Papa Francesco: il diritto penale e le ingiustizie per la corruzione del mondo
L’ergastolo è una pena di morte nascosta. Papa Francesco ha ricevuto oggi una delegazione della Associazione penale internazionale e ha ripetuto la condanna della Chiesa alla pena di morte, ed ha aggiunto anche una chiara condanna per l’ergastolo. Ma non solo.
Nel suo articolato discorso il Papa ha elencato tutte le negatività delle ingiustizie statali e private. Ha iniziato spiegando che incitazione alla vendetta e populismo penale sono due fattori sociologici da combattere. Occorre evitare il fenomeno del “capro espiatorio” e inoltre “talvolta c’è la tendenza a costruire deliberatamente dei nemici:figure stereotipate, che concentrano in sé stesse tutte le caratteristiche che la società percepisce o interpreta come minacciose. I meccanismi di formazione di queste immagini sono i medesimi che, a suo tempo, permisero l’espansione delle idee razziste.”
Per questo serve un certa cautela nella pena ed questa la missione dei giuristi. Il rischio per il Papa è che il il sistema penale vada oltre la sua funzione e entri invece nel campo della violazione della dignità umana. Secondo il Papa “si è affievolita la concezione del diritto penale come ultima ratio, come ultimo ricorso alla sanzione, limitato ai fatti più gravi contro gli interessi individuali e collettivi più degni di protezione. Si è anche affievolito il dibattito sulla sostituzione del carcere con altre sanzioni penali alternative.”
I compito dei giuristi, secondo Francesco, è difficile perché si svolge sotto la “pressione dei mezzi di comunicazione di massa, di alcuni politici senza scrupoli e delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società.”
Sulla pena di morte il Papa ricorda le parole di Giovanni Paolo II, poi denuncia la situazione di stati in cui “pubblici ufficiali si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini.” e così, dice il Papa “anche se tra i 60 Paesi che mantengono la pena di morte, 35 non l’hanno applicata negli ultimi dieci anni, la pena di morte, illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta.”
Da qui un appello ai cristiani e agli uomini di buona volontà per combattere ogni forma di pena sdi morte. “ E questo, io lo collego con l’ergastolo. In Vaticano, poco tempo fa, nel Codice penale del Vaticano, non c’è più, l’ergastolo. L’ergastolo è una pena di morte nascosta.”
Il Papa si è soffermato sulla situazione carceraria “particolarmente grave in alcuni Paesi e regioni del mondo, dove il numero dei detenuti senza condanna supera il 50% del totale.” Ed ha aggiunto
“Le deplorevoli condizioni detentive che si verificano in diverse parti del pianeta, costituiscono spesso un autentico tratto inumano e degradante, molte volte prodotto delle deficienze del sistema penale, altre volte della carenza di infrastrutture e di pianificazione, mentre in non pochi casi non sono altro che il risultato dell’esercizio arbitrario e spietato del potere sulle persone private della libertà.”
Il Papa definisce tortura anche “la reclusione in carceri di massima sicurezza. Con il motivo di offrire una maggiore sicurezza alla società o un trattamento speciale per certe categorie di detenuti, la sua principale caratteristica non è altro che l’isolamento esterno.” Ed aggiunge: “Le torture ormai non sono somministrate solamente come mezzo per ottenere un determinato fine, come la confessione o la delazione – pratiche caratteristiche della dottrina della sicurezza nazionale – ma costituiscono un autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione. In questo modo, si tortura non solo in centri clandestini di detenzione o in moderni campi di concentramento, ma anche in carceri, istituti per minori, ospedali psichiatrici, commissariati e altri centri e istituzioni di detenzione e pena.”
La lista degli abusi per il Papa è lunga, parla dai rapimenti di stato con l’uso dello spazio aereo per “un trasporto illegale verso centri di detenzione in cui si pratica la tortura”. Parla delle sanzioni penali a bambini e vecchi e persone vulnerabili:
“Gli Stati devono astenersi dal castigare penalmente i bambini, che ancora non hanno completato il loro sviluppo verso la maturità e per tale motivo non possono essere imputabili.”
E degli anziani dice: “Non si apprende unicamente dalle virtù dei santi, ma anche dalle mancanze e dagli errori dei peccatori e, tra di essi, di coloro che, per qualsiasi ragione, siano caduti e abbiano commesso delitti.”
Certo è, dice il Papa, che “alcune forme di criminalità, perpetrate da privati, ledono gravemente la dignità delle persone e il bene comune. Molte di tali forme di criminalità non potrebbero mai essere commesse senza la complicità, attiva od omissiva, delle pubbliche autorità.”
Così per la tratta delle persone “quando gli sforzi per prevenire e combattere questo fenomeno non sono sufficienti, siamo di nuovo davanti ad un crimine contro l’umanità.”
Una questione di povertà assoluta di un miliardo e mezzo di persone che non ha “accesso ai servizi igienici, all’acqua potabile, all’elettricità, all’educazione elementare o al sistema sanitario e deve sopportare privazioni economiche incompatibili con una vita degna.”
Altro tema scottante la corruzione. Dice il Papa: “La scandalosa concentrazione della ricchezza globale è possibile a causa della connivenza di responsabili della cosa pubblica con i poteri forti. La corruzione è essa stessa anche un processo di morte: quando la vita muore, c’è corruzione.”
Qui il Papa ripropone uno dei temi forti del suo pensiero che più volte ha esposto a Buenos Aires. La corruzione è opportunismo e trionfalismo. “Il corrotto non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia. Il corrotto non percepisce la sua corruzione.”
Il Papa vede il mondo molto corrotto è dice: “ La corruzione è diventata naturale, al punto da arrivare a costituire uno stato personale e sociale legato al costume, una pratica abituale nelle transazioni commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato. È la vittoria delle apparenze sulla realtà e della sfacciataggine impudica sulla discrezione onorevole.”
Ma, per fortuna, il Papa aggiunge: “La corruzione non può nulla contro la speranza.”
Pessimista la visione del ruolo del diritto penale contro la corruzione: “hanno proliferato le ipotesi di reato orientate a proteggere non tanto i cittadini, che in definitiva sono le vittime ultime – in particolare i più vulnerabili – quanto a proteggere gli interessi degli operatori dei mercati economici e finanziari.”
Decisamente scoraggiante la visione di Papa Francesco che dice: “La sanzione penale è selettiva. È come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare”.
La conclusione della riflessione, alquanto pessimista e negativa del Papa, forse condizionata dalla sue esperienza di vita in Argentina, è nel principio pro homine che “deve garantire che gli Stati non vengano abilitati, giuridicamente o in via di fatto, a subordinare il rispetto della dignità della persona umana a qualsiasi altra finalità, anche quando si riesca a raggiungere una qualche sorta di utilità sociale. Il rispetto della dignità umana non solo deve operare come limite all’arbitrarietà e agli eccessi degli agenti dello Stato, ma come criterio di orientamento per il perseguimento e la repressione di quelle condotte che rappresentano i più gravi attacchi alla dignità e integrità della persona umana.”
E per fare questo, ognuno ha bisogno dell’ aiuto di Dio.