta la popolazione di Hong Kong potrà votare per il nuovo governatore, ma si è riservata la scelta e il numero dei candidati da votare.
Nelle scorse settimane la polizia si è resa responsabile di alcune violenze gratuite contro manifestanti indifesi e pacifici, tantoché Amnesty International ha chiesto che gli agenti della polizia di Hong Kong che hanno aggredito e preso a calci un manifestante mercoledì 15 ottobre rispondano del loro comportamento davanti alla giustizia:
“Si tratta di un’azione crudele nei confronti di una persona arrestata e che non pone alcuna minaccia nei confronti della polizia. Le indagini su questo episodio devono essere immediate e tutti coloro che risulteranno coinvolti in comportamenti illegali dovranno rispondere di fronte alla giustizia. E’ sconvolgente pensare che a Hong Kong ci siano agenti di polizia che credono di essere al di sopra della legge… Tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di manifestazione devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente”, ha dichiarato Mabel Au, direttrice di Amnesty International Hong Kong.
Molti giovani cinesi continentali hanno invitato la popolazione a non retrocedere da questa ‘battaglia’ per il futuro della Cina, come ha scritto un ragazzo della Cina continentale che studia nel Territorio, in una lettera aperta, pubblicato da Asia Literary Review e da Asia News, che li invita a non cedere: “Questa notte sono dalla vostra parte, perché voi state facendo quello che io non ho neanche mai osato sognare… Ho visto una folla resistere al gas lacrimogeno, e ho visto un ombrello comune divenire un simbolo potente.
Vi ho visto correre in giro per distribuire cibo e acqua a persone che non conoscete. Stanotte vi ho visti diventare fratelli e sorelle…. Non possiamo sapere se la situazione diverrà migliore, o se il futuro sarà più luminoso. Eppure voglio dirvi una cosa: quello che già avete, il vostro coraggio, la speranza, la solidarietà e la disciplina, è molto prezioso. Non avete idea di quanto queste cose siano preziose per le tante persone che vivono negli angoli bui del mondo, me incluso. E’ un onore e una benedizione. Tenete duro per le vostre speranze e anche per le nostre. Io stanotte sono al vostro fianco, fino all’alba della democrazia”.
Anche la Chiesa cattolica di Hong Kong sostiene le richieste di democrazia e ammette la disobbedienza civile. Il card. Joseph Zen, salutato da papa Francesco come un ‘novello Davide’, è vicino agli studenti nei sit-in, anche di notte: “Questo incoraggiamento mi ha fatto pensare per due volte. Davide, all’epoca dello scontro con Golia, era un ragazzo: non è forse un simbolo per i nostri studenti? Ecco, io spero che proprio questi studenti possano ricordare che non sono mai la giovinezza o una pietra a consegnare la vittoria.
E’ sempre l’aiuto di Dio, che ha permesso a Davide di sconfiggere il gigante… Il grande merito di noi cattolici è quello di aiutare tutti ad essere uniti. Con il referendum abbiamo fatto alcune proposte che raccoglievano posizioni diverse. Anche ora, io sto spingendo per far nascere una coalizione democratica, per non renderci deboli di fronte al governo. Qualcuno dice: Lasciamoci guidare dai giovani. Ma questo è ingiusto perché Occupy Central ha lavorato già per anni sulla democrazia. Ad ogni modo, penso che pian piano sia emergendo la necessità di rimanere uniti”.
Il missionario del Pime, padre Franco Mella, ad Hong Konk dal 1974, ha cantato nella piazza ‘Bella ciao’ per manifestare il sostegno di gran parte dei cristiani agli studenti: “Il processo democratico è comunque inarrestabile. E’ nostra missione di cristiani fare in modo che i valori presenti in questo nostro Paese da 100 anni a questa parte, come ‘servire il popolo’, considerare ‘operai e contadini eroi della storia’, ‘sacrificarsi per la nuova società’, vengano sostenuti fino al compimento finale, quello che noi cristiani chiamiamo ‘i cieli nuovi e la terra nuova’…
Il più grande errore che le autorità cinesi hanno commesso in tutta questa storia è la mancanza di dialogo. Il dialogo è l’unica soluzione: devono scendere in piazza, mandare la loro gente a parlare con i ragazzi. Non hanno nulla da temere e nessuno di loro potrà capire se non smettono di guardare tutto quello che sta succedendo dall’alto delle loro finestre di vetro specchiato”.