Paolo VI raccontato da un testimone, l’ultimo libro di Gianfranco Svidercoschi
Paolo VI è stato un pontefice che avuto un ruolo centrale per il Concilio Vaticano II che ha concluso dopo la morte di Giovanni XXIII. Ma anche un papa che ha avuto un ruolo decisivo nel confronto con l’umanesimo laico.
Ne è convinto un testimone del pontificato di questo pontefice: Gianfranco Svidercoschi che da sessant’anni segue le vicende del mondo religioso e Vaticano. Ha seguito ben sette pontefici. E’ stato vice direttore dell’Osservatore Romano. Ha collaborato con Giovanni Paolo II alla stesura del volume “Dono e Mistero”. E lo in un volume “ Paolo VI. Un Papa ‘sconosciuto’? ”, edito dalla Tau.
Ma perchè è beato Paolo VI?
“La Chiesa – ci dice in questa intervista Svidercoschi – riconosce l’esemplarità evangelica di quest’uomo. Esemplarità evangelica nel senso che è stato un grande papa, apparentemente considerato un papa politico. Ma Montini è stato un uomo di Dio. Un uomo che aveva il senso della contemplazione. Un papa che amava l’uomo. Il primo papa veramente moderno, nel senso che è stato sulla lunghezza d’onda dei temi più attuali e contemporanei del suo tempo. All’interno della Chiesa ha favorito quel risanare, come chiedeva il Concilio Vaticano II, quel grande divorzio che vi era stato nei tempi passati tra la fede e la vita”. Per Svidercoschi Paolo VI ha “sanato il distacco tra la chiesa e il mondo contemporaneo. Primo papa che ha avuto il coraggio di dire che non esiste contrapposizione tra il Vangelo e il mondo e la cultura contemporanea. Paolo VI oggi, per volontà di papa Francesco, è beato perché è stato un uomo che ha predicato il Vangelo, proclamato con sofferenza ai limiti del martirio. E’ stato, infatti, il papa più umiliato, più offeso, più attaccato. Eppure è riuscito a difendere la verità di Dio e la verità sull’uomo”.
Nel libro lei parla di papa sconosciuto. Perché?
“Paolo VI è ‘sconosciuto’ per vari motivi. Motivi oggettivi, reali. Il suo pontificato si è snodato attraverso una stagione di grandi conflitti e di grandi contraddizioni: gli uni e le altre dentro e fuori la Chiesa cattolica, la Chiesa appena uscita dal Concilio Vaticano II”. E poi “oscurato” dagli eventi immediatamente successivi: “la morte improvvisa del successore Giovanni Paolo I dopo appena 33 giorni di pontificato. Non era mai successo: un papa regnante solo il tempo di un sorriso, il sorriso di papa Luciani. E poi l’elezione, dopo quasi mezzo secolo, di un papa straniero, il polacco Giovanni Paolo II e il suo lungo governo della Chiesa. Un papa che ha portato molte novità nella Chiesa molti dei quali iniziati proprio da Paolo VI. Novità che hanno però oscurato proprio la figura di Montini”. E ancora, secondo Svidercoschi, la “reazione negativa di un certo mondo laico nei confronti di Paolo VI. Il papa che più di ogni altro prima si era aperto al mondo laico e moderno, il papa che ha avuto il coraggio di chiedere agli artisti perdono per quanto la chiesa si era opposto alle novità dell’arte, non è stato capito o, volutamente, questo mondo laico non ha voluto capirlo perchè aveva paura di compiere un esame di coscienza di fronte alle domande che bene o male questa papa chiedeva”. La beatificazione di Paolo VI arriva, quindi, “non solo come riconoscimento della esemplarità evangelica di quest’uomo di Dio, che aveva conservato dentro lo stupore del contemplativo” ma “per farci comprendere il senso dell’eredità che Paolo VI ha lasciato. A rileggere anche rapidamente il suo pontificato, si vedrà come abbia aperto un po’ tutti i cammini che la Chiesa cattolica ha poi cominciato a percorrere…
Quanto Paolo VI c’è nei pontificati successivi?
“Tutto quello che è avvenuto nei pontificati successivi a quello di Paolo VI è partito proprio dall’iniziativa di questo papa. Montini è stato il primo papa che è salito su un aereo, il papa che ha fatto entrare la chiesa nel dialogo ecumenico.. Il papa dei grandi gesti come offrire la Tiara per i poveri. Il papa che arriva fino al’Onu per gridare il suo appello a scrivere la parola fine su ogni guerra. Dopo di lui Papa Luciani ha saputo esemplificare in massimo grado, quell’atteggiamento evangelico che Montini voleva portare. L’intero pontificato di Giovanni Paolo II è stato un pontificato sintonizzato su quello di Paolo VI. Karol Wojtyla, seguendo l’esempio di Papa Montini ha dato un grande impulso alla predicazione attraverso i viaggi. Paolo VI si era limitato a pochi viaggi mentre Giovanni Paolo II è stato un grande viaggiatore per portare in tutto il mondo il messaggio del Concilio Vaticano II. Un feeling naturale quello avuto con papa Montini da Benedetto XVI con l’apertura al mondo della scienza e al riconoscimento ad una sana laicità. E ancora Papa Francesco che ha citato spesso il beato Paolo VI, papa della sua formazione. Basti leggere poi l’Esortazione ‘Evangelii Gaudium’ nella quale si evince l’idea dio chiesa che ha Francesco”. Tutto questo per dire come questa beatificazione è solo “il riconoscimento” ad un papa ma al “ruolo che ha avuto nella storia della Chiesa”.